Era il lontano 1989. Il prof allora era uno studente confuso, che si crogiolava al sole sull'erba di Piazza dei Miracoli. Un futuro incerto come l'ombra storta di quella torre sbilenca e bellissima. Mille perché nella testa vuota di vita e di senso. Nessuna risposta. Poi, una sera al cinema, arrivò lui: il professor Keating, il protagonista dell'Attimo Fuggente, con tutta la sua corte di poeti estinti. La vita continuò ad essere insensata, ma suddivisa in innumerevoli, affascinanti, attimi fuggenti. La scissione dell'atomo. Il bosone di Higgs. La particella, inutile e meravigliosa, della felicità. Il ragazzo si mise a studiare per diventare insegnante, per liberare il mondo, per far sì che i suoi studenti avessero il coraggio di alzarsi in piedi e diventare giganti.
Inverno 2014. Un'impaziente primavera distrae l'attenzione di venti neoadolescenti smarriti e impreparati a riconoscersi nei nuovi corpi, nei pensieri irrequieti e osceni. Il prof. inserisce il dvd. Si parte. Non si commuoverà, non dovrà commuoversi davanti a loro, inghiottirà il nodo in gola come fosse una pasticca amara, sopporterà l'asfissia con dignitoso contegno, si concederà un colpo di tosse da imputare alle sigarette avvelenate.
Ecco la scena. Quella finale. Il nostro prof. guarda i suoi alunni. Hanno i volti illuminati e le labbra socchiuse. “Carpe diem, siete bellissimi, ragazzi miei”. Pensa tra sé. colpetto di tosse.
La musica sale, il film arriva al culmine. Il professor Keating si volta verso i suoi studenti in piedi sui banchi. Lo hanno cacciato da scuola, ma lui ha fatto poltiglia delle vecchie idee oscurantiste, ha raso al suolo le imposture dei padri e ha dato diritto di cittadinanza ai figli.
Il nostro prof. è distrutto dalla tensione. Ha impegnato tutte le sue energie per ingoiare le lacrime, ha finito la tosse e adesso non ce la fa neppure a parlare. “Bello, bello prof.”, parlano i suoi ragazzi per lui. Esce di classe tutto soddisfatto, convinto di essere il prof. più bravo del mondo. Fino a che.
Fino a che la sua giovane collega, quella carina con i jeans attillati che si muove disinvolta e sinuosa sui tacchi, gli dice che ha sbagliato tutto.
“Mica avrai fatto vedere l'Attimo fuggente ai tuoi alunni? No, vero?”
“Eh, sì. Ma... qual è il problema, io non credo...”
“Dio mio! Poi ci chiediamo perché la scuola italiana vada così male. Per forza! Se ci basiamo su certi modelli!”
La prof. dalle camicette ammiccanti ha pure altri numeri per apparire, agli occhi del prof. più anziano, come titolata a criticare il suo operato. La ragazza sta infatti seguendo il supercorsosuperqualificante per docenti, alla stessa università sotto la stessa torre di tanti anni fa.
E' lì che le hanno svelato i danni devastanti del mitico film del 1989, ormai risolvibili solo con una sana rottamazione del corpo docente più anziano,
Pare infatti che due stimati psicanalisti, Blandino e Granieri, abbiano individuato nell'operato del professor Keating “un bell'esempio non etico nella scuola […] dove il docente non solo collude con gli allievi, ma li manipola e li spinge e fare ciò che vuole, portandoli così ad agire anziché a pensare [...]Quello rappresentato nel film è un atteggiamento fortemente antipsicologico e non etico, perchè il docente, sotto l'apparenza di un atteggiamento liberatorio, in realtà veicola la sua rabbia repressa e spinge gli allievi ad attuare quella ribellione della quale lui ai suoi tempi non era stato capace.” In pratica il professor Keating razionalizza le sue frustrazioni con l'uso di teorie e modelli liberatori. [...]
“....quindi tu ora hai combinato un bel casino in quelle teste”, continua la ragazza col nasino all'insù.
Il prof adesso è steso per KO tecnico. Vorrebbe nascondersi dietro alla lavagna, ma c'è la LIM fissata al muro, allora va a casa con la cartella sotto i piedi.
Però, poco dopo, torna all'antico vizio delle domande.
“Magari gli psicologi avranno considerato l'aspetto che compete loro, ma non hanno compreso (forse perché ignorata?) la valenza romantica (nel senso di aspetto del Romanticismo a cui il film si ispira) del suicidio (dell'alunno Neal), per cui esso è visto non come fallimento, ma come estremo gesto di ribellione?!”
“E poi c'è una parte inequivocabile del film dove il prof Keating dice chiaramente di essere diventato ciò che voleva: Prof, ma perché insegna? Perché mi piace, risponde lui.”
Infine l'ultima domanda: “Ma se il film è americano ed ha avuto successo in tutto il mondo, anche in paesi dove la scuola è all'eccellenza, possibile che abbia rovinato soltanto quella italiana?”
Forse allora le colpe non sono tutte degli insegnanti, magari non basterà nella prossima riforma decarpediemtizzare la scuola italiana, ma occorrerà investirci soldi, competenza, visione ad ampio respiro.
Altrimenti sarà proprio il prof ad alzarsi in piedi, sui banchi, o sui tetti. O all'occorrenza anche in cima alle torri. Soprattutto quelle storte.