E' iniziato ieri il nuovo anno scolastico anche all'istituto “Foresi” di Portoferraio. Appuntamento nell'Aula Magna del plesso di via Bini (Grigolo) per gli alunni del primo anno e dell'ultima e della penultima classe.
Alle 8:30, gli alunni del primo anno, di tutti gli indirizzi, si sono incontrati con il Dirigente scolastico, Enzo Giorgio Fazio e con i docenti. Il Preside ha dato il benvenuto ai nuovi iscritti, sottolineando il valore dello studio e della più generale esperienza scolastica. Ha poi indicato alcuni aspetti del regolamento d'Istituto, in particolare per quanto riguarda le entrate in ritardo e le uscite anticipate.
“Le regole – ha detto Fazio – servono per rispettare le persone e la funzione della scuola”. E sul rispetto delle persone ha insistito, parlando di nessuna tolleranza nei confronti di eventuali atti di non-rispetto, di sopruso o di di violenza nei confronti di alunni o del personale della scuola.
Successivamente, mentre le classi seconde e terze si ritrovavano nei rispettivi plessi, nell'Aula Magna era la volta degli alunni delle ultime due classi. In linea con una modalità avviata lo scorso anno, il momento iniziale è stato affidato alla prolusione di una eccellenza elbana, Manrico Murzi, scrittore e giornalista, autore di numerose pubblicazioni.
Il “poeta giramondo”, chiamato così per i suoi molti viaggi in tanti Paesi del pianeta, ha parlato di “poesia come libertà”. Il poeta vero è libero, non asservito a nessuna ideologia, cerca la verità attraverso l'ascolto della voce interiore, di quella dimensione profonda dell'uomo che è lo spirito. Il poeta ha solo il legame con le sue parole. “La realtà del poeta è acustica, del suono che rompe il silenzio”, ha affermato Murzi, che, oltre a citare Omero, Ungaretti, Jimenez e altri, ha letto alcune sue poesie come “Ultimo piano”.(*) L'intervento si è concluso con il riferimento alla sua Elba, ispiratrice della poesia, soprattutto con le mille voci del mare che sono entrate dentro.
Istituto Statale d’Istruzione Superiore “R. FORESI” PORTOFERRAIO
(*) Ultimo Piano (Manrico Murzi)
Mi chiedo se lo abiti davvero quest’ultimo piano.
Se quando andrò giù,
così si dice per il nostro adieu-
ce la farò a venire su
senza ascensore,
con il peso del raccolto e del buttato.
Mi domando dove mi riceverai,
se nel tuo studio, moquette e piccolo bar,
musica stereofonica,
o in una stanza colore nuvola
dove un raggio di compassione
ci farà da lampadina.
E se starai seduto,
Mani grosse e buone
adagiate su dolci ginocchi
o ritto e imponente come un gigante
che non potrei guardare negli occhi.
Intanto si dice in giro
che la luce talor lasciata accesa
l’appiccerebbe soltanto la supposizione.
Intanto si dice in giro
che queste stanze in cima sono vuote.