Si ambienterà nella comunità di Marciana Marina il nuovo romanzo di Flavia Di Donato, scrittrice romana che ha presentato il 10 settembre nel comune elbano il suo primo lavoro "Blu. Prima di un altro inizio", edito da Castelvecchi. A rivelarlo è stata proprio la scrittrice nel corso dell'incontro che si è tenuto la sera del 10 Settembre, presso la Pro Loco di Marciana Marina.
Il dialogo tra Flavia Di Donato e la giornalista Patrizia Lupi ha toccato temi quali la malattia, la paura della morte, il coraggio di combattere, la forza di cambiare, l'amore, gli incontri importanti, i luoghi della malattia, l'arte, la musica, la vita che chiede di ripensare nuove strade.
“La mia malattia, un melanoma da cui sono guarita - ha raccontato Flavia Di Donato – mi ha consentito di vedere il mondo con occhi nuovi. Ogni esperienza forte che riguarda la propria vita – una nascita, una morte, la perdita di un lavoro – ci cambia profondamente”.
Flavia Di Donato, ricercatrice e pedagogista, rivela se stessa attraverso le pagine di un testo che è un ibrido letterario: in parte autobiografia, in parte saggio accademico.
“La me ricercatrice traspare nelle pagine che parlano di argomenti oggetto dei miei studi, in altri passi invece c'è la parte più autobiografica, la mia esperienza di malattia, i ricordi familiari, è questo che considero il cuore del libro”.
Patrizia Lupi ha dialogato con Flavia raccontando il loro incontro: “Ci siamo conosciute qui all'Elba, per caso. Mi ha incuriosito la sua storia, il suo modo di affrontare la malattia – qualcosa che abbiamo vissuto entrambe – e in che modo ne parlasse nel suo libro. Leggendolo ho scorto non solo la storia di una persona ma una narrazione che parla del vivere di tutti- Le emozioni condivise nel testo si amplificano grazie a citazioni artistiche, letterarie e filosofiche e trasferiscono la riflessione in una sfera sociale, di ampio respiro. In questo libro non si parla di malattia e di morte ma di emozioni e di amore, è una analisi lucida e su un'esperienza di vita che accomuna molti di noi”.
Blu, il titolo del libro, nasce da un'esperienza che Di Donato fa da madre: “Mia figlia ha scoperto all'asilo il colore blu. Le emozioni che ha provato sono state travolgenti e totalizzanti, tutti i suoi sensi erano presi. Per lungo tempo chiamava “Blu” ogni cosa che non riusciva a definire, come se fosse una chiave attraverso la quale interpretare il mondo. Per me - partendo dalla sua esperienza - il Blu è stato quindi stupore, paura per la diagnosi di melanoma, vento di coraggio che ha spazzato via il timore e mi ha dotato di forze inaspettate per affrontare la mia malattia. Il blu è profondità, è un colore che non ha un fondo, che vive una continua trasformazione”.
Per Di Donato la malattia è diventata quindi un'occasione di togliersi di dosso “il 'ferrume' di cui ognuno di è carico nel quotidiano, per aprire gli occhi su un modo diverso di vivere. La malattia è stata quindi occasione di rinascita”. In questo contesto il valore della diversità, fatta anche di sofferenza, è l'altra faccia dell'amore.
Blu affronta in parte anche il tema della transdisciplinarità, materia di studio della scrittrice: “Nella mia esperienza di vita ho vissuto concretamente quello che era prima solo occasione di riflessione accademica, la transdisciplinarità è la straordinaria capacità dell'uomo di creare connessioni, di collegare l'esperienza vissuta con le proprie conoscenze, per cercare di attingere alla complessità in cui si vive. Oltrepassando quindi i confini delle diverse discipline per arrivare a conoscersi nell'atto di conoscere”.
Vita e ricerca sono quindi due facce della stessa medaglia.