L’articolo di Michele Sasso (che ringrazio per la considerazione) su L’Espresso del 26 agosto (Dalla Sardegna alla Toscana, ecco gli orrori dei musei italiani) mi offre il destro per riprendere il ragionamento lasciato in sospeso alcune settimane fa, con l’articolo: http://www.elbareport.it/arte-cultura/item/16924-il-caso-della-villa-romana-delle-grotte-franco-cambi-il-mio-punto-di-vista).
Sasso riprende alcuni dei contenuti di una intervista, rilasciata un mese fa per il Corriere Fiorentino. Benché allergico alle polemiche, mi preme dire al bravo giornalista che sarebbe opportuno che chi scrive di patrimonio culturale si documentasse meglio, tanto più quando si tratta di testate con così ampia diffusione. L'articolo mi pare un patchwork di casi negativi, attinti dalle rassegne stampa. Le criticità rilevate da Sasso, in quanto tali, sussistono e sono anche gravi. Ma sarebbe stato opportuno citare anche i molti casi positivi, alcuni dei quali erano stati ricordati da Tomaso Montanari il giorno prima proprio su Repubblica, presenti proprio all’Elba in questa estate e altrove. Da un giornalista con una competenza specifica in un settore così importante, ci si attendono atteggiamenti più propositivi e, dove si può, anche positivi.
Le archeologhe “bigliettaie” di cui parla Sasso hanno, tutto sommato, raggiunto un eccellente risultato: hanno dimostrato che si può fare impresa culturale unendo da una parte cultura-competenza-motivazione, dall’altra ricerca-tutela-comunicazione e dall’altra ancora quadri ambientali e valori storici. Sì, certo, sono mie allieve ma non è un mistero per nessuno: oltre alle tesi di laurea possono vantare dottorati, assegni di ricerca e borse in altri Atenei e altrove. Poi, difendere la mia scuola fa parte dei miei compiti istituzionali. Le giovani studiose avevano trovato il modo di reinterpretare in maniera moderna un sito archeologico, aprendolo alla fruizione pubblica ma senza toccare una sola pietra e trovando una sponda consapevole nella Soprintendenza per i Beni Archeologici (dott.ssa Lorella Alderighi). Il blocco, inatteso, non viene dal troppo basso numero di visitatori, destinato comunque a crescere sensibilmente in caso di riapertura del sito. Fra l’altro, Sasso saprà certamente che con la sola bigliettazione spicciola nessun istituto culturale è in grado di sopravvivere, neanche il Louvre. Lo scopo dell’operazione era, oltre che restituire alla comunità (elbana, non solo portoferraiese) un simbolo coerente della identità culturale locale, anche la costruzione di un’icona efficace dal punto di vista della comunicazione dei valori dell’isola presso gli ospiti turistici. Questi obiettivi sono stati raggiunti ad una soglia minimale ma è in questo anno che si sarebbero potuti vedere risultati straordinari.
L’unico motivo di questa grande delusione risiede, come Sasso giustamente scrive, nella rescissione del contratto fra la Fondazione proprietaria del terreno su cui sorge il sito archeologico (del terreno, non del sito!) e l’associazione Archeo Color, che aveva gestito con successo il sito archeologico, ottenendo ben più che “un discreto riscontro di pubblico”.
Sarebbe, tuttavia, impreciso e ipocrita pensare che la faccenda sia giunta a conclusione per una burocratica “rescissione” o per problemi di sicurezza inesistenti al tramonto di ieri e drammaticamente rilevanti oggi. Forse è ora di dire che si è trattato della rottura di un patto che coinvolgeva le diverse parti (Fondazione, Comune, Soprintendenza) e che la soluzione brillantemente inventata da Archeo Color è stata, si può dire improvvisamente e inaspettatamente, rigettata.
Lo scenario di fondo, piaccia o non piaccia, è sempre “la frammentazione politica elbana che si perde in ripicche locali per niente produttive”. In una situazione di Gestione Associata del Patrimonio (Ambientale e Culturale) un disservizio simile, e per di più così annoso da risolvere, non si sarebbe neanche verificato oppure avrebbe trovato immediata soluzione.
Sappia, comunque, la comunità elbana, che le estati archeologiche saranno sempre più belle. Dopo l’estate di Archeo Color (2014), posso tranquillamente dire, con l’autunno 2015 alle porte, che questa stagione è stata straordinaria. Ci sono state belle conferenze, visite guidate e attività per bambini alla Linguella di Portoferraio. Marco Firmati, il Soprintendente Pessina, Lorella Alderighi, Gianfranco Vanagolli e il Sindaco Renzo Galli hanno riacceso l’interesse per la villa romana del Cavo. Le attività di Laura Pagliantini e di Giulia Attili a Capoliveri hanno avuto grande successo presso i bambini del posto. E io stesso, poche sere fa, nella piazzetta di Marciana, mi sono sentito circondato da un pubblico competente e interessato oltre che numeroso.
Ci sono ancora tante cose da migliorare, naturalmente. In modo particolare, si avverte l’assenza di un coordinamento unico di queste iniziative. Io avevo un po’ provato a gestire il calendario questo inverno ma non ho avuto gran successo (il che non significa che non ci provi ancora il prossimo anno…). Penso che la soluzione non possa non passare attraverso il cointeressamento della Gestione Associata del Turismo.
Nell’estate 2016, o in quella 2017, potrebbe cadere la ricorrenza (1600 anni)del viaggio dello scrittore latino Rutilio Namaziano, vissuto all’epoca delle invasioni barbariche. Uscendo dal mio Dipartimento, ieri, ho incontrato Alessandro Fo, che di Rutilio è grande studioso. Mi è venuto in mente di proporgli un evento rutiliano, fra storia, letteratura e archeologia dell’Arcipelago Toscano, per il prossimo anno, con la partecipazione di Alessandro Corretti e di Italia Nostra.
Ci sono un sacco di storie da raccontare e di luoghi di ieri da riconsegnare agli isolani di oggi.
Non mancate! Michele Sasso, sarai graditissimo ospite, in una circostanza o nell’altra!
Franco Cambi