Dopo mesi di emergenza, di incertezza e di previsioni catastrofiche per la stagione piano piano, dopo gli annunci degli ultimi giorni, abbiamo la certezza che, per lo meno, una stagione ci sarà. E da adesso dipenderà tutto unicamente da noi.
Confidiamo un attimo sul fatto che gli scienziati hanno ragione, che la curva continua a scendere, che le cure che sono state trovate continuano a rendere sempre meno pericoloso il virus. Oltre ai dati obiettivi sull’andamento, discendente, del Covid affidiamoci all’unica cosa che da millenni guida gli esseri umani nel reggere ad ogni sfida: la speranza, una nuova speranza.
L’apertura dei confini europei può essere un’opportunità unica (fino a ieri inimmaginabile) perché mette fuorigioco molte mete mediterranee nostre concorrenti e può conferirci una posizione avvantaggiata sul mercato europeo. Le mete al di fuori dall’unione europea come la Turchia ed il Nordafrica sono tagliate fuori, mete raggiungibili esclusivamente in aereo come Canarie, Grecia e alcune mete spagnole dovranno fare i conti con le difficoltà del trasporto aereo mentre l’unione europea consiglierà i viaggi con i propri mezzi: in auto o in moto. Mete come Baleari, Costa Azzurra, Corsica, Sardegna, Riviera Ligure, Lago di Garda, Riviera Adriatica, Croazia e la Toscana potranno inverosimilmente dividersi quasi l’intero mercato turistico del centro-nord Europa.
Certo, molti diranno “e chi è che c’avrà voglia di andare in vacanza?”. Pensiamo che se anche solo il 20% degli europei deciderà di andare in vacanza stiamo comunque parlando di 150 milioni di persone, 12 milioni se facciamo il conto per l’Italia.
Se saremo bravi a giocarci le nostre carte e mettere su una promozione efficace e adeguata a questo particolare momento storico, che cambierà il mondo come fu per l’11 settembre o la caduta del muro di Berlino, potremmo attrarre, oltre al mercato interno anche una fetta importante del mercato straniero per poter fare una stagione, degna di questo nome, da luglio a ottobre per salvare l’intero tessuto economico elbano. L’affermazione che gli italiani non avranno soldi e ferie per andare in vacanza non corrisponde alla realtà dal momento che, è vero che molti non hanno più le ferie o non avranno i soldi, ma c’è metà del paese che non si è mai fermato ed in tre mesi a casa non ha neanche speso se non per la spesa. Non biasimo chi vede il futuro sempre più nero (a parte alcuni soggetti con manie di protagonismo che da mesi continuano a fare terrorismo) ma penso che tutti noi dobbiamo aggrapparci a uno spirito collettivo di positività e speranza. La nostra Isola dipende maledettamente da un’industria, quella del turismo, che quest’anno purtroppo ci sta mostrando quanto sia devastante non attuare delle politiche di investimento sul medio e lungo termine, ma preferire di arrangiarsi di anno in anno sperando in tempi migliori.
Che il “paziente Elba” sia acciaccato da qualche anno (decennio?) lo sapevamo, e sta a noi deciderne le sorti se farlo soccombere o se iniziare a somministrargli una cura che a lungo termine porti ad una guarigione completa. Abbiamo la possibilità di poter ragionare adesso su tutto ciò che non ha funzionato in passato per fare in modo, in primis, di ripartire e poi di rilanciare questa nostra amata Elba.
Ben vengano i tavoli di confronto tra le categorie, che andrebbero resi fissi e più partecipati, per trovare sinergie tra categorie e istituzioni che portino a sviluppare idee e soluzioni per un rinnovamento della nostra offerta turistica. Ci troviamo di fronte ad un cambio epocale che, volendo o no, porterà le persone a rivedere le proprie abitudini, ed è li che dobbiamo essere brillanti nel modo di adeguarci e rinnovare ciascuno la propria azienda per adattarsi alle nuove regole del gioco e le nuove esigenze del turista. Chi sarà pronto a riformulare il proprio lavoro e trovare soluzioni e opportunità, potrà assorbire meglio l’impatto e garantire comunque un livello occupazionale in linea col passato. Piaccia o non piaccia, purtroppo chi si ferma ed aspetta il miracolo pensando di poter continuare a fare come ha sempre fatto, sarà perduto. E non aiutano a niente neanche le polemiche, nella situazione in cui siamo è come lamentarsi col cielo perché piove.
Ognuno di noi ha la possibilità di “fare il suo” per promuovere l’immagine della nostra isola: sui social, con gli amici, nella vita di tutti i giorni. Facciamo vedere quanto si sta bene all’Elba e cerchiamo di condividere solo messaggi positivi, se ne vogliamo uscire tutti (imprenditori, lavoratori stagionali, fornitori) dobbiamo uscire dalla fase della paura e proporre messaggi positivi. Certo che la situazione non è facile per nessuno, ma se tutti ci sforziamo a collaborare, tenderci la mano (dopo averla adeguatamente igienizzata), mettere in pratica le misure di sicurezza per evitare rischi e comunicare al mondo esterno che l’Elba è pronta, l’Elba è seria, l’Elba è professionale; allora potremmo riuscire a contenere i danni e sfruttare l’emergenza per attuare da adesso un cambio di mentalità di cui abbiamo bisogno per rilanciarci.
In ambito internazionale quella del turismo viene chiamata l’industria dell’ ”hospitality”, che significa ospitalità. Ed è sull’ospitalità e sulla mentalità inclusiva e aperta verso l’ospite che sceglie l’Elba per le sue vacanze, che possiamo fare grandi passi in avanti. Non possiamo più permetterci di lamentarci perché i turisti ci fanno fare le file in auto o sperare che se ne vadano il prima possibile perché al 31 agosto hanno rotto le scatole. Allo stesso modo dobbiamo trasformare la necessità che abbiamo quest’anno di allungare la stagione il più possibile in un’opportunità per mettere finalmente in atto la tanto sperata “destagionalizzazione” di cui si parla da anni ma che oltre a qualche titolo sul giornale non si è praticamente mai vista.
Ma per fare ciò ci vuole unità da parte di tutti i cittadini e dei soggetti politici ed economici dell’Isola d’Elba e, perché no, un coinvolgimento maggiore delle tante eccellenze professionali che abbiamo la fortuna di avere sul territorio e che potrebbero rappresentare un ottimo serbatoio di idee e di proposte per attuare delle politiche di rinnovamento necessarie in un mondo dove ciò che oggi è nuovo domani non lo può essere più.
“ L'ora più buia è quella che precede il sorgere del sole.” Paulo Coelho
PS. E mi auguro vivamente che a chi oggi lamenta il fatto di non poter lavorare tra poche settimane non venga in mente di trattare i turisti da appestati o possibili untori..
Raffaele Corbelli
Residence La Valdana