"Guai a te se fai il bagno in mare subito dopo aver mangiato. Aspetta tre-quattro ore, altrimenti puoi sentirti male. Ti viene una bella congestione, perdi le forze e rischi di annegare" La frase che tutti i ragazzi si sentono dire da sempre dai genitori o dai nonni. Oppure si sente dire "Non ti buttare in mare di colpo, pericoloso lo sbalzo di temperatura, ci rimani secco". Niente di più sbagliato, affermano alla Salvamento Academy isolana, diretta da Stefano Mazzei, che notoriamente svolge all'Elba tutta una serie di attività legate soccorso in mare e per approfondire si veda il sito internet dell'associazione.
"Si – dice l'esperto in soccorso- abbiamo ereditato credenze inesatte. Il nostro medico Riccardo Ristori, specialista in emergenza-urgenza e quindi nel soccorso, lo conferma. Ma non solo lui; lo dice la letteratura mondiale del settore affermando che la cosiddetta congestione e lo shock termico ce li siamo inventati nei secoli. Noi gestiamo un progetto fatto di corsi chiamato "Bimbi sicuri", per prevenire incidenti in varie situazioni e in particolare nel bagno in mare. Sono ben altre le regole da osservare per avere gli atteggiamenti giusti, utili alla salvezza dei bambini in acqua".
E allora approfondiamo il discorso col medico indicato dal Mazzei, il quale fa presente che proprio il termine medico scientifico congestione intestinale o digestiva non esiste. "Un documento – precisa il dottor Ristori- prodotto l’International Life Saving Federation, l’organizzazione mondiale per la sicurezza in acqua, ha negato l’esistenza di problemi di congestione digestiva legati al fare il bagno in mare".
E sono pertanto credenze popolari, lanciate addirittura al medico greco Galeno di Pergamo nel II secolo d.C."Le vere minacce sono altre..- prosegue il medico- E non esiste poi nessun malore da escursione termica nel fare un bagno in mare, in estate. Del resto fin dall'antichità si praticavano le escursioni termiche, come nel frigidario romano, quando l'acqua era mantenuta fresca con l'aggiunta di neve e pensiamo agli sportivi dell'acquathlon: passano dalla corsa al tuffo in mare. Le vere cause di annegamento sono almeno sei. Per i più piccoli, che non sanno nuotare, in particolare può capitare che accada per inefficace sorveglianza durante il bagnetto, vanno sorvegliati a stretto contatto fisico. Poi, quindi, può capitare a chi non sa nuotare e non è sorvegliato, per cui ai bimbi è bene far frequentare un serio corso di nuoto intorno ai 4 anni. Ancora tra i ragazzini si può annegare per comportamenti errati come il tuffo senza conoscere i fondali o imprudenza: si allontanano troppo dalla riva e poi perdono le forze. Ancora una causa di annegamento può essere l'assunzione di alcol per giovani e adulti prima dell'ingresso in acqua. La prevenzione è semplice: non assumere alcolici. Quindi la quinta causa è l’esaurimento fisico, cioè può annegare chi va oltre le proprie capacità fisiche perdendo le forze e infine c'è il malaugurato caso, più frequente nelle persone mature o anziane, di essere colti da malore per infarto, ictus e altro, per cui poi si può annegare perdendo le normali capacità. E circa i più piccoli, bisogna ricordarsi infine, che nelle ore di punta è molto meglio che non stiano sui lidi per evitare una forte esposizione al sole, può capitare un colpo di calore”.
Anche l’Oms segnala la mancata sorveglianza come uno dei fattori più pericolosi per l'annegamento dei bimbi. Indicazioni preziose, che vanno contro la tesi della congestione, sono fornite da un crescente numero di medici, come il dr. Ugazio direttore dell’Istituto per la salute al Bambino Gesù di Roma e altri specialisti del settore, Fondazione Veronesi compresa. Ma sapranno queste indicazioni vincere la tradizione molto radicata?