Abbiamo assistito recentemente ad un proliferare di Fondazioni, tutti ce n’hanno una, da D'Alema a Gasparri e per riferirci alle più casalinghe da Mantovani a Barbetti. A noi del Comune Unico è mancato questo passaggio che forse è stata la causa dell’insuccesso. L’ultimo appuntamento di queste Fondazioni per affrontare i problemi dell’Elba si è svolto recentemente all’Airone e, a leggere il programma ci veniva a mente la battuta dell’ex assessore Paolo Andreoli che twittava “ ma perché noi non ci siamo mai ?” Ed in effetti, al di là appunto del sindaco Barbetti più in veste di compagno d’armi di Matteoli che di sindaco, al tavolo dei conferenzieri mancava il gotha della politica elbana sia di destra che di sinistra anzi uno dei pochi presenti, ma in platea, si è dovuto spazientire di fronte alle palesi accuse di disinteresse rivoltegli dall’amministratore delegato della SAT per l’ aeroporto di Marina di Campo. Anche il prode Ferruzzi si è visto rimbeccare dal presidente della Fondazione perché in effetti, affermava Matteoli inversione elettorale, contrariamente a quanto lamentato, gli Elbani avevano fatto molto per lo sviluppo della loro isola, indipendentemente dalla attuale difficile situazione. E così venivano a mente i tempi degli anni ‘70 con Cecchi presidente della Comunità Montana e Mandrich assessore al turismo, quando pensavano già a quei tempi all’allungamento della stagione col potenziamento dell’aeroporto in collegamento con quello di Pisa e gli operatori turistici facevano rilevare che la stagione era già lunga così e non ce l’avrebbero fatta a prolungarla per altri periodi con il miraggio dei turisti o dei pensionati nordici. Così le dotte relazioni di Caire, di Rossi e di Ricotti ispiravano il popolare detto “lo parlate bene il francese“ come a dire che teorizzare è facile ma realizzare, come si vede, è un po’ più difficile anche se si cambia il glosssario col “turismo esperienziale” o la “global communication”. Il problema è rimasto lo stesso da anni: che tipo di turismo all’Elba e a chi la scelta e a chi la gestione. Ben vengano dunque le Fondazioni a dibattere, come dice la nostra Mancuso, ben si punti all’autorità portuale con un elbano, visto che si è perso l’occasione per il Parco, ma il punto di partenza che era un po’ il convitato di pietra di quest’ultimo convegno, alla vigilia di ben 7 referendum in Toscana, di cui ben tre nella provincia di Pisa di cui tanti hanno invitato ad occuparsene il sottoscritto al posto di quello elbano, è, e resta, il Comune Unico del’Isola d’Elba. Nessuno degli oratori l’ha voluto dire ma traspariva da tutti gli interventi che per decollare all’economia turistica elbana manca un comune denominatore, un unico centro decisionale, un’ unità d’intenti che solo il comune unico può dare, sia dal versante delle scelte di politica turistica che degli investimenti, ora specialmente in un momento di crisi sia nelle finanze pubbliche che private, ora che non c’è più nemmeno l ‘APT e tra poco sparirà anche la Provincia. E quindi più che Fondazioni occorrono fondatori di una nuova politica che cementi tutti i mattoni che hanno portato i tanti dibattiti sui temi dello sviluppo e si proceda ad unificare gli interessi di tutti gli elbani dell’occidente, dell’oriente e della capitale per costruire finalmente su tutte queste fondazioni un solido edificio.
Gabriele Orsini