Elbana, 24 anni, Perla Azzurra Buonaccorsi si è laureata in infermieristica all'Universita di Siena.
Dopo il master in "Coordinamento infermieristico di donazione e trapianto di organi e tessuti", sta per conseguirne un altro in "Infermieristica in area critica". E da poco ha iniziato a seguire le lezioni di un nuovo corso di specializzazione in "Medicina tropicale e salute globale".
Studi che vanno di pari passo con le tante esperienze sul campo.
La incontriamo, ne conosciamo il sorriso e la disponibilità. Le chiediamo di parlarci dei suoi interessi.
"La mia area di interesse è sempre stata quella 'critica', Sicuramente molto ha influito l'esperienza in Croce Verde a Portoferraio. Ho iniziato a fare volontariato nell'emergenza/urgenza 118 a 17 anni e ho continuato finché studi e missioni me lo hanno consentito".
Parlaci delle tue esperienze.
"Sin dai tempi dell'Università, ho iniziato a partecipare a progetti di cooperazione internazionale. Tra questi:
- un internato di un mese in ospedale a Ulaanbaatar, in Mongolia;
- un periodo di volontariato di un mese in Nepal, in orfanotrofio/clinica di un villaggio nei pressi di Laliptur, Kathmandu;
- un periodo di volontariato sempre in orfanotrofio/scuola in un villaggio alla periferia di Dar es Salaam, in Tanzania;
- una settimana sul confine turco-siriano, con un progetto di sostegno alle famiglie siriane in fuga da Aleppo e Damasco, rifugiatesi sul confine turco;
- cinque giorni nel campo profughi di Idomeni, in Grecia, prima che lo smantellassero;
- una settimana in Romania, orfanotrofio gestito da suore italiane;
- due settimane in Nicaragua, centro America, con un progetto a favore dei bambini che lavorano nel quartiere di El Limonal, dentro una delle più grandi discariche a cielo aperto della nazione;
- poco più di un mese nel Mediterraneo, base a Lampedusa, sulle motovedette della Marina Militare e della CP (guardia costiera) come infermiera (sotto contratto) del Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta, di cui faccio tuttora parte".
Come hai maturato questa scelta? Quali le motivazioni?
"È sempre difficile da spiegare. Fondamentalmente, io credo che chi ha la fortuna di ricevere del bene nella vita, abbia anche il dovere umano di condividerlo. È una sorta di equilibrio. Io ho sempre avuto un tetto sulla testa, cibo da mangiare, ho la possibilità di decidere dove andare, come farlo, chi seguire, nella vita. Tutto questo solo perché ho avuto la fortuna di essere nata dove sono nata, di poter crescere dove son cresciuta, di poter studiare, informarmi, guardare il mondo da più prospettive. A molti, in tanti luoghi del mondo, questo non è permesso. Credo che quelli a cui è stato concesso siano in debito con tutti gli altri. Io un po' mi sento in debito, per questo cerco di fare qualcosa, per pareggiare i conti. Che sia una serata con il Corpo italiano di soccorso spesa a consegnare coperte e generi alimentari ai senzatetto in Italia, o un progetto in Nicaragua per cercare di togliere anche un solo bambino in più dallo schifo della discarica, per provare a mandarlo a scuola... di fatto, non c'è alcuna differenza".
In tutto questo, quanto ha influito la tua famiglia?
"La mia famiglia ha influito tantissimo. Mia mamma, pur non condividendo talvolta le mie scelte riguardo partenze e missioni varie, non mi ha mai bloccata. Io non ho figli, ma immagino non sia semplice per un genitore sentire tua figlia al telefono che ti dice 'mamma, la prossima settimana andiamo al confine con la Siria, ma sto pochi giorni, tranquilla', men che mai in questo momento storico. Ammetto di averle dato filo da torcere, in taluni casi. Si è sempre molto fidata di me, anche in contesti particolarmente fuori dal mio controllo. E per adesso è sempre andata bene. Anche mia nonna è stata fondamentale e, in un certo senso, finché ho avuto lei a casa dalla quale tornare, ho sempre prestato molta attenzione a dove andavo a poggiare i piedi nel mondo. Quando se n'è andata, ammetto di aver perso un po' di 'giudizio', ma è stata una fase temporanea, perché cerco sempre di essere ancora molto scrupolosa e attenta. E son sicura che se molte volte non mi son cacciata nei guai è stato solo perché, ovunque lei sia adesso, sta continuando a buttare un occhio su di me, per evitare che io faccia 'catastrofi'. Specialmente quando ero piccola e passavo molto tempo da lei, mi ripeteva sempre di 'essere giudiziosa' e fare del bene a tutti, ma in particolare a chi fosse meno fortunato di me. Sempre, me lo ripeteva di continuo, ogni giorno. Insomma, in fondo è anche un po' 'colpa' sua, ecco!".
La scuola che hai frequentato all'Elba, fino alla conclusione del liceo scientifico di Portoferraio, ha contribuito alla formazione di questo tuo orientamento?
"La scuola... uno finché la vive 'da dentro', non si rende mai bene conto della fortuna. Un diritto è tale quando è garantito a tutti, senza distinzione. Il diritto all'istruzione in molti posti del mondo - e talvolta pure in alcuni contesti italiani - non è un diritto, ma un privilegio. Questo è un punto fondamentale, io credo: la scuola è un privilegio. Purtroppo molto spesso i ragazzi non se ne rendono conto, anche - diciamocelo - per come a volte vengono strutturati i programmi. Personalmente ho avuto la fortuna di incontrare docenti meravigliosi, in ogni fase del mio percorso didattico. Mi hanno sempre accompagnata, mai trascinata o forzata su un cammino piuttosto che un altro. La scuola dovrebbe essere una palestra, dovrebbe lasciare ai ragazzi la possibilità di trovare il proprio modo di esprimersi. Un luogo dove formarti come essere umano, dove costruirti idee e ideali, tra un saggio di storia e un test di matematica. Per me è andata così... anche in questo sono stata molto fortunata. Purtroppo in tante scuole, oggi, non succede".
Parliamo del tuo futuro.
"Ho vinto un concorso per un posto fisso nella sanità pubblica in Toscana. In questi giorni stiamo definendo i dettagli con l'Azienda: mi assumeranno come infermiere in zona senese, forse al 118.
Che, a dirla tutta, sarebbe la mia area di competenza oltre che 'di passione'. Siena è la città in cui mi sono laureata e dove ho lasciato un gran pezzo di cuore, insomma, parrebbe tutto perfetto.
Il problema è che io non sono in grado di stare ferma troppo a lungo. E credo che si sia capito. Quando capisci quanto c'è da fare ancora, e in quanti posti, l'idea di mettere radici (anche contrattualmente parlando) diventa quasi un incubo. A 24 anni, uno deve fare le cose che si sente... anche se questo significa mollare un tempo indeterminato per il quale altri colleghi, coetanei e non, si strapperebbero i capelli. Facendo il nostro lavoro, purtroppo si vedono morire tante persone, troppo presto. A Pisa, durante la specialistica in area critica, in rianimazione arrivavano spesso ragazzini ai quali in pochi minuti era cambiata la vita; molti di loro andavano diretti in morte cerebrale, nel giro di poche ore. La morte se ne frega dei progetti, dei posti che ancora vuoi vedere, degli abbracci che ancora hai da dare, arriva e porta via tutto. Ogni missione è sempre diversa dalle altre, ma se esiste un insegnamento comune denominatore in tutti i luoghi in cui son stata, per tutte le persone che ho conosciuto, è questo: la felicità va inseguita, senza rimandare la corsa. Il tempo va sfruttato fin quando si ha. Può succedere di tutto, in qualsiasi momento, quindi è bene fare le scelte giuste per te, non quelle giuste secondo gli altri. È importante avere coraggio, perché i rimpianti generano infelicità, e quindi bisogna avere il coraggio e la forza di inseguire i sogni, di fare le scelte per noi opportune nei momenti giusti. Per farlo, è importante la scuola, è importante la famiglia, perché prima di poter scegliere bisogna capire cosa vogliamo davvero dalla vita, talvolta lasciandosi andare. Credo che lasciarsi andare sia uno tra i più grandi atti di coraggio".
E questo è il messaggio che ti senti di comunicare agli adolescenti e ai coetanei?
"Sì, direi con forza: ABBIATE CORAGGIO!".