Nel nuovo libro di Francesco Guccini “Nuovo dizionario delle cose perdute”, dopo “La carta carbone” e “Il bucato” e prima de “Le scarpe”, alla voce “L’autostop”, a pagina 106, si legge: “Ma noi, autostop, proprio poca roba, tratte corte caricati da camioncini locali e vespisti, da un tir carico di materiale ferroso dell’isola d’Elba che andava a cinque all’ora (e il camionista si sporgeva dal posto di guida per vedere se l’acqua del radiatore bolliva) o dal cugino di un amico che diceva: «Ma cosa fai qui? Sei rimasto a piedi? Davi andare a casa?».
Non sappiamo chi fosse quel camionista elbano, né lui sapeva naturalmente di aver caricato a bordo un ragazzo che sarebbe diventato uno dei più grandi cantautori/poeti delle nostre vite, non sappiamo se sia ancora fra noi (come speriamo, sperando si riconosca leggendo), ma lo ringraziamo per aver dato un lento passaggio a quel lungagnone di Pavana che, dopo aver cantato storie indimenticabili, ora ha messo l’Elba ed un elbano gentile in un angolino di questo piccolo secondo dizionario delle cose perdute, che è un gioiellino, una collana di perle traslucide di ricordi di come eravamo e di come potevamo essere, se non avessimo perso la generosa innocenza di quel paziente camionista.
Tiro Fisso