La mafia non si arrende mai. Dal promemoria di Pietro Grasso, magistrato impegnato da trent’anni contro la criminalità organizzata e convinto che per contrastarla sia necessario avere la percezione esatta della sua pericolosità, nasce l’intenso e necessario Per non morire di mafia.
Non un semplice spettacolo, lo definisce il regista, ma un ritratto, una indagine emotiva, una discesa nel lucido pensiero di un uomo che ha e sta dedicando la sua vita alla lotta contro il crimine per il trionfo della legalità. L’attore che interpreta il protagonista, il siciliano Sebastiano Lo Monaco, presenta in questo spettacolo il volto più cupo e drammatico della sua terra: quello dei morti ammazzati, dell’illegalità diffusa, dell’omertà. Sebastiano Lo Monaco e Pietro Grasso arrivano a condividere la stessa necessità: restituire un’esperienza rendendola simbolica, elaborando un evento che si colloca nel rito collettivo dell’incontro tra il teatro e la società civile, dando vita ad un vero e proprio progetto/spettacolo contro il silenzio, per far parlare, discutere, reagire. Risulta chiaro il motivo e l’idea per cui Grasso ha autorizzato l’adattamento teatrale della sua biografia.
Poco più di un’ora per ripercorrere le tappe storiche della lotta alla mafia in Italia. Il regista porta in scena la vita di un uomo coraggioso che ha deciso di impegnare la sua esistenza per combattere la criminalità e che, così facendo, ha messo a rischio se stesso e la sua famiglia, ipotecando la propria libertà per il raggiungimento di un più alto scopo: difendere la libertà di tutti. Ne nasce il ritratto di un uomo scrupoloso, capace di rapporti profondi, come quelli instaurati con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con cui condividerà gli stessi obiettivi. Grasso vive sotto scorta con la famiglia da anni e quando gli si chiede se ha paura, scrolla le spalle e schiudendosi in un sorriso, afferma di sentirsi solo un po’ “meno libero”.
Parte dello spettacolo è dedicato al Maxiprocesso, periodo in cui furono comminati duemilaseicentossessantacinque anni di carcere ai trecentosessanta colpevoli. Ma ancora, sulla lavagna, l’anno delle grandi stragi, l’apice dello scontro tra mafia e Stato che costò la vita ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Anche il teatro può aiutare a non morire di mafia. La battaglia della legalità la si può diffondere anche in palcoscenico. Dietro queste volontà c’è l’impegno civile di uomo, un magistrato, Pietro Grasso. Di mafia tutti ne parlano, ma nessuno più e meglio di Pietro Grasso sa come e che cosa, forse, si può e si dovrebbe fare “ Per non morire di mafia”.
Per non morire di mafia, verrà replicato lunedì mattina per i ragazzi delle scuole superiori, che incontreranno, dopo lo spettacolo alcuni rappresentanti della Fondazione Caponnetto di Firenze per un approfondimento sulla mafia e sulle tematiche dello spettacolo. La Fondazione Caponnetto da anni porta avanti un programma di sensibilizzazione e di educazione dei giovani alla legalità, fortemente voluto dal giudice Antonino Caponnetto, perché come disse il procuratore Pietro Grasso in un’intervista <”…bisogna far capire ai ragazzi che Cosa Nostra non paga, ma porta solo carcere, lutti e sangue>”
Prevendita biglietti per domenica 14 gennaio:
Da sabato 5 gennaio, presso la sede della Cosimo de’ Medici.
Lunedì, mercoledì, giovedì e sabato dalle 9 alle 14. Martedì e venerdì 9 – 12, 17 – 19.
Prezzo dei biglietti: € 15,00 palchi, € 10,00 palchi ridotto. Info 0565 944024.