Il Premio Tre Api si apre al filone dell’artigianato artistico, una riserva di opportunità da cui attingere talenti elbani abili con le mani nel plasmare la materia e renderla altro. L’ ospite che martedì scorso ha ricevuto la seconda civetta di Minerva di quest’anno è stato Pino Fabbri, artista del legno nonché espressione di una vita mutevole, come le linee ondulate e morbide tracciate sulle sue opere; «ho ascoltato una vocina dentro di me e quello che vi dico, ragazzi, è di seguirla sempre, se volete essere felici», è stato il messaggio più intenso e semplice del maestro portoferraiese alla platea degli alunni di Marciana, Marciana Marina e Marina di Campo seduti in auditorium.
La sua storia – ha raccontato - è cominciata dalle epifanie fiorentine, quando il fermento e la bellezza della città toscana colpirono l’animo del giovane elbano; poi c’è stato il mare e la traversata dell’Oceano Atlantico con uno schooner, l’approdo sulle coste del Brasile e la permanenza in America latina, cui seguì la parentesi nel Chianti, dove sperimentò l’agricoltura artigianale. Sente però poco dopo il definitivo bisogno di dedicarsi alla sua attuale vocazione: modellare legno.
A consegnare la statuina dell’istituto Giusti, che si muove inseguendo le nove intelligenze teorizzate da Gardner, sono stati due studenti dei plessi di Marciana e Marciana Marina: David e Gwen. Le opere di Pino Fabbri sono sparse in giro per il mondo: dall’Isola d’Elba al Giappone, New York, la Germania, Francia e Danimarca.
L’unicità dell’incontro resterà indelebilmente scolpito nel tronco lavorato con una motosega a scoppio sul prato della scuola, di fronte alla porte di calcio colpite a pallonate dai ragazzi dopo il pranzo in mensa. Pino Fabbri ha voluto realizzare un’opera, hic et nunc, entusiasmando il pubblico presente. I ragazzi hanno seguito l’evoluzione con grande interesse e stupore. «Questo è il custode della pace, il protettore della scuola», ha esultato infine Fabbri al termine della scultura. Eva, una bimba di Marciana, scelta come testimone del rito, ha infilato nella canna risposta al fianco del guardiano di legno un ramoscello d’ulivo. Seduti infine sull’erba, i bimbi hanno formulato numerose domande a Giuseppe Fabbri, che non si è risparmiato alle curiosità espresse dai giovanissimi, suscitando in qualcuno, e si vedeva, un forte interesse per la sua arte, segno che nella scuola c’è bisogno di aprirsi spesso al mondo che è lì, fuori dalle aule e che non aspetta altro che entrare.