La diplomazia occidentale ha evitato qualsiasi fantasioso gioco. Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, qualche giorno fa a Doha ha rilasciato una dichiarazione alla presenza di alti funzionari del Qatar. Ha condannato apertamente la chiusura da parte del Presidente della FIFA Gianni Infantino di un piano dei capitani delle nazionali di calcio europee di indossare la fascia LGBT+OneLove durante le partite della Coppa del Mondo. Una delle cose più potenti del calcio è il potenziale di riunire il mondo dietro ad un pallone. Gianni Infantino e la FIFA hanno preso una serie di posizioni sempre più preoccupanti e lo sono di più quando viene impedita l’espressione per la diversità e l’inclusione.
Nessuno sul campo di calcio dovrebbe essere costretto a scegliere tra sostenere questi valori e giocare con la propria nazionale. Quanto dichiarato da Blinken è di particolare importanza in quanto è stato detto in Qatar dove l’omosessualità è vietata. La politica ha puntato i riflettori sul fatto che il calcio, uno sport che deve essere inclusivo, abbia compromesso i diritti umani fondamentali portando in Qatar la Coppa del Mondo. “Scegli il Paese, scegli le conseguenze”. La controversia OneLove è scoppiata dopo che Inghilterra, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Germania, Svizzera e Galles hanno dichiarato che i loro capitani erano stati avvertiti dalla FIFA che indossare la fascia al braccio avrebbe comportato immediate conseguenze.
L’obiettivo della fascia era di mandare un messaggio a tutto il mondo di libertà di espressione, di inclusione e rispetto dei diritti umani. Il Presidente della FIFA Gianni Infantino ha posto un aut-aut e ha minacciato i capitani di sanzioni. Diventa difficile difendere i diritti umani quando ci si trova di fronte a una tale posizione oltranzista. La FIFA e il Qatar devono anche affrontare le critiche per la morte di almeno 6.500 lavoratori stranieri durante la costruzione di stadi climatizzati nel deserto e per l’atteggiamento del Qatar nei confronti delle donne. Gli autogol stanno volando. Gianni Infantino e la dirigenza FIFA sperano che le polemiche siano sul campo e non sulla scelta incomprensibile del Qatar come organizzatore dei Mondiali di Calcio. Un Paese governato da un regime autoritario, autocratico, dove non sono rispettati i diritti umani, quelli delle donne, dei lavoratori, delle minoranze.
Tuttavia, forse sarebbe opportuno da parte di Gianni Infantino e della dirigenza FIFA prendere atto di una serie di scelte discutibili e come avviene nelle democrazie presentare le proprie dimissioni.
Enzo Sossi