In queste ore si sta svolgendo un importante appuntamento elettorale. Oggi, domenica 31 maggio si vota, infatti, per il rinnovo degli organi, esecutivi e legislativi, della nostra regione e in nove comuni della Toscana. Non mi soffermerò sul merito delle tante cose dette dai candidati in competizione né, tanto meno, sull’effettiva qualità della “proposta politica” oggi in campo.
Voglio raccontarvi invece la singolarissima storia di BG, fiorentino, pensionato, classe ‘46. Uomo integerrimo, figlio di partigiani, nato per uno strano scherzo del destino appena una manciata di giorni prima di quel memorabile 2 giugno, che sancì di fatto la nascita della Repubblica Italiana. La prima tornata, ricordo, a suffragio universale per il nostro Paese. Una specie d’imprinting per BG, visto che, dal compimento della maggiore età fino ad oggi, non ha saltato manco un turno nell’esercizio del proprio diritto di voto. Neanche uno. Neanche per il più insignificante dei referendum abrogativi di Pannella.
Ebbene, qualche giorno fa BG mi ha confessato, con non poca amarezza, di aver maturato l’intenzione di disertare l’urna proprio domenica prossima. Ciò che mi ha profondamente turbato è il suo disincanto. Lui, sempre così disposto ad arrabbiarsi e a cavillare generosamente sul merito delle cose e mai incline al qualunquismo, che mi comunica candidamente di non sapere per chi votare. Temo che la sua sia una decisione irrevocabile. Temo, anche, vi sia arrivato non per un improvviso colpo di testa, ma al termine di un lucido e coerente ragionamento politico. E questa cosa, devo ammetterlo, mi spaventa.
Mi spaventa, non solo e non tanto perché con l’astensione di BG perdiamo molto in quanto comunità, che già sarebbe abbastanza, bensì per il fatto che il proposito di BG possa essere in realtà il proposito di tante cittadine e tanti cittadini toscani. Spossati dalla crisi e disillusi dalla politica. Tanto da indurre negli osservatori più attenti l’idea che, per la prima volta nella storia della nostra regione, in quest’occasione la percentuale dell’astensionismo possa persino superare quella della partecipazione …
Io non so se sarò in grado di convincere anche solo qualcuno dei disillusi ad inverare domenica prossima il senso stesso della democrazia. Ché oggi, mi rendo conto, quel che accade attorno a noi è inverecondo e ha quasi il sapore dell’ultima chiamata per la Politica. Io non so, tanto meno, se sarò in grado di convincere il mio amico BG a recedere dal suo proposito. Né, in cuor mio, per dirvela tutta, sono convinto che sia davvero giusto farlo. So soltanto che astenersi, disertare, rinunciare, è un po’ come ammettere a sé stessi che si è già perso. E questo, nonostante tutto, io proprio non riesco a sopportarlo.
Mario, 45 anni, cittadino toscano