Ad un certo momento il canto si trasformò in un intenso odore che, partendo dall'istmo raggiungeva Carpani a dir poco...
Le bocche rimanevano sempre aperte e una dietro l'altra s'infilavano in bocca come se avessimo temuto che alla fine sarebbero mancate.
Era un sogno di mezza estate. Ad un certo punto la folla si alzò dal tavolo per l'invasione di una folata di gabbiani, anche loro presi dall'odore.
Una scena molto bella di dramma e delizia.
Ma la cosa forse più interessante per me era vedere i vecchi, per modo di dire – quelli delle spiaggiate all'Enfola di una volta – riprendere i loro costumi ed offrire volontariamente, celermente e con impeto al posto sicuro piatti e piatti di questo prelibato arrosto sui tavoli, girando da un tavolo a un'altro per tutta la banchina.
Ho visto queste donne sudare volentieri al solo scopo di affratellare tutti i presenti e poi, tra una portata e l'altra, si dilettavano a ballare valzerini e mazzurche come ai tempi dei tempi.
Insomma, grazie a loro e a tutti gli altri collaboratori l'Enfola è tornata alla sua originalità creando un'atmosfera intima che piaceva anche ai turisti.
Inoltre questi “Amici dell'Enfola” curano questo territorio tra due mari come se fosse la propria casa.
Farei volentieri i nomi di questi amici, ma ormai sono diventati troppi ed io temerei di dimenticarne troppi.
Ricordo bene la famiglia Galullo, alcuni membri della quale venivano a scuola da me... quando io insegnavo i primi anni... e si insegnava per imparare.
Mi sono appuntato il prossimo incontro all'Enfola, che sarà sabato 9 luglio, serate veramente “chic”.
Italo Bolano