Tiziano, milanese, si laurea da Nisporto
Quando il tempo di laurea è influenzato dal virus, la tecnologia aiuta a concludere il percorso di studi. E così, anche alcuni studenti elbani hanno discusso la tesi via web. Ed è capitato anche a un milanese, già all'Elba da diverse settimane. Tiziano Furgeri, 24 anni di Segrate, ha discusso in videoconferenza la tesi dalla casa dei suoi genitori a Nisporto. Un elaborato sull'Europa e il cambiamento climatico che, spiega l'autore, <<analizza gli impegni politici del mondo per contrastare il cambiamento climatico, le leggi emanate e le ricadute economiche che le nuove leggi europee del 2019 e 2020 avranno sulle imprese e sulla società>>. E così, i docenti della facoltà di Giurisprudenza della Statale di Milano lo hanno proclamato dottore, a distanza.
Al telefono, mentre ammira il tramonto, ci parla di <<un'esperienza particolare, con poco pathos e soddisfazione>>. E' mancata l'atmosfera dell'attesa della discussione, con il conforto degli amici e dei familiari. E' mancata la scenografia (a Giurisprudenza i docenti indossano la toga) e i festeggiamenti con le foto e i brindisi. <<Ma queste cose avrò occasione di viverle perchè continuo lo studio per il conseguimento della laurea magistrale>>.
E' forte il suo amore per l'Elba e, probabilmente, ha influito sulla scelta dell'argomento. <<Frequento l'isola da bambino, con i miei genitori. Ho una passione per le attività legate al mare, soprattutto subacquee. Ho il brevetto di salvataggio e svolgo anche attività di bagnino>>. Nisporto, aggiunge, <<è un posto magico, dove mare e montagna si fondono insieme sulla spiaggia di ciottoli rossi ben levigati, con a guardia l'antica fornace>>.
Nel futuro non esclude la possibilità di occuparsi di perizie subacquee, per es. affondamenti, legate agli aspetti legali e assicurativi. <<Ma è ancora presto>>, sottolinea, <<e dopo la magistrale vorrei partecipare ad un master europeo sugli aspetti giuridici dello sviluppo sostenibile>>. Il tema ambientale e la responsabilità di tutti è di stretta attualità. In particolare la responsabilità sociale delle imprese: <<Chi inquina, paga!>>, dice con forza Tiziano che aggiunge: <<Fai i soldi ma falli bene!>>. Insomma, si tratta di dar vita ad un nuovo paradigma sociale ed economico.
Gli chiediamo cosa pensa dell'Elba da questo punto di vista. <<Forse non c'è troppa consapevolezza all'Elba dell'inquinamento: gli effetti, prima o poi, arrivano anche qui. Per esempio, la platica sulle spiagge. Non credo che si debba tornare indietro con lo sviluppo e la tecnologia, ma certamente occorre rivedere qualcosa. E l'Elba potrebbe diventare un esempio virtuoso nel mondo, investendo in un'economia circolare. Quindi: emissioni zero (macchine elettriche, pannelli solari, produzione e distribuzione di energia), autoproduzione alimentare, riutilizzo di beni, ecc.>>.
Prima di salutarci, Tiziano (che svela di avere l'Elba tatuata su un piede) ci tiene a ringraziare il sindaco Corsini per avergli permesso di usare, in occasione della discussione della tesi, la sala della proloco, garantendo così una connessione internet stabile. (N.M.)
Esperienza di didattica a distanza di una studentessa universitaria
In questi giorni di emergenza, per noi studenti universitari la didattica a distanza rappresenta l’unica possibilità di dare continuità e coerenza al nostro percorso di studi, interrotto bruscamente a pochi giorni dall’inizio del semestre, che già di per sé rappresenta un momento delicato (la corsa ai materiali, l’organizzazione dello studio, il dialogo con i professori). Le misure restrittive adottate sul fronte dell’istruzione e non solo, a seguito di una situazione inaspettata, imprevista e, almeno inizialmente, sottovalutata, hanno generato preoccupazione e disagi negli studenti.
Fortunatamente l’Ateneo fiorentino, seguendo le indicazioni ministeriali e in linea con gli altri atenei italiani, ha istituito la didattica a distanza, fornendo istruzioni a docenti, operatori e studenti.
Per quanto mi riguarda, l'approccio alla nuova metodologia è stato abbastanza naturale, dal momento che, per molti studenti universitari, è oramai un’abitudine lavorare al pc. Parte della didattica si svolge online al fine di facilitare gli studenti impossibilitati a frequentare, di aprirsi al nuovo in un’ottica digitale e di differenziare e innovare un’offerta che trova comunque applicazione principale nella didattica in presenza.
Certamente, non posso dire che lavorare a distanza non sacrifichi molte componenti legate alla didattica in generale, ad esempio, manca il contatto diretto con i colleghi e con i professori. Nonostante le piattaforme usate per la didattica a distanza siano ben fatte, per cui è possibile richiedere la parola o lavorare anche in modo cooperativo da remoto, la connessione debole e la rete sovraffollata rendono difficile il confronto e lo scambio di idee. Risento molto di ciò anche perché nel mio corso di laurea la didattica frontale cede spesso il posto alla didattica attiva, laboratoriale e interattiva.
Ecco dunque spiegato il perché della mia preferenza per la webconference in direct piuttosto che per la videolezione registrata, comunque migliore della semplice registrazione audio. Sebbene non sia come la lezione in presenza per le ragioni sopra indicate, è lo strumento che maggiormente si avvicina ad essa.
Devo dire che i docenti si stanno impegnando molto per dare continuità e coerenza agli insegnamenti da poco attivati. Si sono infatti prodigati subito ad attivare le classi online sulle varie piattaforme, secondo le predisposizioni del Rettore. Anche da parte loro si nota comunque una difficoltà, non tanto nella concretezza del lavoro, quanto nello stato emotivo con cui tale didattica viene applicata. Se da una parte vuol trasparire la speranza attraverso una continuità didattica, dall’altra si riscontra una sorta di demotivazione causata dal mancato contatto diretto cui accennavo prima. Parlare davanti ad uno schermo o ad un registratore, seppur con delle interazioni, non è abbastanza soddisfacente in quanto richiede integrazione con lezioni in presenza, anche in nome del principio di una didattica sempre più varia che alterna metodologie e strumenti. Sebbene siano molte le restrizioni, non mancano di stabilire un contatto con gli studenti. Alcuni per facilitare la comunicazione hanno chiesto ai rappresentanti degli studenti di fare da tramite con loro, altri hanno disposto sulle piattaforme dei forum per rivolgersi a tutti contemporaneamente. Cercano di venirci incontro per facilitare il lavoro da casa e soprattutto per creare il meno distacco possibile dalle lezioni in presenza, garantendo il regolare svolgimento dei corsi.
Nel clima di generale positività, si riscontrano comunque, come già si evince, alcune problematiche. Oltre a quelle legate alla connessione e al funzionamento dei dispositivi, vi è la possibilità che qualcuno non disponga di rete wireless o dispositivi in grado di supportare la didattica a distanza. L’uso prolungato di essi, inevitabile al momento, causa una stanchezza e un affaticamento ben più alto, aggravato dallo studio in solitudine, specialmente per chi è abituato a portarlo avanti in gruppo. Ad appesantire il tutto è, in alcuni casi, il sovraccarico di materiali forniti dai docenti.
La didattica a distanza purtroppo non sostituisce tutti i servizi di cui necessita uno studente universitario. Vi è una grande difficoltà a reperire i manuali di studio e, nonostante le biblioteche abbiano messo a disposizione le risorse online, alcuni di essi non sono presenti nel database. Essendo ad inizio semestre, alcuni volumi erano stati ordinati nelle librerie, ma non è stato possibile effettuare il ritiro. Anche pensando ad un’eventuale spedizione, i costi sono molto elevati. L’unica soluzione al momento è la solidarietà tra colleghi attraverso le foto delle pagine, cosa che non agevola molto lo studio. Grande preoccupazione, inoltre, per i tirocini che sono stati bloccati e che non sappiamo se potranno essere conclusi.
Tornare a casa, per una fuorisede abituata alla vita universitaria, non è semplice: cambiano le abitudini, manca la concentrazione che si può trovare in un’aula studio o in una biblioteca. Molti materiali, proprio per la mancata previsione di ciò che è effettivamente successo, sono rimasti nel domicilio della città universitaria e ciò non permette di concludere alcuni lavori da tempo iniziati.
Indubbiamente, questi sono giorni di scoperta e “riscoperta” da tanti punti di vista, soprattutto sul fronte digitale. Nonostante veniamo chiamati <<nativi digitali>>, spesso non siamo portati ad usare le tecnologie didattiche, perché non ne necessitiamo o semplicemente perché tendiamo ad usare le più tradizionali. In un momento di grande necessità, siamo esposti a una serie di tecnologie che indubbiamente si rivelano estremamente utili adesso, ma anche quando la situazione - si spera - sarà tornata stabile. Per una futura maestra è fondamentale l’aggiornamento e, volendo trovare una nota positiva in un momento di caos, tristezza e anormalità, ritengo che questo sia proprio un modo di fare allenamento, allenamento per un futuro che si mostra sempre più dinamico e imprevedibile, per una scuola immersa in una società in continuo cambiamento e con grandi sfide, in cui l’istruzione sale sempre sul podio, come l’attenzione che lo Stato oggi le sta rivolgendo mostra. (M.F.)
Situazioni di difficoltà
Le famiglie con figli diversamente abili (o <<speciali> come spesso diciamo) affrontano con forza, amore e determinazione le sfide poste dalla condizione di isolamento dell'emergenza Covid-19.
<<Non è un periodo facile – dice il padre di Francesco, ragazzo autistico che frequenta il secondo anno di una scuola superiore elbana – è un peso per tutti, specialmente per i ragazzi costretti in casa. I primi giorni, sembrava quasi un vacanza, poi, piano piano sono emersi i primi problemi, i primi momenti nervosi dovuti alla convivenza prolungata>>. <<Dobbiamo dire, però, che Francesco sta affrontando tutto questo meglio di noi. Forse dovuto anche al suo problema, è riuscito subito a riorganizzarsi la giornata e, anche grazie alla tecnologia, riesce a seguire le lezioni, anche se non tutte, e a passare le giornate in modo che non siano noiose>>. E' molto ligio alle regole (<<più di tanti "normali">>) e, pur avendone la possibilità, non chiede di poter uscire con il genitore per una passeggiata. Anzi, aggiungono i genitori, <<le poche volte che usciamo ci dice che dobbiamo farlo uno alla volta perché fuori c’è "virus" e che è "colpa sua" se la gente sta male e "poi muore">>. L’unico desiderio per la fine dell'emergenza è di poter festeggiare in compagnia il suo compleanno (5 aprile), ma lo esprime <<senza troppe pretese e, come regalo, ci ha chiesto una padella per fare i pancakes (anche modesto!)>>. Comunque, <<la normalità manca anche a lui, le sue abitudini, i compagni di classe, la piscina, ma si sta comportando molto bene, sicuramente meglio di noi>>.
Anche per Lorenzo, ragazzo autistico che ha frequentato il liceo elbano, la difficoltà più grande a cui far fronte è la mancanza della routine. <<Le attività che svolgeva tutte fuori casa – spiega la mamma - sono state sospese a partire dal lavoro al supermercato e poi la scuola di musica, l'atletica e la piscina>>. C'è poi il problema della mancanza delle educatrici che lo seguono da anni nel suo percorso di autonomia e <<senza di loro, solo con noi familiari è veramente difficile da gestire>>. Così, le giornate sono lunghe da trascorrere e fatte di cellulare, videogiochi e poche attività strutturate che non vuol fare con la mamma. E poi qualche gioco da tavolo, puzzle, gioco dell'oca o cruciverba e letture semplici. <<Altro grande problema è dato dall'incertezza in merito alla fine della pandemia. Chiede continuamente quando potrà uscire, andare a lavoro e fare sport>>.
I genitori di Laura, disabile sensoriale (non vedente dalla nascita) iscritta alla facoltà di Legge a Pisa, raccontano: <<Noi con Laura ce la caviamo piuttosto bene. Non ha bisogno di assistenza continua, i problemi più seri sono la mattina quando deve collegarsi al sito universitario per seguire le lezioni e ogni ora e mezzo cambiare docente>>. <<Sì - aggiunge Laura - penso di cavarmela abbastanza bene. Certo, mi manca la lezione sui banchi universitari. Mi mancano anche le passeggiate e lavorare sull'autonomia. Ma più di tutto, mi dispiace vedere i miei genitori che si affannano perché non hanno tanti aiuti, a parte quello di qualche amico>>. E non manca un pensiero per gli altri, come ci svela la mamma: <<L'altro giorno Laura mi ha detto: "mamma vedi io sono fortunata perché passo la maggior parte delle giornate in collegamento con l'università e poi studio; unica cosa che mi manca è camminare. Ma pensa a quei disabili che hanno bisogno di fare tanta attività o chi a bisogno di cure... Spero tanto che questa lezione serva alle persone">>. (N.M.)