La Famiglia Arnaldi ha inviato al Governatore della Toscana Enrico Rossi, all'Assessore Regionale alla sanità Saccardi, al Vice Commissario della ASL Porfido ed al Sindaco di Portoferraio una lettera aperta, concernente la vicenda di un congiunto deceduto, il cui testo pubblichiamo qui di seguito:
Sono passati ormai dieci mesi da quando nostro padre, Roberto Arnaldi, è ricorso alle cure dell’ospedale di Portoferraio e ricoverato nel reparto chirurgico per una “banale occlusione intestinale” e portato in sala operatoria per un “intervento di 30 minuti”; queste furono le rassicuranti parole del medico allora in turno. Abbiamo appreso in seguito che l’occlusione intestinale non è una diagnosi, ma solo il sintomo di problemi sanitari di più svariata natura, e che possono essere anche molto gravi. Dopo sette ore di intervento chirurgico, al posto dei trenta rassicuranti minuti dichiarati, eseguito da tre chirurghi di cui uno chiamato dal proprio domicilio dopo alcune ore che nostro padre era in sala operatoria, ci venne riferito che era stato asportato 1m e 80cm di intestino per “blocco intestinale” causato dal fatto che nostro padre “non aveva masticato bene l’insalata!”. Fummo rassicurati circa l’esito dell’intervento! e ci venne chiesto di procurarci una pancera per alzarlo dal letto tra qualche giorno! Dopo una notte di dolori lancinanti senza che nessun medico abbia visitato nostro padre, al quale solo telefonicamente fu programmata una dose maggiore di morfina da infondere attraverso una flebo, la mattina seguente dalla ferita chirurgica cominciò a fuoriuscire un liquame nerastro che solo in seguito ci fu comunicato essere materiale fecale.
A questo punto essendo presente uno stato preagonico, nostro padre fu intubato e trasferito tramite elicottero nel reparto chirurgico di Piombino, dove i sanitari, constatata la gravità del paziente e la presenza di feci nel sacchetto di drenaggio, lo hanno operato nuovamente. Ci è stato poi riferito che non era stato possibile risolvere il problema, e che nostro padre non avrebbe superato la notte perché il cosiddetto blocco intestinale era legato ad una occlusione arteriosa che aveva provocato la morte di una estesa parte di intestino, e comunque sarebbe stato opportuna un’autopsia per redimere ogni dubbio. Nostro padre cessava di vivere dopo poche ore dal secondo intervento che abbiamo saputo essere stato solo una esplorazione a fini diagnostici.
Da allora sono passati 10 mesi, e nonostante il problema sia stato posto all’attenzione dell’autorità giudiziaria, e nostro padre sottoposto ad esame autoptico al quale hanno assistito un consulente di parte nominato dall’ASL, un consulente nominato dai medici del reparto chirurgico di Portoferraio e un consulente da noi nominato, da allora non abbiamo avuto più alcun notizia.
Il tempo non lenirà il nostro dolore né la nostra determinazione per venire a conoscenza della verità in tema di diagnosi e prestazioni eseguite, ed in attesa di un intervento chiarificatore porgiamo distinti saluti
La famiglia di Roberto Arnaldi
Comprendiamo il dolore della famiglia Arnaldi ed esprimiamo la nostra solidarietà, crediamo anche che deve essere soddisfatta ogni richiesta di chiarimento e conoscenza che pone. Tuttavia, vista la delicatezza della questione, resta inteso che persone e soggetti chiamati in causa e interessati a questa vicenda potranno esprimere su queste pagine, se vorranno, le loro valutazioni ed argomentazioni. Tutto ovviamente in attesa di un eventuale pronunciamento dell'Autorità Giudiziaria investita del caso.
E.R.