Definire come un unico "soggetto" i (cit.) "no vax, no mask, no scienza, no terapia intensiva, no gas e rigas, no tap, no tav, no Nato, no Ucraina, e ora direi anche no pos" mi fa venire in mente il tabacco trinciato grosso, dove c’era un po’ di tutto, foglie e “tronchi”.
L'intervento a firma di un certo “A.L.L.” riporta inoltre una serie di inapplicabili "equazioni" che probabilmente esistono nella testa di molti, ma che poi anche chi scrive ne dimostra l’inesistenza ("Anch'io...<>...sono contro il rigassificatore, eppure ho fatto tutti i vaccini…"), ed è proprio così.
Volenti o no, una popolazione mondiale che ha superato gli 8 miliardi non può che essere estremamente eterogenea, con tutti gli “estremi” che ne conseguono. Già dire “no-vax” in realtà è una definizione che non definisce nulla perché mette insieme posizioni abbastanza diverse sullo stesso e sui diversi argomenti.
Sono dalla parte della Scienza, a suo tempo ho sostenuto anche l'esame di Virologia, ed è proprio per questo che pur avendo SCELTO di vaccinarmi ho comunque "provato qualche brivido", perché so cosa sono le reazioni allergiche e che ogni “farmaco” ne può avere, con incidenze statistiche che sono quasi sempre note: chi ne ha provato a leggere il foglietto (spesso illeggibile e scoraggiante, quello che sta dentro ad ogni confezione), avrà notato tutta la serie, talvolta interminabile, di controindicazioni. Il corpo umano e la medicina non sono matematica, il 2+2 non esiste, le risposte che ogni corpo dà sono diverse. Noi ci basiamo (e spesso non possiamo fare altrimenti) su un comportamento “statistico” che in generale funziona, ma che non dà mai la certezza assoluta. Oltretutto con il moltiplicarsi delle intolleranze e delle allergie vere e proprie la situazione si fa sempre più complicata. Questa è parte inscindibile della “medicina allopatica”, che pur preziosa, perché salva la vita e perché fa parte delle conquiste del genere umano, ha i suoi limiti nel curare soprattutto i sintomi piuttosto che l’origine della malattia, o nel concentrarsi solo su un aspetto invece che sulla fisiologia generale di un individuo.
Allora un farmaco (o vaccino, che sempre prodotto farmaceutico è) non può e non potrà mai essere preso a cuor leggero, e sempre occorrerà monitorarne l’assunzione. Avrete notato che, per legge, ogni volta che si fa pubblicità anche se pur ad un farmaco “da banco” c’è sempre in coda un avviso sui rischi, ma che il modo in cui viene pronunciato (in genere velocissimo e pressoché incomprensibile) lo rende quasi fastidioso, come se fosse superfluo, ma superfluo non è affatto, nonostante le case farmaceutiche tendano a farlo percepire come tale.
Sono stato fortunato, come moltissimi altri, non ho avuto nessun effetto collaterale dalla vaccinazione Covid, ma in ogni caso non ha impedito che mi contagiassi, come moltissimi altri. Certo, anch’io credo che la vaccinazione abbia aiutato nella maggioranza dei casi, ma non certo sulla circolazione del virus. Vaccinati o no, ognuno diventarne veicolo.
Continuo quindi a pensare che l’obbligatorietà del vaccino non abbia senso e che il GreenPass, in certi casi, abbia addirittura avuto effetto contrario, facendo sentire sicuro per se stesso e per gli altri chi invece sicuro non era affatto.
Le mascherine? Quelle penso abbiano avuto una qualche efficacia (del resto se si usano nelle sale operatorie un motivo ci sarà), sempre tenendo conto che anch’esse potevano avere effetti disturbanti sulla respirazione - sicuramente lo hanno avuto a livello ambientale. Quindi anch’esse richiedevano di essere usate e, soprattutto, almeno smaltite in modo consapevole (strappando gli elastici e senza disperderle in giro – in quanti lo abbiamo fatto?).
I cosiddetti medici no-vax? Il discorso non cambia. Non si può fare di ogni erba un fascio.
E’ ormai innegabile che alcuni di essi abbiano usato con successo terapie alternative al vaccino. Ma quello che mi fa più specie è come un medico che fino al giorno prima ha curato i suoi pazienti sia divenuto in un istante incapace di farlo ancora, e il discorso vale anche al contrario, come chi ha avuto un certo medico fino a quel momento ne possa disconoscere improvvisamente le capacità, visto che non credo che tutti i medici no-vax abbiano o avrebbero imposto il no-vax a tutti i loro pazienti.
Quanto meno dovremmo dedurre da quanto sopra che anche il rapporto medico-paziente non è cosa da affrontare con leggerezza, come invece facciamo pressoché tutti, per nostra superficialità o perché “costretti” dalle circostanze del servizio sanitario.
Del resto, se sorge una patologia, tutti andiamo a fare visite specialistiche (anche a fronte di fior di soldoni), spesso anche più di una e anche con risposte diverse per diagnosi e terapie, affidandoci poi a quello che più ci ha convinto e scommettendo sul risultato, che non potrà mai essere una certezza matematica.
Il discorso, già troppo lungo, potrebbe andare avanti ancora, ma cerchiamo di fare una sintesi.
La realtà richiede qualcosa in più di un'analisi superficiale, che forse può illusoriamente mettere il cuore in pace, ma lascia il tempo che trova.
Delegittimare gli altri appioppando delle etichette è una pratica che a lungo termine ci si rivolta contro, dividendoci sempre di più. Certo non ci penso neanche a mettere in dubbio le mie convinzioni che la terra sia tonda e che giri intorno al sole, perché nel mio piccolo ne posso verificare la verità (checché ne dicano i terrapiattisti) ma, senza essere per forza complottisti estremi, un legittimo dubbio sulle interconnessioni tra politica ed economia non credo che debba far gridare allo scandalo. O davvero crediamo a tutte le “buone cose” che la pubblicità e l’informazione ci scaricano addosso quotidianamente?
Oggi più che mai abbiamo bisogno di senso critico, e anch’io, come Rinaldi, credo che in una democrazia liberale sia legittimo avere opinioni diverse sugli aspetti e sulle regole delle nostre vite, senza liquidarle ed delegittimarle in modo spiccio affibbiandogli etichette.
Concordo anch’io che “Accendere un rogo può essere molto più facile che spengerlo”.
Basta con i ragionamenti facili, di pancia, reazionari. Abbiamo un cervello, usiamolo. E’ Scomodo? Sì, è molto scomodo e faticoso, ma oggi non ci possiamo permettere di fare diversamente. Occorre confrontarsi con la complessità di ciò che ci circonda, perché ormai sappiamo che occorre guardare il mondo con una visione sistemica.
Una volta si diceva “la libertà di uno finisce dove inizia quella di un altro”, oggi occorre sviluppare questo concetto. Lo diceva anche A.L.L. all’inizio del suo intervento: (cit.) “ogni scelta individuale ha conseguenze su chi ti sta intorno, pare libera a te che la fai ma può danneggiare tutti gli altri”), ma forse lui stesso non l’ha capita, visto come prosegue nel testo.
Sull’orlo di una rischiosa china che può solo condurre a disastro ambientale e apocalisse nucleare non si può più essere superficiali e semplicisti, ad esempio su chi sia aggressore e chi aggredito.
Gibran, nel suo bellissimo libro “Il profeta” (cap. Colpa e Castigo) ” dice “E come la singola foglia / non ingiallisce senza che la pianta tutta / ne sia complice muta, / così il malvagio non potrà nuocere / senza il consenso tacito di voi tutti.”
Potreste dirmi - allora smettiamo di vivere, perché se devo mettere in dubbio tutto non vale la pena continuare -. E’ una questione di consapevolezza, consapevolezza che possiamo e dobbiamo migliorare giorno per giorno. Non dobbiamo smettere di mangiare perché altri muoiono di fame, cerchiamo di capire come incidiamo sul sistema e cosa possiamo fare per cambiare tutto ciò. Il mare è fatto di gocce d’acqua. Non deleghiamo ad altri la parte che ci spetta. E non basta mettersi il cuore in pace con azioni sporadiche. Serve coerenza.
Qualcuno definisce “pacifinti” chi si oppone all’invio delle armi. Invece chiedere pace ed inviarle non lo è?
Come dice Totaro, “in guerra perdono tutti, la pace si costruisce con la pace – a senso unico”. Dov’è finita la “diplomazia”, sempre che esista ancora?
E ancora, mi dite cosa c’è di coerente nel mandare le armi in Ucraina, dimenticando che mai a nessuno (fortunatamente, dico io) è venuto in mente di inviarle alle altre popolazioni succubi delle innumerevoli guerre in giro per il Mondo? Non è complottismo dire di come il mercato delle armi sia ben manipolato dalle lobbies apposite e che, purtroppo, il nostro Paese, di armi sia un grande produttore. Come si confronterà con la sua coscienza chi lavora alla produzione di esse?
Cosa c’è di coerente nello smettere di acquistare gas dalla Russia e poi comprarlo da altri paesi dove la democrazia è ugualmente inesistente? Se non addirittura ricomprare da intermediari lo stesso gas russo ma pagandolo di più? O pensare di usare allegramente il gas liquefatto, molto più costoso e oltretutto prodotto con metodi che hanno un impatto ambientale devastante?
E’ complottismo dire che per le lobbies del petrolio la guerra è l’occasione per far accantonare l’idea di puntare sulle rinnovabili (quelle vere), anzi anche per riproporre come inevitabile addirittura l’uso del carbone?
E’ complottismo dire che l’Europa, con i suoi tentennamenti e le sue fragilità, è solo un burattino nei giochi in atto sullo scacchiere mondiale tra le tre superpotenze?
Detto sinceramente, visti anche i risultati degli ultimi inconcludenti incontri internazionali sul clima, non ho grandi speranze sul futuro del pianeta, ma se ci e vi preme lasciare a chi viene dopo di noi un mondo vivibile, tentiamo almeno di districarsi in questo immane groviglio, non si può mettere la testa sotto terra, quello lasciamolo fare agli struzzi.
Roberto Barsaglini