Beh, sono stato tirato in ballo, ovviamente, quindi devo chiarire. Don Milani era indigesto nel 1967 e lo è anche oggi e lo si vuole trattare da uomo della pietra e come prete in punizione. Tento di precisare, a cominciare dal fatto che non voglio coltivare sfide sul tema bocciature, io sono fuori gioco, un intruso, ma in qualche modo la lunga maratona che ho fatto nella scuola per me non è ancora finita, sto facendo gli esercizi defaticanti, che mi fanno partecipare in vario modo, ancora, sebbene in pensione. Mi illudo di agevolare un dialogo costruttivo per chi è ancora immerso nel complesso mondo dall'insegnamento. Il compianto dottor Ageno ci tenne un corso per dimostrare, dal punto di vista dello specialista in malattie nervose, quanto tale professione sia difficile e stressante. Nella scuola i due partiti, se esistono ancora, pro o contro bocciature, devono convivere e magari trovare soluzioni insieme. Utopia? Chissà che non valga la pena, a settembre, per la scuola, per la comunità elbana, che qualcuno promuova degli incontri sul tema.
Ho sempre manifestato apertamente il mio no alla selezione nella scuola dell'obbligo. Cominciai col mio maestro. Tante “litigate” con l'amico Cesare Giangregorio, purtroppo scomparso, che dava l'anima per la scuola, come molti altri fanno oggi. La pensava come Valentina, l'altra docente intervenuta su Elbareport e Roberta. La scuola boccia, secondo me, per una linea tradizionale, tendente al miope, che intende fare il bene dei ragazzi insegnando loro, con uno o più stop, ad imparare la lezione, quella fatta in classe e quella morale. In realtà i giovani, dominati dai media del di tutto e di più, sono travolti da esempi poco formativi intorno a sé, e non si entusiasmano purtroppo per le lezioni didattiche quanto per Balotelli e altro. La scuola deve riuscire a recuperare, almeno alla sufficienza, chi non riesce ad apprendere bene per svariati motivi, invece che eliminare dal regolare percorso sperando che il replay serva. E' più facile bocciare che promuovere. Chi si batte per non escludere non lo fa certo per regalare, per levarsi ansie, punta invece sulla creazione di ulteriori azioni didattiche, più potenti, alternative, articolate, tese a rimediare ai limiti della scuola che seleziona e raramente recupera. Ha ragione Roberta, la scuola andrebbe cambiata radicalmente; oggi va avanti con le imprese “eroiche” di docenti, non docenti e dirigenti, che lottano ogni giorno con una struttura sempre meno dotata di fondi e che si distingue nei tagli degli organici, rischiando di essere “fuorilegge” nel diritto allo studio.
Il ritardo e le colpe della scuola italiana sono del resto datate 1859 quando, già allora, diversamente da alti paesi europei più “svegli”, l'obbligo era scarsissimo, la preparazione e l'aggiornamento degli insegnanti pure e gli stipendi erano di fame (dal libro “La scuola in Italia dalla legge Casati a oggi”). Sono passati 154 anni ma certe pecche sembrano attuali. Quindi ci vogliono massicci investimenti e i 13 miliardi per acquistare gli F35 farebbero comodo. Gli insegnanti in fondo, sono vittime di questo maxi apparato che non riesce a funzionare meglio. Forse conviene a qualcuno che le fasce dei più ignoranti rimangano tali? La bocciatura quindi diventa una cura necessaria per chi non sta al passo, ma il bene di tali giovani che sia un altro? Che abbiano bisogno di certezze, esperienze, fiducia, progressi, amore, di non essere eliminati dal gruppo classe, di offerte formative alternative, altri spazi e altri metodi.
Con Giuliana, Lorena e diversi altri colleghi lavorammo a lungo per suggerire metodi di studio ai ragazzi in crisi, anche a monte del loro ingresso alle medie, poi si cercò di creare un metro di valutazione oggettivo e comune, che sarebbe la base della scuola. Ma, come dice Valentina, capita che vari insegnanti finiscano per giudicare anche in modo personale.
Un ragazzo qualche anno fa, mi dicono, ha fatto 2 volte ognuna dalle tre classi in una scuola media, sei anni in tutto. No comment. Però c'è chi ritiene allegramente normale una cosa del genere. Si sopravvive, ci si fa le ossa. Talvolta no. E si vorrebbe mettere in cantina don Milani tra le cose inutili. Equivale a cancellare un pezzo di storia di notevole importanza per l'Italia. Il messaggio di quel prete, morto troppo giovane, che voleva una scuola non selettiva, è attualissimo, anche perché la scuola dal 1967 ad oggi non ha fatto passi da gigante. Forse Don Milani andrebbe riscoperto.
Col mio intervento non ho inteso dire che la scuola ha la colpa dei mali sociali, è il contrario, è la società che “oscura” la scuola, che non le consente di fiorire al meglio. Se con la bacchetta magica di Don Milani si sfornassero ragazzi almeno da 6, oltre ai soliti bravi, la rivoluzione sarebbe compiuta e l'Italia avrebbe generazioni in grado di affrontare meglio il futuro, perché sapere è potere. In giro c'è ignoranza che si taglia a fette, all'Elba e altrove, non credo giovi al progresso e alla giustizia sociale. Poi che dire delle classi pollaio, della mancanza di autoritarismo degli insegnanti e simili negatività? Ok non va accettata tale situazione, si deve uscire dal disagio, pretendendo il nuovo, disagi che poi si ripercuotono sul personale scolastico e le famiglie e, come stiamo dicendo, sui ragazzi più fragili, i quali spesso hanno alle spalle altrettante situazioni personali negative e proprio perché qui si sa tutto di tutti, conosciamo tante situazioni a rischio. Asl, Comune e un po' tutte le forze sociali debbono fondersi con l'azione della scuola, guai a lasciarla agire da sola. I ritardi, le bocciature, le mortalità scolastiche sono l’espressione di un insuccesso che riguarda tutti. Un ragazzo bocciato lo abbiamo fermato tutti. 4 i “colpevoli” di tutto ciò: la scuola, la famiglia, lo studente che invece dovrebbero unirsi per trovare insieme soluzioni, ma il quarto protagonista è il principale: la società tutta, come dicevo, che non dà la giusta attenzione, maggiori strumenti, finanziamenti e altro al mondo della scuola, è la massima colpevole degli insuccessi dei ragazzi in difficoltà, è la massima colpevole nel dare pochi strumenti ai precari che si affacciano al mondo della scuola, ai genitori e a tutti. Le mamme non sbagliano mai? Con tutto il rispetto per Bollea, sbagliano tanto, come i padri, come pure gli insegnanti, come tutti in ogni settore. Francesco ieri ha provato a dare una lezione al mondo sulla non esclusione, sul no all' indifferenza. Attenzione a non alimentare l'indifferenza ai problemi della scuola.