Sarà l' Azienda Agricola Arrighi, storica antesignana all' Elba del vino affinato in terracotta, a rappresentarci - il 19 e il 20 novembre a Impruneta, nell’Antica Fornace Agresti - alla seconda edizione de “La Terracotta e il Vino”, la due giorni di degustazioni di vini in anfora aperta al pubblico e dedicata all’antica pratica della terracotta in enologia.
Antonio Arrighi è uno dei 40 produttori - metà italiani - provenienti da tutto il mondo (Australia, Nuova Zelanda, California, Oregon, Georgia, e dall' Europa, Portogallo in testa) che condividerà la propria esperienza con tutti coloro che usano le anfore di terracotta per l’affinamento del vino.
Arrighi ci conferma una produzione con questo metodo di circa 5 mila bottiglie nell'' Azienda di Porto Azzurro (i rossi ci restano 18-24 mesi e i bianchi circa 7), in un quadro di incremento generale della produzione.
“Ogni anno – ci dice – sempre più in anticipo per i cambiamenti climatici, danno i loro frutti le nuove piante messe a dimora qualche anno prima; obbiettivo sono le 50 mila bottiglie; una produzione in parte destinata al mercato estero che è molto attento ai prodotti di qualità dell' Elba”.
Attualmente sono circa 35 mila le bottiglie che si ricavano da ogni vendemmia, con un 60% di vini bianchi e il resto di rossi, oltre la piccola ma preziosa nicchia dell'aleatico da meditazione che vale 1600 bottiglie da 0.50 lt.
Già ideatore delle giornate 'Trekking Wine' tra i filari dell' Azienda, Arrighi non nasconde il pensiero che, raggiunta la quota produttiva delle 50 mila bottiglie, tra qualche anno, si possa valutare il passaggio al biologico integrale (più lavoro, in sostanza), ragionamento che vale anche per la produzione di olio, attestato quest'anno, nonostante il calo generale, sugli 8 quintali.
Il passaggio al biologico, abbiamo capito parlando con Antonio Arrighi, non è una necessità: infatti l'eccellenza degli attuali prodotti, salutistica oltre che organolettica, è certificata ogni anno dai controlli di routine, dai quali si evince che i prodotti finali avrebbero già le caratteristiche per la targhetta 'bio'. La ragione, sta nel rigore etico di un'azienda in piena sintonia con la natura, una coerenza che tende sempre al meglio, consapevole dei suoi costi come dei possibili traguardi.
cr