La stagione invernale delle mostre presso Il Libraio di Calata Mazzini si è aperta sabato scorso con l'inaugurazione dell'esposizione di Paolo Guidotti. La serata, incorniciata dall'intervento musicale di Valeria D'Argenio e Alessandro Benedetto, ha attirato in libreria una folta schiera di partecipanti confermando l'apprezzamento sempre crescente nei confronti di questo genere di iniziative.
Di fronte ad un'opera di Paolo Guidotti è inutile chiedersi "cosa significa?". Uno dei punti fermi sul quale Paolo insiste parlando delle sue composizioni risiede nelle parole "le mie opere non vogliono dire nulla!". Non si tratta infatti, come potrebbe sembrare ad un primo sguardo, di composizioni figurative, bensì astratte, che di per sè non hanno alcun significato. Ciò non vuol dire che dietro i gesti e le creazioni di Eza non vi siano riflessioni. Egli, al contrario, da anni lavora tenendo ben presenti alcuni aspetti della società contemporanea quali le relazioni fra individui, il concetto di desiderio, le dinamiche del mercato dell'arte, il ruolo dell'artista e il rapporto tra opere d'arte e pubblico.
In un certo senso i punti sopra citati sono tutti anelli della catena che rappresenta il percorso artistico di Guidotti. Per comprendere questi legami si potrebbe partire dalle parole del re della Pop Art, Andy Warhol, che alla domanda: "Perchè uno fa arte?" risponde: Per non morire". Se una persona vive entra inevitabilmente in contatto e si trova a dover dialogare con altri individui. Paolo allora pensa che, come esprime Kant con la frase "la bellezza non sta nella Natura ma negli occhi di chi la guarda", il pubblico abbia un'importanza primaria nel suo processo creativo. Un'opera infatti esiste dal momento che qualcuno la nota, la desidera; dunque non è tanto importante l'artista ma chi da all'opera senso di esistere, la apprezza, la compra e ne parla. Per questo motivo una particolarità dei lavori di Guidotti risiede nel fatto di non avere un titolo fino a quando qualcuno, prendendone possesso, non gli dona il proprio nome. In quest'ottica le composizioni potrebbero risultare maggiormente desiderabili proprio per il fatto che stringono con il proprietario un legame molto forte; esse risultano, inoltre, quasi invendibili una seconda volta perchè metterebbero chi le possiede quasi nella condizione di vendere una parte di sè. Ciò rende i pezzi degli unicum, in aperto conflitto con i meccanismi della produzione seriale di massa, assolutamente anonima. Tale concetto è rafforzato dal fatto che il prezzo delle singole opere corrisponde al loro numero di serie.
Dal punto di vista tecnico le composizioni in mostra sono per la maggior parte dei collage su tavola e i vari pezzi incollati sono tutti frammenti di quadri famosi o architetture. Tutti i lavori presentano le medesime dimensioni: il formato scelto, 30 X 40, è volutamente contenuto per contrastare la tendenza contemporanea a produrre lavori di dimensioni tali da stupire il pubblico. Osservando le composizioni si possono riscontrare alcuni elementi tratti dall'informale o dal cubismo, mentre il processo creativo viene paragonato dallo stesso Guidotti al modo di procedere di Jackson Pollock con la sua Action Painting: come le tracce di colore del pittore statunitense, infatti, anche il taglio e l'applicazione dei frammenti da parte Eza sono dettati dal caso e dall'istinto.
In conclusione l'invito è di recarsi a Il Libraio prima del 21 Dicembre e curiosare tra gli scaffali per apprezzare e scoprire tutti i trentotto pezzi esposti.
Alice Betti
foto di Maria Giusi Canova