Questa mattina stavo pensando a quale personale augurio di Buon Natale poter dedicare alle persone a me più care.
Così ho provato a guardare indietro, a questo anno passato, ricco di grandi scoperte, avventure e profondi cambiamenti.
Mi scuserete per questa mail collettiva, più lunga del solito, ma sento il dovere di condividere con voi tutti il mio personale ringraziamento per tutto ciò che mi avete donato e mi continuate a donare ogni giorno che passa.
Non importa se con alcuni di voi non ci sentiamo da tanto tempo, non importa, invece, se ci vediamo ogni santo giorno, non importa se la vita, dopo tanti anni, ci ha portati lontani o, al contrario, ci ha fatto conoscere da poco tempo.
Sappiate che ogni giorno che apro gli occhi la mattina e prendo la nave ed entro in classe e preparo i compiti e scherzo con i miei ragazzi e torno a casa distrutta, ma viva, e mi rimetto sotto le coperte, e mi addormento, ripensando alla giornata trascorsa, sappiate che ogni giorno, in ogni passo che compio, c’è sempre un pezzetto di voi che mi accompagna e mi modifica per sempre.
Stamattina, pensando a quale speciale augurio dedicarvi per questo Santo Natale, mi è venuto in mente il saggio sulla leggerezza di Italo Calvino dove lo scrittore sostiene le ragioni della leggerezza, considerato un valore, anziché un difetto.
Racconta come, quando ha iniziato la sua attività, “il dovere di rappresentare il nostro tempo era l’imperativo categorico d’ogni giovane scrittore.
Pieno di buona volontà, cercavo d’immedesimarmi nell’energia spietata che muove la storia del nostro secolo, nelle sue vicende collettive e individuali. Cercavo di cogliere una sintonia tra il movimentato spettacolo del mondo, ora drammatico, ora grottesco, e il ritmo interiore picaresco e avventuroso che mi spingeva a scrivere.
Presto mi sono accorto che tra i fatti della vita che avrebbero dovuto essere la mia materia prima e l’agilità scattante e tagliente che volevo animasse la mia scrittura c’era un divario che mi costava sempre più sforzo superare. Forse stavo scoprendo solo allora la pesantezza, l’inerzia, l’opacità del mondo […] era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa.”
Manuela Magnoni