Neri, gialli, bianchi, mulatte, olivastri, rossi, carnose labbra, occhi a mandorla, larghe narici, bassi, alti, timidi, sorridenti, riservati, socievoli, a volte sfrontati – ma chi non lo è mai stato almeno una volta nella vita – ecco l'Umanità servita nell'angusto limitato spazio di uno scompartimento treno in viaggio verso casa. Multipotenzialità nella mescolanza, arricchimento nella comunicazione, nella miscellanea di filosofie, saperi, pratiche, suoni, ritmi, i più vari, così diversi, così lontani un tempo, a contatto ora, pelle a pelle, in un mondo sempre più piccolo e sempre più sotto attacco da parte di chi, sotto tristi e lugubri bandiere chiamate Modernità, Fondamentalismo – religioso, scientifico, laico – Capitalismo e cieco Profitto, divorano – divoriamo - la calda, umida, generosa Terra sotto scalzi piedi, nascondendo, giustificando, avvallando, finanziando il massacro di naturali territori, di persone madri, padri, anziani, bambini e bambine, feti – della sopravvivenza le basi e, disconoscendo dell'incontro e del mescolarsi il diritto, nell'amicizia come nell'amore, come nel semplice comprendersi fra sconosciute persone, decidono il dividere,l'allontanare, l'innalzare muri, il creare nemici,spesso ad hoc, riservandosi ed affinando l'arte del disumanizzarli - l'umiliazione, la presa per fame e sete, la fisica eliminazione così legalizzando – l'infrangere l'imprescindibileunità, lo sviare sistematico di tentativi di ricucire e ritrovare sempre possibili umane sintonie.
Il mio treno multicolor, multiidiòma, multipensiero, continua indifferente il viaggio verso casa
mentre ripenso alla domanda se siamo soli nell'Universo e simultanea si presenta la risposta, là davanti al mio microscopico impermanente legame mente-corpo: tanti Universi davanti a me, parlano, sorridono, volendo, potrei anch'io provare a comunicare, ecco, provo a lanciarmi, ma, d'improvviso, le porte si aprono, la voce registrata annuncia “Pisa, stazione di Pisa”.
Il vagone si svuota, si scoprono le grigie monòcrome pareti dello scompartimento.
Adesso si, mi sento un po' più solo.