Essendo una "pecorella smarrita", e pure agnostica pecora rossa, ho poca competenza sui fatti dei credenti e sulle loro manifestazioni, ma non posso tacere la perplessità che mi ha colto di fronte al presepe collocato alle porte del Duomo ferajese (mi dicono esposto anche in copia nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe).
Il gruppo scultoreo mostra la Sacra Famiglia collocata sopra una sorta di natante, somigliante ad un S.L.C. (siluro a lenta corsa, più popolarmente detto "maiale"), e, dove ai lati la tradizionale iconografia colloca il bue ed un asinello, l'artista ha piazzato due simmetrici missili che puntano verso l'alto.
sotto la linea di galleggiamento del siluro, in un mare tempestoso, dei naufraghi (migranti? marinai di navi gentilmente affondate dai "maiali"?).
Sarà per scarsa conoscenza dell'arte contemporanea o per la poca sensibilità interpretativa di cui dispongo, ma il senso di quell'opera, il messaggio che vuol trasmettere, quale è?
Forse una denuncia della guerra, del massacro di innocenti che si sta compiendo negli stessi luoghi della nascità e vita di Gesù?
Forse ricordarci che quel mare, che gli internazionalisti di un tempo chiamavano "ponte di fratellanza gettato tra le nazioni", è ormai - nella indifferenza dei più - la fredda tomba di tanti "poveri cristi"?
Comunque sia non mi pare rispettato lo spirito del Francesco che "inventò" il presepe.
Manca soprattutto - a mio opinabile parere - in quella un po' lisergica accozzaglia di simboli bellici e sacri, la rappresentazione della "speranza di pace", condivisibile da laici e credenti, che è asse portante del messaggio della Natività.
Aridatece la Capannuccia! - direbbero in quel di Roma.
S.R.