Con grande dolore ho appreso la scomparsa di un grande uomo, di uno dei padri fondatori dell’Informatica italiana.
Possiamo dire che, raccogliendo il testimone di Adriano Olivetti, negli stessi luoghi in cui l’Olivetti General Electric ha segnato la nascita dei primi computer tutti italiani, a Pregnana Milanese l’Ingegnere insieme a pochi altri ha portato dagli Stati Uniti il Know-how per una nuova intrapresa ereditata da GE ed è stato protagonista di una delle maggiori rivoluzioni industriali del Ventesimo secolo.
Essendo fuori sede per lavoro non ho potuto partecipare alle esequie, celebrate nei giorni scorsi a Marciana Marina all’isola d’Elba, l’isola oasi di pace che da oltre 40 anni aveva eletto a sua seconda, ma forse più amata dimora.
L’emozione mi spinge pertanto a concentrarmi sulla nostra amicizia e a ricordarlo secondo un profilo, forse meno conosciuto, ma sicuramente più umano e più coerente con le sue peculiarità di persona importante ma semplice.
Nella sua importantissima e lunga carriera ha attraversato il mondo del Management industriale italiano e internazionale ricoprendo incarichi di altissimo prestigio restando sempre la stessa squisita persona.
E’ così che l’ho conosciuto, al mio primo incarico lavorativo, appena finito il servizio militare nell’estate del 1977 e appena assunto alla Honeywell Information System Italia di cui era Presidente ed Amministratore Delegato.
Allora le grandi aziende multinazionali investivano sui giovani laureati e fui mandato negli Stati Uniti, a Phoenix, una delle sedi degli Head Quarter e ricordo il rispetto e la grande stima che tutto il Management americano nutriva nei confronti dell’Ingegnere.
Nonostante la “distanza” di ruolo - a quei tempi tra l’AD e il neo-assunto c’erano almeno 4 livelli gerarchici – non mi ha mai fatto pesare il gap.
La mia sede era a Borgolombardo, alla periferia di Milano e a fine 1977 eravamo 4.700 dipendenti.
Da Maggio a Settembre tornavo quasi tutti i fine settimana all’Elba e in luglio, soprattutto, spesso capitava di trovarci sulla nave; fu così che lui stesso mi propose di darmi un passaggio specie al ritorno in ufficio, domenica sera e qualche volta il lunedì mattina: non mi sembrava vero di poter fare il viaggio con il mio AD!!
All’arrivo della nave a Piombino ci aspettava il mitico Gorla, il suo fedelissimo autista di sempre.
Entrambi vestivamo maglietta, pantaloncini e ciabatte con al seguito vestito e cravatta che puntualmente ci mettevamo all’arrivo a Milano: ed io ero felicissimo perché parlavamo di tutto, dell’Elba, del mare e di sport.
Già …di sport! Perché l’Ingegnere prima di diventare un Top Manager era un Top Scorer della Pallanuoto; forse non tutti sanno che ha vinto una medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Helsinki del 1952.
Amava tantissimo lo sport che frequentava in tutte le sue declinazioni: dalle nuotate che puntualmente faceva ogni mattina buttandosi in mare sotto la villa di Marciana e nuotando fino in porto e ritorno alle partite di tennis che facevamo sia all’Elba che a Pregnana.
Così lo voglio ricordare, non in giacca e cravatta, ma in tenuta sportiva: con la semplicità e la correttezza che attraverso l’amore dello sport e il rispetto delle persone ha trasmesso a me e a migliaia di persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di averlo come grande capo.
Leonardo Preziosi