Dall’incontro avvenuto il 24 gennaio scorso, purtroppo in un bar, con due soci fondatori della Fondazione e alcune persone dei Comitati Elbani Riuniti, abbiamo appreso che la caratteristica e l’obiettivo della Fondazione sono agire per “Il Bene dell’Elba”. Ottimo proposito.
Potrà sembrare semplicistico, sciocco, romantico o eccessivamente accorto, ma io preferisco un volontariato senza politica e senza capitali, onde evitare sospetti di interessi personali, privati e/o politici.
I modi per realizzare questo scopo possono essere non condivisibili e comunque discutibili nel rapporto causa-effetto. Facciamo degli esempi per aiutarci a capire.
Nel comune di Portoferraio, 11-12.000 abitanti circa, grazie alle improvvide amministrazioni comunali, abbiamo un incredibile numero di centri commerciali. In questi centri si vendono principalmente generi alimentari e bevande ma anche tanti altri articoli: abbigliamento, calzature, casalinghi, profumeria e detersivi, giocattoli, cartoleria, libri e giornali, arredamento, Tv etc. etc.. Certo, per far funzionare questi grandi mercati c’è bisogno di manodopera e quindi danno lavoro a tanti dipendenti, detti anche sottoposti che prima avevano attività in proprio. Insomma, da padroni sono diventati garzoni e cioè il pesce grosso ha mangiato il piccolo. Il sistema così snaturato ha prodotto persone non più autonome. I proprietari dei centri commerciali saranno convinti di fare il bene dell’Elba senza rendersi conto, invece, che i piccoli commercianti non potendo competere con loro hanno dovuto chiudere i loro negozi. Salta agli occhi la continua chiusura di attività private, particolarmente nel centro storico, in parte dovuta come già detto alle dissennate amministrazioni locali. L’esempio può far capire come un’idea può essere buona, ma bisogna vedere come viene realizzata e in che limiti, altrimenti il rischio è creare una forma di monopolio, regime pericolosissimo perché mette l’economia di un territorio nel potere di pochi privati.
Un altro esempio: gli architetti che progettarono i cosiddetti Grattacielo sul porto di Portoferraio, le amministrazioni comunali e gli enti preposti all’urbanistica che li approvarono, dando le autorizzazioni a edificarli, si presuppone che pensassero di apportare una ventata di innovazione per il bene dell’Elba e il suo sviluppo. In realtà hanno permesso le costruzioni più indecenti e più stolte che si possa mai immaginare, lasciando il marchio indelebile dello stupro fatto alla nostra città (magari ci fosse l’illuminazione di abbatterli).
Di riflesso viene subito da pensare ad un altro esempio relativo al Water Front. Certo, tutti vogliamo che la zona interessata venga bonificata, organizzata, provvista di strutture di servizio pubblico, abbellita con giardini e alberi, godibile dagli elbani e dai turisti, ma non siamo per niente convinti che questo progetto farà il bene dell’Elba. Infatti, dal momento che modificherà, in tutti i modi, per terra e per mare, l’impareggiabile bellezza del golfo di Portoferraio, biglietto di presentazione e di accoglienza dell’Isola d’Elba, non potrà mai più essere tale quando venisse riempito e sporcato da 550 imbarcazioni a motore + 1400 posti auto e chiuso da edifici (a parte la ridicolaggine dei cannocchiali) che impediranno la vista del panorama.
Mai dimenticare che la bellezza naturale dell’Isola d’Elba è il primo e assoluto motivo di richiamo del turismo, cioè motore della nostra economia. Persa questa, perdiamo tutto.
Ma sempre per il bene dell’Elba c’è chi pensa debba essere fatto quello che noi elbani consideriamo uno spregio.
Immaginiamoci l’incredibile scenario: da un lato i due Grattacielo e dall’altro il Water Front! Dite voi, se non è uccidere il territorio. Altro che, come ci viene detto, rivalutare la zona per lo sviluppo economico, qui si tratta di rivalutare i capitali dei privati che vi investiranno senza considerare quanto sopra descritto. Anche accettando le buone intenzioni, il bene dell’Elba non sempre è il bene comune. E’ evidente che vi sono angolazioni diverse nel considerare un’idea, un progetto, una risoluzione, un’iniziativa.
In una mia precedente lettera, mi ero permessa di suggerire per il bene dell’Elba di dare un forte impulso all’agricoltura e all’industria ittica, da sviluppare di pari passo con l’industria turistica. Oggi, in più, vorrei suggerire corsi di educazione civica tramite la televisione locale per noi elbani (vedi: escrementi di cane ovunque, cicche di sigarette in ogni dove, auto parcheggiate sui marciapiedi, cartacce e lattine abbandonate per terra, commercianti che nemmeno salutano quando entri ed esci dai loro locali, addetti al servizio pubblico poco disponibili verso l’utente).
a)La popolazione è, sicuramente, interessata a sapere cosa pensa la Fondazione, con la sua commissione su Natura e Ambiente, riguardo al progetto Water Front.
b)Sapendo che la Fondazione accetterà chiunque voglia iscrivercisi, ci poniamo altre domande con una certa apprensione: accettando qualsiasi iscrizione non c’è il rischio che persone del continente o locali vi entrino per percorrere una strada che possa agevolare i loro interessi personali (principalmente nelle commissioni Commercio e imprese, Trasporti e infrastrutture, Natura e ambiente)?
c)Possono iscriversi indagati?
d)Tra coloro che occupano il Direttivo della Fondazione vi sono persone interessate a presentarsi alle elezioni amministrative e/o politiche? Persone che abbiano già cariche o incarichi incompatibili con la Fondazione?
e)Cosa pensa sull’abusivismo edilizio, sul costruire sulla costa, sull’eventualità della privatizzazione della sanità, delle spiagge, sulle incursioni motociclistiche nel Parco, sulla caccia?
f)La Fondazione Onlus come si rapporterà con le amministrazioni locali?
E qui ci fermiamo perché il testo è già troppo lungo.
Abbiamo portato alcuni esempi e posto delle domande pertinenti il bene dell’Elba.
I cittadini eleggono gli amministratori pubblici affinché provvedano alle necessità, alla protezione delle persone e del territorio, compresa la conservazione dello stesso, ad un’economia sana legata ad uno sviluppo sostenibile, ad un sensibile rapporto con i propri elettori che permetta a tutti di vivere con serenità.
Tutti noi cittadini/elettori dobbiamo essere per gli amministratori di stimolo, fare richieste e pretendere risposte, fare pressioni, avanzare critiche, proposte e, se capiamo che loro non sono all’altezza dell’impegno preso con noi, bisogna chiedere con forza e ottenere in brevissimo tempo le loro dimissioni prima che ci danneggino ulteriormente.
I temi che la Fondazione si prende l’impegno di trattare, anche se encomiabili, a mio avviso sono di pertinenza delle amministrazioni comunali, che a loro volta dovrebbero risolvere tanto più pretendendo l’aiuto della Provincia e della Regione; ma tenendo sempre presente che loro sono al servizio della popolazione e non dei politici e dei privati.
Nell’incontro del 24 gennaio scorso, i due interlocutori della Fondazione hanno tenuto, più volte, a precisare che la Fondazione deve essere una cosa e i Comitati Elbani Riuniti un’altra, continuando ad esser ciò che sono stati fino ad oggi.
Con piacere prendo atto di questa linea lasciando, ovviamente, a chi vuole la libertà di decidere se entrare o no nella commissione Sanità, con i migliori auguri di buon lavoro. Personalmente accolgo l’opportuna proposta di considerare separate la Fondazione e i Comitati Elbani Riuniti, continuando il mio modestissimo impegno civico nei CER, poiché trovo questi più consoni alla mia dimensione e principi. All’interno della Fondazione vi sono persone che parteciperanno ad alcune commissioni che conosco e reputo stimabilissime, sulle quali confido per un ottimo lavoro.
Nessuno si senta offeso, perché quando si vive sulla stessa barca è giusto chiedere come e dove la barca ci condurrà.
Luciana Gelli
Dall’incontro avvenuto il 24 gennaio scorso, purtroppo in un bar, con due soci fondatori della Fondazione e alcune persone dei Comitati Elbani Riuniti, abbiamo appreso che la caratteristica e l’obiettivo della Fondazione sono agire per “Il Bene dell’Elba”. Ottimo proposito.
Potrà sembrare semplicistico, sciocco, romantico o eccessivamente accorto, ma io preferisco un volontariato senza politica e senza capitali, onde evitare sospetti di interessi personali, privati e/o politici.
I modi per realizzare questo scopo possono essere non condivisibili e comunque discutibili nel rapporto causa-effetto. Facciamo degli esempi per aiutarci a capire.
Nel comune di Portoferraio, 11-12.000 abitanti circa, grazie alle improvvide amministrazioni comunali, abbiamo un incredibile numero di centri commerciali. In questi centri si vendono principalmente generi alimentari e bevande ma anche tanti altri articoli: abbigliamento, calzature, casalinghi, profumeria e detersivi, giocattoli, cartoleria, libri e giornali, arredamento, Tv etc. etc.. Certo, per far funzionare questi grandi mercati c’è bisogno di manodopera e quindi danno lavoro a tanti dipendenti, detti anche sottoposti che prima avevano attività in proprio. Insomma, da padroni sono diventati garzoni e cioè il pesce grosso ha mangiato il piccolo. Il sistema così snaturato ha prodotto persone non più autonome. I proprietari dei centri commerciali saranno convinti di fare il bene dell’Elba senza rendersi conto, invece, che i piccoli commercianti non potendo competere con loro hanno dovuto chiudere i loro negozi. Salta agli occhi la continua chiusura di attività private, particolarmente nel centro storico, in parte dovuta come già detto alle dissennate amministrazioni locali. L’esempio può far capire come un’idea può essere buona, ma bisogna vedere come viene realizzata e in che limiti, altrimenti il rischio è creare una forma di monopolio, regime pericolosissimo perché mette l’economia di un territorio nel potere di pochi privati.
Un altro esempio: gli architetti che progettarono i cosiddetti Grattacielo sul porto di Portoferraio, le amministrazioni comunali e gli enti preposti all’urbanistica che li approvarono, dando le autorizzazioni a edificarli, si presuppone che pensassero di apportare una ventata di innovazione per il bene dell’Elba e il suo sviluppo. In realtà hanno permesso le costruzioni più indecenti e più stolte che si possa mai immaginare, lasciando il marchio indelebile dello stupro fatto alla nostra città (magari ci fosse l’illuminazione di abbatterli).
Di riflesso viene subito da pensare ad un altro esempio relativo al Water Front. Certo, tutti vogliamo che la zona interessata venga bonificata, organizzata, provvista di strutture di servizio pubblico, abbellita con giardini e alberi, godibile dagli elbani e dai turisti, ma non siamo per niente convinti che questo progetto farà il bene dell’Elba. Infatti, dal momento che modificherà, in tutti i modi, per terra e per mare, l’impareggiabile bellezza del golfo di Portoferraio, biglietto di presentazione e di accoglienza dell’Isola d’Elba, non potrà mai più essere tale quando venisse riempito e sporcato da 550 imbarcazioni a motore + 1400 posti auto e chiuso da edifici (a parte la ridicolaggine dei cannocchiali) che impediranno la vista del panorama.
Mai dimenticare che la bellezza naturale dell’Isola d’Elba è il primo e assoluto motivo di richiamo del turismo, cioè motore della nostra economia. Persa questa, perdiamo tutto.
Ma sempre per il bene dell’Elba c’è chi pensa debba essere fatto quello che noi elbani consideriamo uno spregio.
Immaginiamoci l’incredibile scenario: da un lato i due Grattacielo e dall’altro il Water Front! Dite voi, se non è uccidere il territorio. Altro che, come ci viene detto, rivalutare la zona per lo sviluppo economico, qui si tratta di rivalutare i capitali dei privati che vi investiranno senza considerare quanto sopra descritto. Anche accettando le buone intenzioni, il bene dell’Elba non sempre è il bene comune. E’ evidente che vi sono angolazioni diverse nel considerare un’idea, un progetto, una risoluzione, un’iniziativa.
In una mia precedente lettera, mi ero permessa di suggerire per il bene dell’Elba di dare un forte impulso all’agricoltura e all’industria ittica, da sviluppare di pari passo con l’industria turistica. Oggi, in più, vorrei suggerire corsi di educazione civica tramite la televisione locale per noi elbani (vedi: escrementi di cane ovunque, cicche di sigarette in ogni dove, auto parcheggiate sui marciapiedi, cartacce e lattine abbandonate per terra, commercianti che nemmeno salutano quando entri ed esci dai loro locali, addetti al servizio pubblico poco disponibili verso l’utente).
a) La popolazione è, sicuramente, interessata a sapere cosa pensa la Fondazione, con la sua commissione su Natura e Ambiente, riguardo al progetto Water Front.
b) Sapendo che la Fondazione accetterà chiunque voglia iscrivercisi, ci poniamo altre domande con una certa apprensione: accettando qualsiasi iscrizione non c’è il rischio che persone del continente o locali vi entrino per percorrere una strada che possa agevolare i loro interessi personali (principalmente nelle commissioni Commercio e imprese, Trasporti e infrastrutture, Natura e ambiente)?
c) Possono iscriversi indagati?
d) Tra coloro che occupano il Direttivo della Fondazione vi sono persone interessate a presentarsi alle elezioni amministrative e/o politiche? Persone che abbiano già cariche o incarichi incompatibili con la Fondazione?
e) Cosa pensa sull’abusivismo edilizio, sul costruire sulla costa, sull’eventualità della privatizzazione della sanità, delle spiagge, sulle incursioni motociclistiche nel Parco, sulla caccia?
f) La Fondazione Onlus come si rapporterà con le amministrazioni locali?
E qui ci fermiamo perché il testo è già troppo lungo.
Abbiamo portato alcuni esempi e posto delle domande pertinenti il bene dell’Elba.
I cittadini eleggono gli amministratori pubblici affinché provvedano alle necessità, alla protezione delle persone e del territorio, compresa la conservazione dello stesso, ad un’economia sana legata ad uno sviluppo sostenibile, ad un sensibile rapporto con i propri elettori che permetta a tutti di vivere con serenità.
Tutti noi cittadini/elettori dobbiamo essere per gli amministratori di stimolo, fare richieste e pretendere risposte, fare pressioni, avanzare critiche, proposte e, se capiamo che loro non sono all’altezza dell’impegno preso con noi, bisogna chiedere con forza e ottenere in brevissimo tempo le loro dimissioni prima che ci danneggino ulteriormente.
I temi che la Fondazione si prende l’impegno di trattare, anche se encomiabili, a mio avviso sono di pertinenza delle amministrazioni comunali, che a loro volta dovrebbero risolvere tanto più pretendendo l’aiuto della Provincia e della Regione; ma tenendo sempre presente che loro sono al servizio della popolazione e non dei politici e dei privati.
Nell’incontro del 24 gennaio scorso, i due interlocutori della Fondazione hanno tenuto, più volte, a precisare che la Fondazione deve essere una cosa e i Comitati Elbani Riuniti un’altra, continuando ad esser ciò che sono stati fino ad oggi.
Con piacere prendo atto di questa linea lasciando, ovviamente, a chi vuole la libertà di decidere se entrare o no nella commissione Sanità, con i migliori auguri di buon lavoro. Personalmente accolgo l’opportuna proposta di considerare separate la Fondazione e i Comitati Elbani Riuniti, continuando il mio modestissimo impegno civico nei CER, poiché trovo questi più consoni alla mia dimensione e principi. All’interno della Fondazione vi sono persone che parteciperanno ad alcune commissioni che conosco e reputo stimabilissime, sulle quali confido per un ottimo lavoro.
Nessuno si senta offeso, perché quando si vive sulla stessa barca è giusto chiedere come e dove la barca ci condurrà.
Luciana Gelli