Alcuni mesi fa, mi è capitato di ritrovare in una bancarella di una piccola fiera antiquaria tre lettere scritte da Giacomo Mellini, colui che fra l’altro era stato al comando dei bastimenti riesi del convoglio che riportò Napoleone in Francia, a Giovanni Fabbroni, direttore della Zezza del Granducato di Toscana e presidente della società di gestione delle miniere di Rio, fra il 1817 e il 1818. Nelle lettere si parla in modo particolare della scoperta fatta dal Mellini di letti di carbone fossile a Rio Marina. La scoperta, al tempo destò grandi interessi nella speranza di ritrovare giacimenti di quella materia prima energetica che assieme al ferro era la base della modernizzazione industriale. Giacimenti di carbone idonei alla siderurgia non furono ritrovati, ma il carbone di Rio alimentò per tutto il XIX secolo una manifattura locale di acquerelli e inchiostro.
Attorno a quelle lettere mi sono divertito a scrivere un breve racconto di screpolature napoleoniche e geologiche, che attualmente è in corso di stampa. Lo scritto si chiude con questo passo : “ …e arriviamo alla fine di questo racconto. L’Elba per i geologi e per la natura, nonostante l’antichità delle sue rocce, è una terra giovane, ancora acerba, che deve essere modellata dall’acqua e dal vento. Le sue montagne sono scoscese e le sue coste segnate da scogliere e ripide falesie. Le sue piane alluvionali e le sue foci sono luoghi dove i sassi e le sabbie, erose dai monti e trasportate dalle acque, vogliono liberamente espandersi, ubbidendo a regole naturali che, speculazioni ed arroganze tecnologiche tentano in modo effimero di ignorare. In una di queste piane, all’inizio del Terzo Millennio, venne scavato un gigantesco buco, presto riempito dalle acque, ed elevate scheletriche colonne di cemento a reggere solai e terrazze. Non paghi, le colonne si estesero fino alla strada, in un triste quadro di corruzioni e sicumere.
Siamo a Procchio. Siamo nella spiaggia de “ La Baracchina”, dei Roster, dei Del Greco, dei Rapisardi, degli Olschki; dei magici paesaggi di Llewelyn Lloyd, come ci ha ricordato una recente e bella mostra allestita al Museo Bardini a Firenze. Siamo nei luoghi che visse Marcella Olschki, ai tempi della sua Terza Liceo e della sciarpa azzurra dello Zio Donato. Sono i luoghi di Beppe Lieto, di Gonni e dei “ Pittori delle dune”, che negli anni cinquanta animarono questi luoghi e lasciarono il loro segno “da Renzo”, dove ancora fa bella mostra quel “ Napoleone qui non ha mai mangiato. Mai! “, che non può essere perso.
A Procchio, con le vicende dell’ecomostro, e le sentenze della magistratura, abbiamo assistito ad una chiara esemplificazione di cosa voglia dire “sfruttare l’Elba”, violentare e consumare il suo paesaggio e la sua storia, minare la sua economia, infrangendo le regole naturali che governano l’evoluzione del territorio. Però abbiamo assistito anche come integerrimi funzionari pubblici, coraggiose giornaliste, associazioni ambientaliste e tanti elbani, siano stati in grado di denunciare e fermare il cemento. L’ecomostro è stato abbattuto, l’area sarà riqualificata e messa in sicurezza , e poi…Il poi deve avere un imperativo categorico: Nuovo cemento, Nuove arroganze ? No,grazie! Questo dobbiamo a noi stessi ed a coloro che dopo di noi, hanno il diritto di vivere, nella serenità e nel benessere, la terra e il mare, i colori e i profumi, la storia e le tradizioni dell'Isola d'Elba.”.
E’ di pochi giorni fa, la notizia che l’ecomostro di Procchio è stato finalmente completamente abbattuto e che il Comune di Marciana ha già iniziato i primi lavori di messa in sicurezza della piana, ai quali seguiranno quelli della Regione. Sono lavori complessi, la cui esecuzione è in grado di offrire una preziosa opportunità di riavvicinamento del cittadino alle istituzioni. E è di oggi la lettera di Cecilia Pacini sull’ex- ritrovo “ da Renzo” e sulla sua nuova insegna. Cara Ceci, forse siamo isolati e lontani…ma inutili non credo proprio! Grazie!
Beppe Tanelli