Giovedì a Marciana (ore 17, Collegiata di San Sebastiano, con Angelo Mazzei), venerdì a Rio Marina (ore 17,30 Centro Polivalente con Paola Mancuso), sabato a Portoferraio (Sala della Gran Guardia, ore 18,15, con Giorgio Barsotti e Federico Regini): tre appuntamenti in tre giorni per un solo libro nel raggio di pochi chilometri.
Personalmente non ho mai stabilito alcun record (ma il mio protagonista sì, uno in ogni vita), sarà per il piacere di inventare qualcosa di nuovo, ma nessuno – mi dicono - ha mai fatto, per un libro, una tripla presentazione di un libro in zone diverse dell’isola (e per di più d’inverno!). Per spiegare le ragioni di una scelta che alcuni considerano un po’ folle (me l’hanno detto personalmente), uso una pagina del romanzo che porterò, da domani, in giro per l’isola:
“La stessa varietà presente nei cristalli la riscontravo tra gli abitanti dell’isola. Ci sono elbani di spiaggia e di scoglio; al carattere ferroso di chi abita vicino alle miniere, nella parte orientale, si contrappone quello pietroso di chi è cresciuto accanto alle cave di granito, a ovest dell’isola, ma queste sono solo grandi distinzioni tra diverse nature, di cui tutti gli elbani sono convinti e fieri. Le dominazioni straniere, diverse nelle zone dell’isola, avevano accentuato le differenze. Accenti e inflessioni cambiano da un paese all’altro e ciascuna comunità sa indicare perfettamente, da generazioni, i peggiori difetti di tutte le altre. C’era voluto Napoleone Bonaparte per fare dell’isola uno Stato unificato, ma le tre api che lui stesso aveva scelto per la bandiera del piccolo regno corrispondevano a tre attività di lavoro con fisionomie e caratteri diversi: operai, contadini, marinai. E come dei minerali il geologo tedesco contava 166 tipi, uno scrittore elbano aveva scandagliato, ma senza poterne ricavare un numero esatto, le decine e decine di tipi di uomini e donne dell’isola, con ogni sfumatura possibile di carattere fisico o psicologico.
Ero convinto di avere intorno a me, tra pietre e uomini, non il catalogo di un’isola ma quello di un intero mondo.”
Ho scelto questo brano, dal mio romanzo Una vita non basta. Memorie da una metamorfosi, per far comprendere meglio perché non mi sia accontentato di un unico incontro (tutto sommato farlo solo a Portoferraio era la cosa più semplice) , ma ne abbia programmati, con l’aiuto di amici e conoscenti e la collaborazione dei tre Comuni, ben tre. Non per gusto del record né per megalomania dunque, e neppure per questioni di marketing (l’editore è piccolo, di qualità, ma non investe in presentazioni, e poi ….quante copie se ne venderanno mai?), ma per rispetto delle diverse anime dell’isola, dei caratteri pietrosi e ferrosi, della pigrizia a muoversi verso luoghi diversi dal proprio, di una certa ritrosia, di una comprensibile diffidenza verso lo “straniero” del continente. E però …..
E però sono certo che questo romanzo possa interessare molti elbani e amanti dell’Elba e mi piacerebbe davvero che lo sentissero proprio, quasi un nuovo frutto letterario prodotto dall’Elba. Nelle presentazioni di Roma e Milano alcuni lettori si sono sorpresi del fatto che non sia elbano e che addirittura non sia mai stato all’Elba in vita mia, fino a quando, a 62 anni suonati, dopo aver scritto un raccontino sul polpo Paul nato nell’isola, ho voluto finalmente raggiungerla, conoscerla, farla mia per quanto mi è stato possibile. E ne sono rimasto conquistato. Tanto che più di un lettore mi ha detto di vedere, oltre ai tre protagonisti e voci narranti, l’isola stessa come altra voce narrante e protagonista.
In realtà ho vissuto l’isola con commozione, allo sbarco e nella mia prima visita in miniera, e poi più volte in luoghi sempre diversi, fino alla sorpresa di veder creare, a mia insaputa fino al “battesimo”, una scultura del polpo Paul a Patresi, dalle parti dei luoghi dove, nel mio racconto, il polpo preveggente si sarebbe materializzato dopo il tuffo in acqua del giovane Lorenzo.
Per questo il percorso parte da quella zona, da Marciana, dove si parlerà soprattutto della metamorfosi, poi a Rio Marina, per seguire le storie dei minatori, e a Portoferraio per lo sport e il resto.
Mi piace da sempre leggere e ascoltare storie e leggende, ripescarle negli scrigni della memoria individuale e collettiva dove sono state troppo spesso dimenticate, ho il gusto del focolare dove, prima della tv, ci si raccontavano storie e insieme si tesseva un raccordo tra i singoli e la comunità, dalla più piccola alla più grande. Non sono legato a nostalgie di alcun tipo, ma credo che ancora, dentro e sotto di noi, ci sia una grande voglia di storie, del piacere di sentirle raccontare e di inventarle. L’isola d’Elba mi ha dato quest’occasione, di raccogliere e mettere in un’unica trama tante storie. Non posso che portare in giro, in questi tre appuntamenti, la mia gratitudine per l’isola e per la sua intrigante e misteriosa poliedricità.
P.S. Ho avuto nella vita una fortuna tra le altre: quella di essere allievo, al Liceo Carducci di Milano, di Salvatore Guglielmino, sì, proprio lui, “il Guglielmino” di Guida al Novecento e del Sistema Letterario. In carne e ossa. E voce. Ricordo ancora quando con spiccato accento siciliano diceva “I teesshti, i teesshti”, invitandoci a non parlare mai di nessuno scrittore al mondo senza aver letto i testi, appunto, senza conoscere e citare almeno qualche brano o pagina di un suo libro. E’ una lezione che tengo sempre presente (lo testimonia questo stesso articolo) e nessuna presentazione farà a meno di qualche pagina letta dal vivo. Sempre diversa, ovviamente. Da me o da chi lo vorrà.
Luciano Minerva