Forse noi elbani non siamo più i soliti provinciali di un tempo. Dalle pagine di questa rubrica, “Lo Scoglio Visto da Lontano”, so bene che non sono la sola ad aver viaggiato, visto, condiviso e vissuto altre realtà e altri mondi. Viaggiando penso spesso alla nostra isola, faccio confronti e paragoni continui. Mi succede lo stesso anche nelle mie letture.
Leggo in un blog interessante di Francesco Zanotti intitolato “Balbettanti Poietici”, cioè creativi, un pensiero che mi riporta alla mentalità dietro i viaggi invernali di alcuni elbani, lunghi e drastici, ma ormai sempre più desueti: “Forse abbiamo imparato a girare per il mondo. Fisicamente. Ma non vogliamo viaggiare nella Storia e nella Conoscenza.
Siamo sempre in viaggio, ma questo viaggio ci porta sempre nel nostro angusto angolo di vita. A guardare quell'angolo di vita che ci sembra proprio lo stesso in qualunque parte del mondo noi si sia. Viaggiamo il mondo, ma ci portiamo le banalità delle nostre conoscenze. E facciamo diventare tutto banale.”
Sono convinta che presto spariranno gli elbani che viaggiano solo per “emigrare stagionalmente” per “ritemprarsi durante l’inverno”. Quelle lunghe pause stanno per scomparire, rese desuete dalla crisi economica e dalla nuova imprenditoria, dalla necessità di un turismo a 360 gradi che ci aspetta. Attendo con ansia il futuro in cui ci saranno solo elbani che viaggeranno solo in vacanza, o per lavoro, ma non per “staccare” totalmente dall’Elba e dalla realtà, da un quotidiano poco amato.
Continua il blog: “Dobbiamo imparare a viaggiare nella storia e nella conoscenza. Soprattutto verso i giovani abbiamo il dovere di far sì che non trascurino la storia e la conoscenza perché noi le abbiamo snobbate, depredate, umiliate. Dobbiamo dire ai nostri giovani che noi siamo degni della Storia e della Conoscenza dell’uomo. Che abbiamo contribuito alla storia ed alla conoscenza.”
La speranza di un futuro nostro, davvero, di riappropriazione di un anno intero, completo, durante il quale la vita scorre bilanciata e normale, ancorata alla nostra isola, sta diventando reale e vicina. Il ricordo di estati sempre più brevi, e quindi di una vita professionale sempre più breve, in parallelo a mesi trascorsi su lidi lontani e remoti, si sta già sfumando e trasformando in una creatività, in una poietica sempre maggiori. Il bisogno, le reali necessità della crisi economica sono i maggiori stimoli per un impegno diverso e per non morire nel ricordo di un passato che non ha più senso.
E allora concludo con l’ultimo commento, sempre ripreso da questo interessante blog:
“Lasciatemi scendere nella cronaca: dobbiamo scegliere i futuri manager pubblici? Chiediamoci cosa sanno della storia e della conoscenza dell’uomo. Non di chi sono amici, chi frequentano.
Chiediamoci se passano le serate in compagnia di qualche grande. Se davvero ci fanno salire sulle spalle dei giganti.
Oppure vivacchiano alla loro ombra senza avere neanche il coraggio di alzare, almeno, lo sguardo.”
Cecilia Pacini