“Napoleone. Imperatore, imprenditore e direttore dei lavori all’isola d’Elba” (Gangemi editore, Roma, 2014), è il volume firmato da Roberta Martinelli e Velia Gini Bartoli che raccoglie il frutto di quasi 10 anni di ricerche compiute sulle residenze napoleoniche dell’isola d’Elba e in particolare finalizzati alla restituzione dell’identità imperiale al Palazzo dei Mulini di Porto Ferraio.
Sarà presentato nei locali di Fondazione Livorno (piazza Grande, 23, II piano, Livorno) lunedì 24 marzo alle 17,30 dalle autrici Roberta Martinelli,direttore dei Musei Nazionali delle Residenze Napoleoniche dell'isola d'Elba presso Ministero dei beni e le attività culturali 1998-2013 e coordinatore gruppo di studi internazionale per il bicentenario dell’arrivo di Napoleone all’isola d’Elba, autrice del volume e Velia Gini Bartoli, architetto e storica dell’architettura. Ed interverranno il senatore Andrea Marcucci, presidente della Commissione permanente Istruzione pubblica e beni culturali del Senato della Repubblica, Luciano Barsotti, presidente di Fondazione Livorno, Arturo Lattanzi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Sergio Valzania, vicedirettore di Radio Rai e storico.
Un libro tutt’altro che scontato, dal momento che svela finalmente il palazzo dei Mulini nella sua essenza napoleonica, riportandolo all’impronta architettonica, logistica, funzionale e cromatica che l’imperatore aveva voluto dargli, e lo fa riscoprendo finalmente tutte le perfette analogie con le residenze napoleoniche sparse per l’Europa e restituendo verità alla storia del Palazzo.
Il coraggio di una scelta: riportare Napoleone nelle residenze e restituire le residenze a Napoleone
Le autrici si sono confrontate con il progetto ambizioso di “correggere due secoli di errori e di leggende” riguardanti le residenze di Napoleone all’isola d’Elba, come spiega nel suo saggio introduttivo Bernard Chevallier (uno dei maggiori esperti mondiali di storia napoleonica ed ex presidente della Fondation Napoléon di Parigi), il primo dei quali fu commesso proprio dallo Stato Italiano nel 1927 dopo l’acquisizione dei Mulini.
“Solo negli ultimi anni – spiegano le autrici - si è avvertita, da chi aveva la responsabilità di conservare e valorizzare questo bene di straordinario valore storico, la necessità di dotarsi del supporto di un’indagine scientifica che permettesse di capire quale era lo stato effettivo della residenza ‘imperiale’ dei Mulini, così come Napoleone l’aveva progettata e realizzata. Non si era infatti mai indagato su quanto complesse fossero le modalità con le quali Napoleone organizzava i luoghi in cui viveva, anche temporaneamente, codificandole fin dall’inizio dell’Impero con l’istituzione della Maison de l’Empereur, e dell’Etiquette Imperiale. Pigrizia culturale e supponenza hanno finito così per consolidare l’immagine di un Imperatore prigioniero, afflitto e sconfitto, confinato in una residenza di modeste dimensioni. Ha così prevalso una ‘vulgata’ alimentata dalla tradizione orale e da una pubblicistica aneddotica che ha finito per condizionare ogni approccio con il patrimonio napoleonico dell’Elba, che non ha mai convinto gli studiosi e che lasciava interdetti i visitatori, soprattutto stranieri”. In definitiva, per azzardare una sintesi efficace, le autrici hanno puntato, con coraggio e determinazione, a riportare Napoleone nelle residenze e restituire le residenze a Napoleone.
Dove è l’imperatore è l’Impero
Il volume, già in vendita nelle librerie al costo di 18 euro, è accompagnato dalla prefazione di Luigi Mascilli Migliorini, il più importante storico italiano dell’epoca napoleonica e membro dell’Accademia dei Lincei, che scrive: “All’Elba sembra recitarsi un copione in tono minore. Una commedia italiana si sarebbe quasi tentati di dire, di fronte alle due grandi tragedie che si mettono in scena nelle due terre delle memorie più struggenti: quella delle origini e quella della fine. Colpa, o meglio responsabilità anche degli storici, che si sono, certo, occupati dei dieci mesi di Napoleone all’Elba. Ma nessuno tra loro ha mai ritenuto necessario guardare a fondo. La pazienza di capire è la virtù tenacemente esercitata da Roberta Martinelli e Velia Gini Bartoli nell’affrontare e nel risolvere i non pochi problemi che hanno accompagnato il progetto di restauro della residenza napoleonica a Portoferraio. Qui, nella Villa dei Mulini, ritorna, come sotto la tenda di Austerlitz o nei saloni delle Tuileries, l’antico messaggio: dove è l’Imperatore lì è l’Impero”.
Ancora per sottolineare il ruolo chiave del soggiorno elbano di Napoleone, nel suo testo Chevallier sottolinea come durante l’esilio all’Elba “Napoleone recitasse uno parte, facendo credere a tutti che si trovasse magnificamente all’Elba, dove contava di trascorrere il resto dei suoi giorni. Voleva che tutto fosse come alle Tuileries ed impose ancor più che a Parigi l’etichetta del palazzo imperiale pubblicata da lui stesso nel 1806, per evitare eccessi di familiarità che non avrebbe sopportato”. Appare allora evidente come tutti i cambiamenti progettati e fatti realizzare fossero tesi a rendere i Mulini il suo palazzo imperiale. E in questo lavoro di ricostruzione dell’identità napoleonica dei Mulini, condotto dalle autrici, un ruolo fondamentale l’ha avuto la costituzione di un gruppo di lavoro internazionale composto da storici, ricercatori e storici dell’arte che è stato in grado di mettere insieme documenti inediti tali da completare, con l’inventario dei mobili delle residenze imperiali pubblicato nel 2005 nell’ambito del progetto del bicentenario, il vero quadro della situazione.
Dott.ssa Anna Benedetto