Si sta confermando l’ipotesi avanzata sin dall’inizio dei lavori di scavo, secondo la quale i reperti portati alla luce a Portoferraio in località S. Giovanni nel terreno pianeggiante adiacente al promontorio delle Grotte apparterrebbero ad una fattoria di pertinenza della sovrastante villa romana.
È uno degli elementi emersi nel corso di una conferenza dibattito organizzata dal Lions Club Isola d’Elba la sera di sabato 21 febbraio a Porto Azzurro nei locali del ristorante il Giardino, che aveva come conferenzieri il Prof. Franco Cambi, docente di Archeologia dei Paesaggi presso l’Università di Siena, e la D.ssa di Ricerca dell’Università di Foggia Laura Pagliantini.
Nel trattare l’argomento dell’incontro: “Archeologia all’Isola d’Elba e percorsi di valorizzazione” i due ricercatori hanno esposto, aiutandosi con la proiezione di interessanti mappe, documenti, schemi ed immagini, un compendio delle attività elbane a partire dagli uomini primitivi, all’influenza etrusca e corsa, al dominio romano, sino al medio evo, mettendo in evidenza la possibilità di raccontare la storia attraverso il collegamento fra ritrovamenti archeologici e vita delle popolazioni cui essi appartenevano. L’accessibilità al valore delle scoperte, come affermato dai due conferenzieri, è fortemente incrementata nei tempi recenti dalla possibilità di divulgazione non solo attraverso la tradizionale esposizione in musei, gallerie o parchi, ma anche dalla capillare diffusione su internet utilizzando i vari social media facilmente disponibili.
Punto focale dell’esposizione è stata la descrizione della campagna di scavi condotta in vari anni a Portoferraio dai due ricercatori e da un’equipe di studenti che, basandosi sul volontariato, sulla collaborazione e disponibilità dei proprietari del terreno, sull’appoggio di associazioni come Italia Nostra e di alcuni imprenditori elbani, hanno fatto emergere reperti di straordinaria importanza, quali grandi contenitori in terracotta destinati alla conservazione di vino e sidro, brocche di pregevole artistica fattura per il mantenimento della bevanda a fresca temperatura, attrezzi e oggetti di vita quotidiana.
Il tutto, come ha precisato Cambi, al termine di ogni periodo di dissotterramenti, vista la difficoltà e l’inopportunità di sistemazione in musei, nonché la necessità di protezione da deterioramento ambientale viene reinterrato in attesa dei prossimi interventi.
L’appello che infine i due studiosi, avvalendosi dell’occasione offerta dal Lions Club rivolgono alla comunità elbana, e che è stato ripreso ed evidenziato dal presidente del sodalizio Antonio Arrighi, dal sindaco di Porto Azzurro e dalla D.ssa Cecilia Pacini di Italia Nostra presenti in sala fra i numerosi intervenuti, è per l’attuazione di un dispositivo di finanziamento che consenta la prosecuzione dei lavori e il recupero di altri importanti reperti.
Il materiale così ottenuto potrebbe completare, collegato ai già esistenti siti, un percorso di grande valore storico ed archeologico che costituirebbe un interessante richiamo per il turismo culturale soprattutto durante la stagione invernale.
A conclusione dell’evento, dopo le domande e le osservazioni rivolte ai relatori dal pubblico in sala, il presidente Arrighi ha fatto omaggio ai due studiosi del guidoncino e del Notiziario del Club.