Quando all'Elba succede qualcosa di brutto parte quasi in automatico il solito coretto che più o meno recita: “sono episodi estranei alla nostra pacifica società”. Che poi questi episodi si ripetano spesso a distanza di pochi mesi, e quindi tutt'altro che estranei, poco tange chi pronuncia la frase. Buon ultimo, ma solo in ordine di tempo non certo in assoluto, ha intonato il coretto il sindaco di Capoliveri, commentando al Tirreno l'oscena rissa alla discoteca del suo paese dell'estate scorsa.
Il fatto che siano sempre i politici a fare il coretto non inganni: essi sono l'espressione pubblica del pensiero della borghesia elbana, ovvero la stragrande maggioranza di noi elbani. Sia chiaro: esprimere solidarietà alle vittime e deprecare certi fatti è doveroso, specie per i rappresentanti delle istituzioni. Ma spesso il coretto autoassolutorio diventa un'aggiunta necessaria, quasi un riflesso pavloviano.
Ma come diceva Saul Bellow, “In un'epoca di pazzia, credersi immuni alla pazzia è una forma di pazzia”.
Nei prossimi capitoli analizzeremo se certi episodi sono davvero estranei alla nostra società. Ma prima capiamo perché l'espressione suddetta è così abusata e trasversale. Praticamente usata da tutti, da destra a sinistra, sembra che a essa non ci possa sottrarre. Ci sono diverse ragioni.
La prima è una sostanziale ignoranza storica. È infatti usata da chi non hanno mai letto alcunché di storia sociale elbana, né articoli del passato né saggi storici dedicati. In alcuni casi (e forse è ancora peggio) da chi non ha neanche attinto dalla memoria diretta di genitori e nonni, cullandosi nei falsi miti autoassolutori e tranquilizzanti tipici dell'alienazione borghese.
O da chi fa finta di non sapere. E in questo caso alimenta la retorica degli “elbani brava gente” per consenso elettorale o per assecondare innocui schematismi demagogici.
Un'altra ragione è la generale impreparazione comunicativa della classe politica elbana. Che spesso la fa cadere in figure imbarazzanti. Ecco un esempio. Diversi anni fa un sindaco di Capoliveri, in un comunicato ufficiale, usò l'espressione “giudei” per stigmatizzare dei vergognosi attacchi anonimi. Giustamente molti si risentirono per il linguaggio palesemente antisemita. La giustificazione del politico fu ancora più penosa: intendeva “giudeo” nel senso di Giuda, e quindi sinonimo di traditore. Ma denotando che se non c'era alcun intento antisemita, c'era una totale ignoranza semantica. Perché il linguaggio, soprattutto quello istituzionale, è materia da conoscere. E poiché molti politici elbani non lo padroneggiano, preferiscono rifugiarsi nella comfort zone delle frasi bell'e fatte e stereotipate, o delle innocue banalità o, appunto, della retorica autoassolutoria.
Ci sono poi ragioni razzistiche. E qui sì che la differenza politica esiste. Perché in gran parte riguardano i politici di destra (purtroppo la maggioranza degli amministratori isolani). Quando un episodio di violenza ha per carnefice uno straniero, questi fenomeni si scatenano contro l'elemento estraneo che “inquina” la naturale bontà degli elbani. Nascondendo però bene nella tastiera la frase “sono episodi estranei alla nostra pacifica società” quando a commettere efferatezze è un elbano purosangue. E anzi facendo finta di nulla quando essi accadono: sanno benissimo che in quel caso lo schemino autoassolutorio crolla di colpo.
E qui va detto che trovano sponda in una società spesso alienata. Quante volte vi è capitato di sentire frasi buttate là, quasi a mo' di battuta, tipo “ma tutti qui, càpitano”, “facciamo buca, co' tutti 'sti pazzi”, “ci vorrebbero le barriere, a Piombino”, e via dicendo? Tutte frasi che, dette in maniera apparentemente burlesca, denotano che è diffusa la convinzione (seria, altro che scherzosa) che noi elbani siamo perfetti e il male viene solo da oltrecanale. Un'autoassoluzione tra le più dannose, che nella storia ha fatto danni incalcolabili alle società.
Mettiamoci quindi in testa che se non rigettiamo ogni tesi autoassolutoria non miglioreremo mai la nostra società.
Adesso che abbiamo inquadrato il problema, nei prossimi capitoli vedremo perché il ritornello “sono episodi estranei alla nostra pacifica società” è storicamente un'impostura.
Andrea Galassi