Ciao Sandro,
lo sai che oggi, proprio oggi, non ti avrei mai potuto dipingere (ammesso che lo sapessi fare) come un semplice o grande insegnante. Con te ho scoperto la libertà dell’essere, la laicità di un discorso, la logica di un ragionamento, la sete di conoscere, la ribellione di fronte alle ingiustizie. Questo non è un ricordo dei mille che riceverai dai tantissimi tuoi ex studenti, se così fosse avrei potuto raccontare tantissimi aneddoti, per cui ci siamo incazzati, ci siamo confrontati, ci siamo divertiti. Non è una dedica, non è un necrologio, ma solo qualche riga di verità per chi viveva senza preoccuparsi di giudizi o convenzioni, di orgoglio per chi quel tuo modo di fare lo difendeva dai perbenisti e per chi amava la sostanza e poco la forma.
A dodici anni mi hai preso per mano, con quelle mani ruvide e sporche di motore, accompagnandomi per i porti di tutto il mondo, senza mai escluderne uno perché qualche marinaio diceva esser impervio o senza mai sentirsi appagato o fidarsi di quello che i più descrivevano come l’approdo sicuro. Soprattutto senza escludere niente, neanche la visita al porto che i Capitani più impavidi dicevano non esistere.
A volte avrei voluto vivere insieme a te uno dei tanti racconti, frequentare la tua stessa università, andare ad un concerto, fare uno dei tuoi viaggi per mare. Ma poi penso e non baratterei mai tutto questo con quell'immagine che ho di te.
Con affetto e stima
Davide