Lo immagino come un girasole dalle foglie blu sopra il quale si fermano le api che produrranno il miele per questo paese.
Mancavo da un po' di tempo da Porto Azzurro e sono capitato di notte, che sorpresa!
Per la prima volta un paese elbano mi è sembrato turisticamente alla pari di tanti bei paesini che conosco in Grecia e in Spagna.
Queste casine, come tanti cubi di cristallo, come le avrà viste Paul Klee quando venne all'Elba nel 1926, raccolte tra il rosso carminio delle rocce di Monserrato e l'azzurro cobalto e oltremare del suo porto e golfo si affacciano sul Mediterraneo con un pullulare di colori e soprattutto di bianchi e azzurri.
Le palme chiudono il lungomare e dietro la piazza principale, la più calda in inverno all'Elba, si divincolano e s'incrociano vicolini nei quali passeggiano turisti che cantano e strillano sottovoce con il bicchiere in mano.
Tanti i negozi e i baroccini carichi di ogni tipo di vario artigianato di qualità che vibrano con colori scintillanti, magari sotto le volte a botte o a crociera riportate a mattoni, alcuni sono addirittura ricavati nella roccia.
In questa colorata baraonda si trastullano per mano genti di ogni paese e di ogni costume.
Il paese è piuttosto completo, con un turismo ancora contenuto e si salva abbastanza bene da un punto di vista urbanistico. Mi sia concessa una osservazione, forse dovuta a “deformazione professionale” circa l'estetica della città.
Vi è un tentativo di arredo urbano con l'arte o meglio con l'artigianato.
Memore anche degli incontri avuti con gli assessori alla cultura di Bergen e Helsinky nei convegni internazionali di arte e città voglio dire che nelle commissioni urbanistiche dovrebbe esistere a tutta ragione anche la figura dell'artista e del cittadino.
Nel dopoguerra l'Italia è stata ricostruita senza tener conto dell'estetica e soprattutto dai geometri ai quali non è mai stata impartita una lezione d'arte (ho insegnato due anni all'Istituto per geometri Vespucci di Livorno e la storia dell'arte non esisteva). Naturalmente fatte salve le debite eccezioni.
Quando volle creare Atene Pericle chiamò lo scultore Fidia.
Per quanto riguarda l'urbanistica e l'arredo urbano sono da ricordare anche Napoleone e Mitterand.
Ogni opera deve interagire con l'ambiente, collocare un'opera fuori posto è come un corpo nato morto.
Italo Bolano