La Giornata della Memoria è l’occasione per esercitare la riflessione sull’enormità e l’orrore della Shoà e sull’obbligo del ricordo.
“O vi si sfaccia la casa/la malattia vi impedisca/i vostri nati torcano il viso da voi” scrive Primo Levi nei versi finali di “Shemà”, la poesia che fa da prologo a “Se questo è un uomo”, in una sorta di maledizione contro la dimenticanza, l’indifferenza, la negazione, la riduzione.
Nella nostra scuola, in questi giorni, non solo sabato 27, si cerca, nelle varie classi, di meditare, spesso con la guida dei docenti di Lettere, su poesie, testimonianze, film scelti tra la vasta letteratura e filmografia sull’argomento.
La scelta degli studenti cade anzitutto sull’opera di Levi, che è la testimonianza fondamentale dell’abominio di Auschwitz, e sul diario di Anna Frank, di cui vengono selezionati passi in cui la ragazzina di 14 anni, costretta alla privazione di libertà, ha comunque la forza di esprimersi ancora così: “E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”.
Non manca comunque chi opta per pagine da altri testi letterari, come il romanzo “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman o propone ai compagni “Scarpette rosse” di Joyce Lussu, un omaggio ai più innocenti tra gli innocenti, i bambini:
“C’è un paio di scarpette rosse/numero ventiquattro/quasi nuove:/sulla suola interna si vede/ancora la marca di fabbrica/“Schulze Monaco”.//C’è un paio di scarpette rosse/in cima a un mucchio/di scarpette infantili/a Buchenwald. / /C’è un paio di scarpette rosse per la domenica/a Buchenwald./Erano di un bimbo di tre anni,/forse di tre anni e mezzo./
Chi sa di che colore erano gli occhi/bruciati nei forni,/ma il suo pianto/lo possiamo immaginare,/
si sa come piangono i bambini.//Anche i suoi piedini/li possiamo immaginare./Scarpa numero ventiquattro/per l’eternità/perché i piedini dei bambini morti/non crescono.//C’è un paio di scarpette rosse/a Buchenwald,/quasi nuove,/perché i piedini dei bambini morti/non consumano le suole…//".
Qualcuno sceglie anche citazioni da film visti, come “La vita è bella”, “Train de vie”, “Il ragazzo col pigiama a righe” o anche il testo e la musica di “Auschwitz” di F. Guccini.
Oltre al dovere morale dell’obbligo della memoria, un altro argomento oggetto di dibattito è la constatazione del male presente nelle nostre società e della fragilità di valori come la pace, la giustizia, la libertà, l'accoglienza, continuamente aggrediti da egoismi, corruzione, violenze, informazione scorretta.
Perché, come scrive Levi "A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno inconsapevolmente, che ogni straniero è nemico. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora al termine della catena sta il LAGER".
MGC per l'ITCG Cerboni