Voglio aprire una scuola privata. Una scuola per ricchi. Una scuola di altissima qualità. Vetrate sul mare, piscina, campo da tennis, equitazione per gli alunni plurimiliardari. Dove si parli solo in inglese durante la ricreazione e tedesco nel cortile. Un ampio parcheggio per le jaguar di mezz'Italia. Una scuola all'avanguardia tutta in parquet bianco. Librerie alessandrine, teconologia da Silicon Valley, vigne, prati, un piccolo parco naturale, un porticciolo, una Vespucci scuola ormeggiata sotto.
Nella mia nuova scuola non importa se vai male o bene. Importa se paghi, se riporti un feedback positivo negli ambienti che frequantano i tuoi genitori, se fai aumentare gli iscritti, se tua madre si dà da fare per qualche donazione milionaria e se tuo padre spende qualche parolina con gli uomini giusti: banche, ministero, Europa. Un luogo di altissima formazione, certificato, iperspecializzato, in cui docenti e personale sono qualificati, ben pagati, valorizzati, messi nelle condizioni di dare il meglio di sé. Una scuola che riceve contributi pubblici perchè è previsto dalla Costituzione. Che non guarda le dichiarazioni dei redditi perchè quelle non valgono nulla. Albergatori, imprese, gioiellieri, SPA, discoteche. Lo straordinario mondo che in Italia dichiara meno di un lavoratore dipendente medio può lasciare suo filgio al cancello d'ingresso e guardarlo correre entusiasta verso l'entrata principale del nostro edificio trecentesco.
La mia nuova scuola non è in competizione con quella pubblica perchè competere significa “andare insieme”, “convergere in un unico punto”, “gareggiare verso un traguardo”. Noi non abbiamo niente a che vedere con quella manica di pellai morti di fame. Non vogliamo perdere tempo con l'Art. 3 della Costituzione. Niente rimozione degli ostacoli che limitano di fatto l'uguaglianza dei cittadini. Noi rendiamo grazie alla diversità delle condizioni sociali ed economiche. La nostra eccellenza è per pochi. Pochi ricchi contro molti poveri. L'esclusività è un lusso.
“Non voglio pagare le tasse a questo stato ladro” mi diceva un tizio l'altra sera a cena. C'è stata una lunga discussione. Sul concetto di Stato, su quello di bene comune. Alla fine niente. Due mondi inconciliabili, come un ateo e un credente che ragionano di al di là. Allora mi sono detto Ok. La mia scuola fa per voi. Pet tutti quelli che non vogliono dare più un euro a quest'Italia balorda. Per tutti quelli che non gliel'hanno mai data. Per i signori e gli arricchiti noi proponiamo una scuola interamente finanziata dalla loro evasione fiscale. Il mondo del buisness dei servizi di istruzione è alle porte. Ancora qualche muretto di etica civica da demolire e ci siamo. Si stanno aprendo praterie sconfinate. Dove lo stato arretra, il privato gode.
Nel frattempo però, mentre aspettate che il mio nuovo istituto svetti sull'orizzonte azzurro di qualche centro storico, nell'arco di tempo che mi separa dalla messa a punto di alcuni dettagli per la sua definitiva realizzazione, contintuate a mandare i vostri figlioli alla scuola pubblica. La maggior parte di quelle private non regge ancora il confronto. E poi...la scuola pubblica è gratis. Non si paga niente. Se continuerete ad evadere potrete avere tutto il servizio completo senza sborsare il becco di un quattrino. Ed avere la possibilità di maledire lo stato dal vostro I-phone, seduti sul sedile in pelle del vostro SUV, fermi nel traffico dopo aver sceso vostro figlio davanti al cancello.
Abbiate ancora un po' di pazienza. Lasciate lavorare l'economia. Intanto mettetevi comodi e non preoccupatevi. Pagheremo ancora noi le tasse, anche per voi. Anche per la scuola pubblica che dovranno frequentare i vostri figli.
E' proprio vero: lo Stato è una banda di ladri.