Il Papa non sarà solo questo Venerdì santo, come del resto non lo è mai stato. Il principio di comunione ecclesiale e la solidarietà umana indicano legami che oltrepassano i limiti spaziotemporali.
Le meditazioni della Via Crucis (oggi, ore 21), tradizionalmente allestita al Colosseo, sono state preparate da persone che, a diverso titolo, gravitano attorno alla realtà carceraria, in questo caso del carcere di Padova.
Il pianeta carcere è realtà complessa, sconosciuta ai più, oggetto di luoghi comuni, assembramento di burocrazia e consuetudini, coacervo di contraddizioni. E' luogo di persone (detenuti e operatori), ognuna con la propria storia, con un vissuto fatto di scelte personali e di contesto sociale, con un ruolo... una porzione di umanità con le luci e le ombre tipiche dell'essere umano. La sofferenza e il disagio sono percepibili ad ogni angolo, ad ogni parola. I muri e le porte non sono muri e porte: sono isolamento e paura, attesa e speranza...
Fuori c'è il mondo, "gli altri" che ugualmente esperimentano isolamento e paura, attesa e speranza.
E fra questi, le vittime, le famiglie che hanno subito il male inflitto da altri umani, per ragioni diverse (talvolta riconosciute processualmente).
Il male non si può giustificare. Del male non si può essere complici. Ma l'essere accanto a chi lo ha compiuto vuol dire credere nell'educabilità della persona, di ogni persona. Ed essere accanto a chi lo ha subito, direttamente o indirettamente, significa credere nella possibilità di non restare prigionieri del dolore, che certo non si può cancellare ma che può essere generatore di nuovi valori e azioni.
Nella visione cristiana, centrata sul vangelo di Gesù (il vangelo è Gesù Cristo!), il perdono è centrale: è scomodo, sicuramente, ma è lo "straordinario" del cristianesimo, è l'elemento di una giustizia sovrabbondante, la giustizia divina, che supera quella del "mondo". Per cui, in questo contesto, tutti siamo bisognosi di perdono. Ed è possibile perdonarci a partire dall'esperienza del sentirsi perdonati dal Padre-Madre di tutti e di ciascuno.
Molti i temi che emergono dai testi che verranno letti questa sera. Essi sono stati raccolti dal cappellano della casa di reclusione padovana don Marco Pozza e dalla volontaria Tatiana Mario.
I testi sono stati scritti da cinque detenuti (che confessano di essere stati affascinati dal male, scambiandolo per il bene; di aver rovinato due famiglie, quella della vittima e la propria), dai genitori di una ragazza ammazzata (nel tempo, spinta dal terribile dolore ad aprirsi ai bisognosi, agli abbandonati), dalla figlia di un ergastolano (che dice di scontare la pena insieme a suo padre e di avvertirne la mancanza), la madre di un detenuto ("Il giorno dell'arresto l'intera famiglia è entrata in prigione con lui e ancora oggi il giudizio della gente non si placa"), un magistrato di sorveglianza (giustizia e misericordia vanno insieme, per aiutare chi è caduto a rialzarsi), un'educatrice (talvolta i reclusi sono come bambini da aiutare a scegliere la strada del bene), una catechista (asciuga le lacrime e annuncia l'amore di Dio), un frate volontario (prendere in braccio queste persone considerate uno scarto), un agente di polizia penitenziaria ("In carcere un uomo buono può diventare sadico. Un malvagio potrebbe diventare migliore. Il risultato dipende anche da me. non posso limitarmi ad aprire e chiudere una cella"), un sacerdote accusato e poi assolto dopo anni di processo (il suo sacerdozio si è illuminato, stando in croce nei dieci anni di accuse e processi).
(I testi integrali della via crucis si possono scaricare al link https://www.vaticannews.va/content/dam/lev/via-crucis/pdf/via-crucis.pdf - la foto è tratta dal libretto ufficiale)
Nunzio Marotti