Caro Babbo Natale è da molto tempo che non ti scrivo. La mia età non me lo permette più, ma è vivido il ricordo di quel momento magico, quando mettevo la letterina sotto l’albero, ti chiedevo di portarmi la pista con le macchinine del Policar e di porre fine alle guerre nel mondo. Per la prima mi hai accontentato, all’altra ci stai ancora lavorando, ma con scarsi risultati.
Come sai bene, non sono bei momenti quelli che stiamo attraversando. Lo si percepisce a pelle, dai discorsi che si sentono in giro, ma anche solo da gli sguardi. Sorrisi velati che attendono qualche spiraglio di luce all’orizzonte, ma le nuvole sono sempre minacciose e non lasciano trasparire nulla di buono.
Al nostro animo manca l’entusiasmo, la vitalità ne risente in ogni operazione quotidiana e ci sforziamo per andare avanti.
La scuola, il lavoro, qualunque impegno relazionale diventa un peso, a volte insopportabile. Le conseguenze ce le abbiamo sotto gli occhi: le famiglie si disgregano, la società è un campo di battaglia dove prepotenti e opportunisti fagocitano i più onesti e deboli. Ma chi ha la colpa per questo?
La colpa caro Babbo Natale la diamo sempre agli altri, al datore di lavoro, alla nostra classe politica incapace, presuntuosa e indifferente ai problemi del Popolo, a un Dio che ci ha abbandonato al nostro misero destino. Sarà così, o non sarà forse che scaricando le nostre responsabilità sugli altri, evitiamo di affrontarle? L’insoddisfazione e la rabbia che ci portiamo dentro ne è una chiara risposta. Questa società è competitiva, non solo perchè qualcuno ha interesse a farla funzionare in questo modo, ma lo è principalmente per un nostro comportamento deviato. La società, la costruiamo noi Babbo Natale e questa non fa altro che evidenziare quello che siamo interiormente. Se siamo avidi, diffidenti, pieni di paure, sarà impossibile non comunicare agli altri lo stesso stato d’animo.
Se il nostro IO non è integro ma frammentato in un’infinità di problematiche, anche la società ne risente diventando patologica.
E quando c’è patologia, c’è sofferenza. È facile capire, che come possiamo influenzare negativamente gli altri e quindi l’intera società, possiamo anche fare il contrario, trasmettendo valori positivi. Grazie ad un costante lavoro interiore su noi stessi, anche frequentando le persone giuste, si può imparare che la giusta ragione non è quella che guarda all’utile individuale, ma è quella che si unisce al cuore. Il maschile insieme femminile, il pensiero e le emozioni, la cultura e la natura. Siamo noi ad avere questo potere in mano, con la facoltà di poter scegliere tra l’insegnamento dei grandi Maestri dell’umanità (Gesù, Buddha ecc), affinché il Divino in noi possa fiorire, o di comportarsi scioccamente come abbiamo sempre fatto, continuando ad essere arroganti, ingrati e prepotenti nell’interesse individuale.
Caro Babbo Natale, siamo una grande orchestra e dobbiamo esercitarci imparando a suonare bene il nostro strumento, affiatandosi gli uni agli altri per creare la giusta melodia. Oggi siamo una pessima orchestra, ma sento che qualcosa si sta delineando all’orizzonte. Lo sento...è fievole, non ancora distinto, ma è percettibile e ci esorta ad uscire dalla gabbia che ci siamo costruiti, dal solito ragionamento collettivo che genera caos, disordine, confusione. Siamo ancora disorientati, ma c’è voglia di cambiare, di rinascere, lo si capisce dai discorsi che si fanno.
Caro Babbo Natale, quest’anno da te voglio un regalo speciale.
Mi devi regalare un uomo nuovo, un uomo meno stolto ed egoista, ma più intelligente e coscienzioso, che si renda conto che proseguendo in questa direzione non c’è più via di scampo. Un uomo consapevole che sappia riconoscere la strada giusta, quella della ragione e del cuore, dell’integrità e della saggezza, che si avvii verso un nuovo Rinascimento per una grande primavera della storia.
Grazie Babbo Natale per avermi ascoltato...voglio rimanere bambino e continuare a sognare.
Tanti cari auguri da “Il tempo per riflettere”