La sede, sopraelevata e che gode di una bellissima vista sul Golfo, si trova nella seicentesca fortezza spagnola (Filippo III, 1603), trasformata in penitenziario alla fine dell'800.
Il 7 giugno era giorno di esami per due detenuti e per l'occasione l'Amministrazione Penitenziaria con il Direttore Francesco D'Anselmo, l'Università di Pisa rappresentata dai Prof. Andrea Borghini, Gerardo Pastore e Elisabetta Rossi oltre la tutor del polo penitenziario universitario Prof.ssa Renata Leardi, hanno fatto il punto di una straordinaria esperienza che negli ultimi tre anni si è consolidata ed intende crescere sempre più.
Alla conferenza stampa erano presenti anche gli altri soggetti che hanno reso possibile questa concreta esperienza di riabilitazione: l'Associazione Dialogo con la Prof.ssa Licia Baldi e gli assistenti volontari che ne fanno parte (Loredana Pugliese, Maria A. Brucciani, Italia Pascucci, Adolfo Colli e Daniele Palmieri) e il garante per i detenuti, Prof Nunzio Marotti.
Un percorso- riferisce Licia Baldi, iniziato con le prime 150 ore volte a far ottenere la licenza media e che poi è cresciuto, (avendo anche come base le mediamente lunghe pene detentive), con l'istituzione della sezione staccata del Liceo Foresi ('97) la cui frequentazione ha creato la domanda, per alcuni, di proseguire attraverso i corsi universitari (anche via skype) la scoperta di sé e delle proprie potenzialità positive e di riscatto.
L'“Università di Porto Azzurro” vanta già tre lauree: storia, giurisprudenza e filosofia, 5 iscritti a Pisa, 1 a Firenze, 1 laureando in Campania e 5 richieste di iscrizione.
Una percentuale neanche modesta, su trecento detenuti, molti dei quali con altre lingue di riferimento, ma soprattutto importantissima per il messaggio che questa avanguardia trasmette a tutti gli altri, che è possibile cioè il percorso da detenuto a cittadino.
Ed è la consapevolezza etica di questa possibilità che- nei propri ruoli- crea un clima di rispetto reciproco nel carcere (il visitatore lo coglie), una speranza che unisce gli sforzi di tutti, dentro e fuori il carcere, introducendo ad esempio la sezione di Agraria, come è stato fatto di recente o recuperando e attrezzando un'area giochi per bambini, di modo che l'impatto con la situazione carceraria dei piccoli in visita sia meno traumatica.
Si può dire in sostanza che a Porto Azzurro si sta riuscendo a mettere in pratica l'art. 27 della Costituzione che la legge Gozzini del 1986 (non tutti sanno che prese le mosse proprio da Porto Azzurro, come ha ricordato il Dott. D'Anselmo) interpretò al meglio, valorizzando l'aspetto rieducativo della carcerazione rispetto a quello punitivo, normalmente prevalente nel regime di detenzione in assenza di misure specifiche.
Tra i volontari (Marotti) c'è la preoccupazione che si si stia oggi imboccando una strada diversa da quella Costituzionale (e di buon senso, ndr), che preferisce parlare di nuove carceri invece che di maggiori investimenti per quelle pratiche che, è dimostrato, consentono di ridurre fortemente le recidive.
CR