Il 5 dicembre è la Giornata del volontariato.
All'espressione di gratitudine per quanti sono impegnati in questo necessario servizio aggiungo qualche riflessione.
Come modo di mettersi a disposizione degli altri gratuitamente, in forma singola e poi organizzata, il volontariato è sempre esistito. Nel tempo le forme sono cambiate. Sulla base dei doveri di solidarietà sanciti dalla Costituzione (artt. 2 e 3), in Italia c'è stata una forte diffusione, con grande coinvolgimento, e una attenta riflessione soprattutto, mi sembra, a partire dalla fine degli Settanta, dando vita a quelle che considero le origini del moderno-contemporaneo volontariato.
Se l'essenza del volontariato è la gratuità (il dis-interesse per sé che sviluppa l'interesse per l'altro), è vero che si sono sviluppate forme "miste" che prevedono, accanto ai volontari, necessarie figure stipendiate (cosa diversa dai rimborsi a pié di lista delle spese effettive sostenute per conto dell'organizzazione). Cambiano le leggi, ultima quella del Terzo Settore, con l'intento di garantire e sostenere un sempre miglior servizio alle persone, nei settori più svariati.
Frequento da tempo il variegato mondo del volontariato. Gli esordi risalgono ai miei sedici anni con le attività sportive con i bambini disagiati di una città campana. Decisivi sono stati gli anni della scelta, allora obbligata, del servizio civile alternativo a quello militare, in un piccolo paese della lucania segnata dal terremoto del 1980. Due anni intensi e significativi, accompagnati dall'incontro di figure fondative del volontariato (penso a mons. Nervo, a Luciano Tavazza, all'Abbé Pierre, a don Pasini, a don Ciotti e altri).
Questo nostro tempo credo che rappresenti un momento importante per operare un "ritorno alle origini", non delle forme ma dello spirito. Indico due punti, auspicando un utile confronto.
A) "Volontario è il cittadino che, adempiuti i suoi doveri di stato (famiglia, professione, studio, ecc.) e quelli civili (vita amministrativa, politica, sindacale, ecc.) pone se stesso a gratuita disposizione della comunità.
Egli impegna prioritariamente sul suo territorio, le sue capacità, i mezzi che possiede, il suo tempo, in risposta creativa ai bisogni emergenti. Ciò attraverso un impegno continuativo di servizio, di coscientizzazione della comunità, di intervento politico, attuato preferibilmente per livello di gruppo". Ho scelto di partire da questa definizione che considero sufficientemente completa e ancora valida (1).
Di fronte alle difficoltà del sistema del welfare, anche per la scarsità delle risorse destinate dalle politiche, specie quelle sociosanitarie, ritornare alle origine del volontariato vuol dire affermare la necessità di una rifondazione sociale e, perciò, culturale.
Il volontariato che contribuisce a risvegliare la coscienza di sé svolgendo un ruolo profetico. Ce lo ricordava Luciano Tavazza che, da presidente del Movimento di Volontariato Italiano, intorno alla fine degli anni Ottanta venne invitato da alcuni di noi all'Elba.
Diceva che "senza fare questo passaggio dal riparatorio al liberatorio, dalla sola dimensione caritativa a quella politica, da un'opera residuale di medicamento a quella fondamentale di prevenzione, di diagnosi e cura, il volontariato rimarrà sempre nell'area del 'barelliere' della storia, di medico militare che guarisce le persone per rimandarle al fronte. Aiuto prezioso al presente, ma sterile in prospettiva ai fini della pace. Ed è proprio di questa prospettiva che ci si occupa, non solo dei servizi".
Occorre consolidare e rafforzare, ove presente, o rilanciare, se assente, questa dimensione, questo passaggio, se davvero si ha a cuore e in mente un progetto di società a dimensione di uomo, di ogni uomo.
B) Un cammino virtuoso richiede sempre più di fare rete e di coordinarsi. Sempre con Tavazza si discusse e avviò una embrionale forma di coordinamento territoriale. Questa idea sarebbe da riprendere, come qualche volta è stato ribadito, almeno per Portoferraio. (Aspettando opportunamente la conclusione delle elezioni di giugno per evitare il rischio - letale per il volontariato associato - di subire o di prestarsi a strumentalizzazioni elettoralistiche).
Per il coordinamento penso a qualcosa di diverso da realtà simili messe in atto dalle istituzioni (per esempio, in ambito sanitario quello con l'Asl o la consulta comunale), realtà che hanno un proprio significato e una funzione. Credo che sia necessario dar vita ad un'istanza di confronto fra le diverse realtà del volontariato, con minima organizzazione e massimo pluralismo. Una realtà dove si possa esercitare l'autonomia relazionale: conoscersi e riconoscersi reciprocamente, comprendere insieme i bisogni e le loro trasformazioni, ascoltarsi e imparare gli uni dagli altri, condividere grandi obiettivi (anche di sostegno e di ottimizzazione delle risorse, per esempio in settori formativi e promozionali), interloquire con le istituzioni, anche denunciando criticità e avanzando soluzioni creative.
Insomma, un soggetto con una forza superiore alla somma delle parti che lo compongono.
Una tale modalità costituirebbe un esempio di partecipazione democratica che ha a cuore esclusivamente il bene comune. Condividere un cammino, con le sue luci e le inevitabili ombre (difficoltà, lentezze, incomprensioni... sempre da considerare e superare insieme) genera valore. Può contribuire a dare orizzonti di speranza alla nostra convivenza e di senso all'esistenza personale vincendo il ripiegamento su noi stessi. In definitiva, a dare più forza ad una civiltà dell'amore, del dono, della solidarietà.
Nunzio Marotti
(1) CARITAS ITALIANA, Volontariato, condivisione, liberazione, Roma, s.d., p.14. La pubblicazione dovrebbe risalire alla fine degli anni Settanta. La definizione prosegue con un elemento più proprio: "Per il cristiano il servizio di volontariato costituisce una risposta di coerenza con la propria fede, che lo stimola a realizzare una testimonianza di condivisione di vita con tutti i fratelli sull'esempio di Cristo. Il cristiano si batte per far sì che la carità di oggi - rimosse le cause dei bisogni - diventi la giustizia di domani".