A portare i saluti alla piazza di Rio nell’Elba, ieri sera, sono stati Biagio Antonacci e Alberto Fortis, incuriositi dall’effetto che Elbabook, l’unico festival estivo dell’editoria indipendente, ha avuto sull’isola. Il gran finale è stato intonato dalla Filarmonica Pietri, diretta dal maestro Baciagalupi: inutile sottolineare che tanto piazza Matteotti quanto piazza del Popolo fossero gremite. Tra i pezzi forti c’è stato l’esordio con la colonna sonora de La vita e bella, che ha rilassato l’atmosfera.
«Sono felice di essere qui questa sera – ha dichiarato Fortis – perché sono in mezzo alle cose che amo di più: la musica e la poesia. L’editoria indipendente è un collante fondamentale per la società, perché rappresenta la fascia di mezzo, tra chi sta in basso e chi, purtroppo, sta troppo in alto». Poi Antonacci si è associato all’idea di libertà che trasmette la musica, che non è condizionata dalla ricchezza o dal potere di chi l’ascolta. Oltre alle centinaia di persone che si sono mosse dall’intera isola per raggiungere in questi quattro giorni la manifestazione riese, Elbabook è stato il palco che ha permesso ai 27 editori ospitati di far sentire la loro voce sulla polemica riguardo il Salone Internazionale del Libro di Torino, che si sposterà inesorabilmente a Milano. Le loro voci si sono unite, facendo massa critica. Una su tutte: «Il Salone si è svuotato in toto quando è diventato un giocattolo commerciale che non funzionava più. Basti ricordare i personaggi indagati – ha affermato Orfeo Pagnani, direttore editoriale di Exorma, nonché proboviro di Odei – Insieme agli editori se sono andati anche i contenuti. L’offerta culturale è scaduta perché è venuta a mancare la pluralità e chi lo ha gestito, Aie in primis, si è preoccupato d’altro. I titoli esposti non hanno espresso più ricerca e varietà. Gli organizzatori non hanno premiato la “bibliodiverstà”, bensì hanno pensato solo a fare cassa. Questa evoluzione si tastava nell’aria: Milano da sempre spingeva per accaparrarselo e ora le circostanze lo hanno permesso, Torino è in perdita e l’Expo era da riempire. Non è giusto, però, che una tradizione trentennale sia spazzata via senza la garanzia di essere tutelata». Gli editori più esperti e più sfiduciati, come Estemporanee e Infinito, avevano abbandonato il Salone già da tempo e considerano Elbabook un punto di riferimento al pari del Bookpride, che da adesso avrà un fronte sotto lo stesso tetto al quale contrapporsi.
«Mi spiace aver gustato poco della rassegna – ha proseguito Roberta Bellesini, che ha raggiunto Antonacci e Fortis – L’idea più originale è stata l’Illustration marathon, organizzata da Kleiner Flug sulla Terrazza del Barcocaio. Per quanto il momento non sia roseo, l’entusiasmo negli occhi degli editori era palpabile. E in giro tra gli stand c’erano più turisti stranieri di quanti pensassi. Una criticità a livello generalizzato, che l’Elba continua a subire, è la mancanza di una cabina di regia e gli eventi si sovrappongono. Questo continuo rivaleggiare è agghiacciante, perché potrebbero goderne tutti gli otto comuni e non farsi le scarpe l’un con l’altro». La signora Faletti ha apprezzato la direzione organizzativa di Andrea Lunghi, Roberta Bergamaschi e Giorgio Rizzoni, e ha sostenuto le scelte della direzione artistica di Marco Belli; tanto che l’editore che l’ha colpita di più è stato Henry Beyle, che pubblica chicche di grandi firme della letteratura mondiale, rilegate a mano su carta pregiata. Il pubblico, invece, ha votato quale miglior editore del festival Edt, ovvero la redazione che pubblica in italiano le guide Lonely Planet. D’altronde, da neanche due mesi è uscito nella collana dei taccuini del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano quello dedicato a L’Isola d’Elba, che ha presentato la direttrice Franca Zanichelli. Il premio ricevuto da Edt è stato un prestigioso orologio Locman, tra gli imprenditori in loco che hanno permesso l’evento e che esportano le eccellenze elbane in tutto il mondo, così Dampaì e Acqua dell’Elba, il main sponsor.
Lo stile ferrarese è stato apprezzato anche da Fondazione Elba, nella persona di Paolo Ferruzzi, giurato storico del Premio Strega, che ha riconosciuto nel legame dei quattro amici quei lontani lineamenti estensi di cui scrisse a lungo Maria Bellonci per passione. «In questi quattro giorni frenetici ed emozionanti – ha concluso Belli – la passione per il libro come fondamentale bene pubblico e strumento di integrazione e riabilitazione alla cittadinanza, è stata la vera protagonista. I giochi di potere che avvelenano da anni il mercato del libro sono usciti fuori in tutta la loro potente volgarità. Anche quest’anno si è creata una comunità di editori che risponde con la qualità alla diatriba feroce tra Torino e Milano che nulla ha a che fare con la cultura, ma con uno stile di politica clientelare tipicamente italiana. Gli editori hanno costruito il festival insieme a noi e che ci aiuteranno nelle prossime edizioni a migliorare la nostra offerta culturale. Il livello degli espositori presenti è stato elevatissimo. Il forte legame con Rio nell’Elba è stato un incubatore importante nella cura di un evento sposato al luogo che lo ospita in collaborazione con istituzioni, università, scuola e cittadinanza, che sembra richiamare la vecchia coltura della vite maritata».