Alla fine l’armatore Onorato ha ignorato le petizioni, le proteste, i manifesti che gli elbani hanno sentito di dover utilizzare nel tentativo di impedire che venisse tolto il nome “Aethalia” al traghetto della compagnia Toremar. La “nostra” Aethalia resta col suo nuovo nome, almeno per adesso.
Credo sia indispensabile sottolineare che questa vicenda non puo’ essere liquidata come questione “irrilevante” o frutto di pura nostalgia. L’Aethalia, il suo arrivo nel 1956 rappresentò per gli isolani un vero e proprio cambiamento verso la modernità del trasporto pubblico, la prima nave con il caricamento a poppa e a prua, una design moderno e uno standard alto di ospitalità a bordo. Niente a che vedere con le pur gloriose navi del passato. In tal modo vedemmo confermato e rilanciato un nostro intangibile diritto, quello alla mobilità garantita da un servizio pubblico, dello stato e quindi nostro. Un diritto e non una concessione, appunto, cosa ben diversa.
Oggi voler mantenere quel nome vuol dire confermare certi principi e non semplicemente rimpiangere i tempi che furono, anche se mi sia concesso dire anche che a provare ricordi e sensazioni di affetto verso quella nave non c’è proprio nulla di male.
Perché allora togliere all’Aethalia, seconda generazione, questo bel nome ? Credo proprio che si sia trattato in primo luogo di uno schiaffo a quei valori che dicevo e all’idea stessa che sia indispensabile per noi isolani un vero “servizio pubblico di navigazione”. In tal modo il privato monopolista (per concessione politica della Regione Toscana”) cancella il passato, ogni traccia anche simbolica di quel modo di intendere il nostro diritto alla mobilità. E per dimostrare che “il padrone è sempre il padrone” e fa sempre ciò che vuole, anche contro quel poco che era rimasto della compagnia pubblica dopo la cessione avvenuta nel contesto politico che tutti sappiamo….
Perché altrimenti il nuovo nome poteva essere imposto ad un traghetto tra i tanti dal nome anonimo della flotta Moby, senza toccare la nostra Aethalia. E ricordiamoci che con il monopolio invernale il “sig.padrone” monopolista decide quando,come e se trasportarci a Piombino, alla faccia del servizio pubblico e delle nostre esigenze, con disagi maggiori per le fasce più deboli come i malati. Quanto accaduto negli ultimi due inverni ci ha già dato qualche assaggio.
Ma nella scelta fatta del nuovo nome c’è qualcosa di più. Si richiamano meriti riguardo ad innovazioni e ammodernamenti delle infrastrutture che non sono certo di una persona ma frutto di un percorso iniziato e pensato molto tempo fa, ben prima dell’avvento delle Autorità Portuali. Furono gli elbani, la nostra collettività, i lavoratori e le professionalità del mondo portuale a pensare quello che oggi vediamo realizzato. Insieme ad una parte della classe politica di un tempo, ben piu’ sensibile di quella attuale alle necessità del porto e della navigazione locale. Poi è arrivata l’Autorità Portuale, ente di potere su cui altri “poteri” hanno fatto confluire tanto denaro prima invece centellinato. E allora ecco che certe “persone” hanno potuto realizzare o completare quel percorso a cui mi riferivo. Comunque “persone” -e non certo una sola persona,- hanno fatto quello che nel loro ruolo dovevano fare, con mezzi economici e risorse professionali e tecniche prima mai messe a disposizione. E se qualcuna tra di esse aveva a disposizione anche l’esperienza frutto del suo passato sindacale nel settore avrà avuto ancor piu’ la strada facile.
Per la verità non capita spesso neppure che i padroni portino in certi ruoli “elevati” e di natura non tecnica come una presidenza soggetti che prima rappresentavano per loro (o avrebbero dovuto rappresentare) veri e propri avversari come rappresentanti dei lavoratori. E quando questo avviene, permettetemi di pensare che qualche sospetto sia lecito.
Ed infatti la strada intrapresa mi viene il dubbio che sia più mirata ad esaltare la capacità dell’imprenditore-armatore nel condizionare la politica e gli assetti di potere locali piuttosto che a mettere in risalto l’ex-sindacalista. Sarà una provocazione? Un messaggio al territorio e ai possibili avversari di oggi?
Un tempo lontano che fu….un altro armatore arrivò all’Elba e ritenne per rispetto alla comunità locale di dare ai propri traghetti nomi legati al territorio ( Elba Prima, Portoferraio, ad esempio) Ma questa ormai è storia e buona memoria. Forse era un armatore un poco più rispettoso….
Per tutto questo sarebbe opportuno che il dibattito sulla vicenda Aethalia riprendesse vigore magari con la partecipazioni dei soggetti pubblici e privati che dovrebbero dimostrare di avere piu’ cura dei sentimenti e degli interessi degli elbani .
Ad iniziare proprio dai sindaci e da quel sindacato che forse non ha capito che anche questa mossa del “padrone” era ostile nei suoi confronti.
Arturo Francini. Lavoratore portuale in pensione ed ex responsabile Filt Cgil