Cattolici e valdesi si sono ritrovati insieme in occasione del Tempo del Creato. Nel tempio valdese di Rio (Marina), il pastore Daniele Bouchard e il parroco don Jacques Bakina hanno guidato la riflessione e la preghiera alla quale hanno partecipato diverse persone, nel rispetto delle regole sanitarie.
Un momento importante, segno di unità, di attenzione e impegno comune a favore del nostro pianeta. "Il pianeta è malato e, anche per la pandemia, tocchiamo con mano la nostra fragilità. I cristiani di tutto il mondo sono chiamati dalla fede in Cristo a guardare avanti per collaborare con il progetto di Dio di un'umanità fraterna e in armonia con la natura."
La celebrazione è iniziata con un segno: in processione, i celebranti e alcuni fedeli hanno portato, insieme alla Bibbia, elementi della natura (acqua, spiga, fiori di campo) e del lavoro (pane). Si sono poi alternati salmi e letture dell'Antico e del Nuovo Testamento.
Alla lode di Dio, è seguita la confessione del peccato: "Il Signore ci ha donato la terra, le acque, le nubi che stanno nel cielo, gli animali e le piante della terra, ma noi invece che essere riconoscenti e ricolmi di gioia e di lode, abbiamo depredato, distrutto, alienato, e la vita stessa ormai è in pericolo". Il momento si è concluso con la certezza del perdono di Dio che, se accolto, diventa fonte di vita nuova nella cura dei fratelli e del mondo nostra casa comune.
Dopo la lettura di un brano di San Paolo (lettera ai Romani) e del vangelo di Luca, hanno preso la parola il parroco e il pastore, sottolineando alcuni passaggi della Parola di Dio e attualizzandone il significato.
I canti e la musica strumentale hanno favorito la partecipazione. Al termine, prima della benedizione, sono stati distribuiti fiori di carta, simbolo della creazione, accompagnati dalle seguenti parole: "Dobbiamo avere cura di questa terra che è la nostra casa, il luogo dove nasciamo, dove cresciamo i nostri figli, dove trascorriamo le nostre esistenze. Così come dobbiamo avere cura della nostra auto, della nostra casa, del nostro corpo. La terra è di tutti, ma è anche di ciascuno e ciascuna di noi e dunque tutti dobbiamo averne cura. Questo fiore che vi viene distribuito simboleggia la nostra terra e la nostra vita: fragile e bella, da custodire con amore".
Per tutto questo, si è invocato Dio perché accenda "la nostra determinazione, in modo che un giorno diverso nasca nel mondo", doni alla Chiesa di Cristo il coraggio (la forza dell'aquila) e la prudenza (l'umiltà della colomba), spingendo i cristiani ad unirsi a chiunque ricerchi una pace duratura basata sulla giustizia.
Un ringraziamento a quanti che hanno reso possibile lo svolgimento di questo evento.
Nunzio Marotti