Alessandro, Tiberio, Pasquale e Salvatore, detenuti a Porto Azzurro, ogni giorno sfornano 3 quintali di pane, schiacciate, pizze ma anche dolci di tutti i tipi, prodotti che vanno a finire nei supermercati Unicoop Tirreno dell'Elba, in alcuni ristoranti dell'isola e non solo. “Stiamo trattando anche con una cooperativa internazionale che vuol far arrivare questi prodotti a Dubai“. Ha fatto notare Francesco D'Anselmo, direttore pro tempore del carcere, già responsabile dei reclusori di Lanusei e Iglesias, che ha voluto far aprire le enormi porte d'ingresso al carcere, manovrate a mano, decine di volte al giorno, dagli agenti di custodia, una struttura nascosta nella fortezza spagnola di San Giacomo del 1600, che domina dall'alto il paese cartolina affacciato sul mare. “Ho voluto far conoscere la realtà delle nostre produzioni da forno - ha sottolineato D'Anselmo, durante il rinfresco finale, con tanto di assaggi dei prodotti di qualità - questi nostri giovani stanno facendo notevoli risultati, alimenti davvero buoni che riescono a stare sul mercato. È' la strada giusta per dare un futuro a chi ha sbagliato, un futuro con nelle mani un mestiere. E vista la bontà dell'iniziativa stiamo preparando un altro nuovo forno e pensiamo anche di rilanciare il settore agricolo nelle apposite aree del carcere. Questa panificazione crescerà costantemente”.
Presente all'incontro il sindaco Simoni che ha apprezzato il forte impegno, l'assessore alla pubblica istruzione del Comune di Rio Marina Anna Guidi e diversi addetti ai lavori, agenti, funzionari ed esperti che ruotano intorno alla cooperativa Nesos (Isola) diretta da Renato Nesi, che permette la vita del forno “Una produzione di qualità - ha detto il dirigente della coop sociale, durante la visita del laboratorio- che viene anche da una grande passione, coinvolgendo quattro giovani che lavorano, ovviamente di notte, per garantire la fornitura della panificazione e degli altri prodotti”. Sulla stessa linea la responsabile degli educatori Giuseppina Canu che ha voluto evidenziare come questi ragazzi siano impegnati anche con lo studio nella scuola superiore, presente nel penitenziario. A dirigere la panetteria Fabrizio Vergani della Nesos, grossetano: “Realizziamo pane confezionato e sfuso - ha detto - la classica baguette, ma anche il pane toscano o la tipica ciabatta isolana. Stiamo ottimizzando i nostri prodotti che stanno andando molto bene, come le pagnotte con salsiccia e formaggio. Disponiamo di due forni, dell'impastatrice e altri macchinari efficienti e moderni; facciamo anche pane integrale e puntiamo alla panificazione a lievitazione naturale, perché vogliamo una crescente qualità. In un'ora questi ragazzi riescono a fare 50 chili di pane e si occuperanno anche delle consegne”. Entusiasta del progetto pure Antonietta Fiorilllo, presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze, che a suo tempo fu una degli artefici della trattativa per sedare la disgraziata rivolta del carcere porto azzurrino nel 1987, innescata da Mario Tutti; il magistrato segue assiduamente l'impegno e plaude ai risultati ottenuti. E non poteva che essere soddisfatto di tutto ciò Carmelo Cantone del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) che ha ribadito che ”Bisogna dare sempre più occasioni di lavoro ai detenuti e stante la crisi finanziaria che stiamo attraversando, il segreto della crescita sta nel far entrare le imprese nell'apparato carcerario, come è avvenuto con la Nesos. Si formano dei giovani, si riesce a creare una produttività che ha una ricaduta nell'Elba con prodotti in sintonia con le tradizioni isolane e toscane. Tutto ciò è facilitato dai 16 milioni di euro per le agevolazioni previste dalla legge Smuraglia, per cui chi assume detenuti ha sgravi fiscali importanti: per ogni lavoratore assunto c'è un credito mensile d'imposta pari almeno a 700 euro”. Un carcere quindi che cerca di ritrovare nuovo respiro, nel ricordo di un passato fatto di sperimentazioni culturali di notevole spessore, un cammino interrotto senza dubbio dalla drammatica rivolta. “Certo - ci ha detto Lorenzo Bozano, uno dei più noti ergastolani del carcere spagnolo, presente anche lui alla degustazione dei prodotti del foro, insieme a tanti altri- tempi passati che forse non torneranno più. Allora io dirigevo la stamperia e abbiamo realizzato vari libri per le scuole e per il territorio. Queste iniziative speriamo riescano a dare nuovo impulso e nuove prospettive ai giovani”. Di particolare valore, negli assaggi, i prodotti dolciari. “Facciamo i Cantucci con le mandorle, la schiaccia briaca- ha detto Alessandro, uno dei fornai- biscotti di vario tipo, la crostata a più gusti e molto altro”. Le porte del penitenziario poi si sono chiuse alle spalle dei visitatori liberi di lasciare quel mondo particolare, che pare registrare importanti segnali di progresso. Ma sono note e molte le problematiche irrisolte, il sovraffollamento delle carceri italiane e Porto Azzurro non fa eccezione, i gravi problemi di salute, le carenze che le cronache riportano spesso e che vanno a colpire i detenuti in generale, ma anche gli stessi agenti di custodia e ogni altro addetto ai lavori. Ora le ristrettezze economiche rendono tutto più difficile e le lamentele del sindacato degli agenti salgono. Qualcuno ha fatto notare anche l'ultima difficoltà nata da un mese: manca un commissario nel carcere isolano e un ispettore fa dignitosamente le veci di questa funzione indispensabile di comando dei reparti, in un carcere importante come quello di Porto Azzurro.