La morte di un giovane è sempre un insulto, è la falce famigerata che spezza lo stelo di un fiore nel culmine del suo splendore.
Tanto più se questa morte non è la conseguenza di una malattia o di un incidente ma l’esito nefasto di un atto assurdo, programmato e criminale.
Così è stata, con le sue vittime innocenti, la strage al Tribunale di Milano, strage che per noi elbani presenta un ulteriore motivo di dolore e di rammarico, perché l’avvocato Lorenzo Claris Appiani aveva solide radici riesi.
A Rio Marina, infatti, nella chiesa di Santa Barbara, si terrà domani il funerale “privato”, dopo quello “di Stato” di oggi, nel Duomo di Milano.
E sicuramente sarà grande e commosso l’abbraccio che la comunità riese, ma non soltanto, vorrà tributare alla famiglia, stimata e benvoluta e soprattutto, idealmente, a lui, giovane uomo, professionista serio e rigoroso, amico di tanti coetanei elbani, che amava questa nostra Terra di ferro e di sale, con i suoi colori e profumi, e soprattutto, credo, il nostro mare, che forse portava con sé sempre, anche per le strade di Milano, nel suo studio d’avvocato o nelle stanze di quel Tribunale dove ha lasciato troppo presto la vita, compiendo con coerenza morale il proprio dovere.
Maria Gisella Catuogno