1947, giusto 70 anni fa, mentre l'Italia era ancora in ginocchio per le distruzioni della guerra finita 2 anni prima, all'Elba nasceva il moderno turismo con una partenza in grande stile. La potente famiglia dei banchieri inglesi Rothschild approdava nell'isola per godersi un mese di vacanza in maggio nel più prestigioso degli alberghi appena inaugurato e subito alla ribalta internazionale, il Palace Hotel Fonte di Napoleone in Poggio, un extra lusso ricavato da una grande villa di campagna. Era stata costruita dal famoso architetto Adolfo Coppede' nel 1899 per conto di Pilade Marco Del Buono, deputato e creatore assieme a Ubaldo Tonietti del polo industriale siderurgico di Portoferraio.
Il Palace Hotel di Poggio fu ideato e realizzato da Giuseppe Cacciò, il commendatore Peppino portoferraiese e vissuto con i fratelli a Roma dove gestivano fornaci di mattoni e laterizi con affari d'oro nella ricostruzione del dopoguerra. È stato un vero e proprio pioniere del turismo elbano, in seguito avrebbe costruito altri due alberghi di prima categoria, il Darsena sulle rovine dell'ex palazzo dei Merli del Coppede' a Portoferraio e l'altro il Napoleone vicino a villa S. Martino la residenza estiva dell'imperatore.
Quell'albergo di Poggio, all'altezza dei migliori Baglioni della epoca, richiamò il jet set internazionale, i vip di allora: gli aristocratici con in testa la famiglia reale inglese (che poi si insediò nella valle su Marciana Marina con lussuose ville) e il duca di Windsor che abdicò per amore di Wally, grandi finanzieri, attori come Errol Flynn e Clara Calamai, artisti come De Chirico, ministri come Scelba e Saragat futuro Capo di Stato, imprenditori come Barilla e Singer.
Nel 1947/48 all'Elba c'erano 6/7 alberghi sovrastati dal Fonte Napoleone con una trentina di camere (di cui 11 suite) dotati di bagni e anticamere. Si ergeva con un corpo centrale a due piani di notevoli dimensioni, con tre dépendance di lusso dentro un grandioso parco orto botanico e che si chiamavano Paolina, Letizia, Waleska, le donne di Napoleone. Il complesso alberghiero offriva uno stabilimento termale climatico con fontane per le cure uricemiche e che attingevano alla Fonte di Napoleone reclamizzata come "la migliore acqua minerale di Italia, che guarì l'imperatore e che cura la umanità ". Annesso uno stabilimento per l'imbottigliamento come quello di oggi lungo la provinciale Poggio Marciana.
Oltre le cure termali con assistenza medica, i clienti potevano usufruire di servizi a mare con lo esclusivo stabilimento balneare della spiaggia della Paolina, e con il panfilo Tina di 21 metri ormeggiato alla Marina per gite e crociere nello arcipelago e in Corsica. Per il trattamento dei pasti, prodotti garantiti da un opuscolo dell'albergo: "allevamento proprio per il rifornimento della carne. Ortaggio coltivato sul posto. Pesce pescato nella stessa giornata con pescatore proprio. Vino della riserva speciale del Palazzo". E ancora lavanderie, stirerie nonché parrucchiere per uomo e signora.
Allora l'Elba era davvero lontana. Piombino era collegato a Portoferraio con una sola corsa giornaliera di un piroscafo in partenza ogni giorno alle 17, mentre il mercoledì anche da Livorno con un viaggio di mare della durata di 4 ore.
Cacciò lasciò la sua creatura nel 1952, sostituito da un gran nome della epoca, l'inglese Hugo Sartorio Whitaker (il suo bisnonno lanciò il Marsala nel mondo). Al suo fianco mise un direttore di fama, Umberto Chioffi, già direttore del Baglioni di Bologna. Cuochi, maitre personale di gran classe tutti selezionati tra gli elbani, puginchi in particolare che sarebbero diventati ristoratori e operatori turistici di valore.
Purtroppo, il grande Hotel apparve come una meteora luminosa per scomparire nel 1968, probabilmente perché i personaggi illustri di allora furono attratti da altri lidi (come il famoso stilista Balmain in Tunisia) meno affollati dell'Elba trasformatasi in isola ad alto tasso turistico di massa.
Nel 1982 è stato trasformato in residence multi appartamenti che ha radicalmente alterato la fisionomia del Palazzo di Coppede'.
Romano Bartoloni