Lo sappiamo tutti ciò che è successo sabato pomeriggio allo stadio Olimpico di Roma dentro e fuori dallo stadio simbolo dello sport. Non per niente si chiama “Olimpico”. Ma in quelle ore, in quei fatti scandalosi non c’è proprio niente di sportivo, di civile né tanto meno di ragionevolezza umana.
Il senso civico dello Stato e degli italiani tutti, degli amanti del calcio pulito trattati come burattini da dei personaggi che organizzano e pianificano questi “incidenti”.
E quello che è più grave è il fatto che a loro è stato concesso il diritto di fare tutto a viso scoperto, anzi il capetto si è messo bene in vista proprio per far capire a tutti chi in quel momento aveva il potere in mano facendosi beffe di tutti, facendosi beffe soprattutto delle presenze istituzionali presenti in tribuna, prendendosi prepotentemente il centro del palcoscenico di un teatrofarsa.
Per un pomeriggio ed una sera abbiamo avuto, oltre San Marino e Città del Vaticano un altro pezzo di terra italica divenuta extraterritoriale per mano di gente che ancora facciamo fatica a definire delinquenti.
E a proposito di Vaticano, persino il Papa prima dell’evento sportivo ha esortato i tifosi alla calma, evidentemente i loro servizi segreti hanno funzionato meglio di quelli della repubblica italiana.
Per anni ci hanno trapanato i timpani con la lotta agli ultras violenti, mi ricordo per esempio del motorino lanciato dagli spalti ed ogni volta ci ripetono che inaspriranno le pene, abbiamo speso milioni per i tornelli agli ingressi degli stadi, sprechiamo fiato ed energie per migliaia di ore televisive in trasmissioni sbrodolanti odi ed inni agli eroi meschini di questo sport che di spirito sportivo a quei livelli non ha più nulla.
Pare che la sorveglianza agli stadi di calcio ci costi una cifra intorno ai 22 –sì proprio ventidue- milioni di euro all’anno, e allora che la sorveglianza ai loro ragazzi milionari che a 35 anni vanno in pensione non toccati dalla riforma Fornero, se la facciano le società sportive interessate, che si assumano una buona volta delle responsabilità dirette.
Ma soprattutto spengiamo i riflettori su questa follia collettiva, becera e violenta mascherata da patriottismo, tutto questo è ridicolo per non dire offensivo nei confronti dei bambini che nei campetti disastrati dalla crisi economica, tirano calci ad un pallone divertendosi e sudando, con i genitori che li guardano orgogliosi.
Qualcuno avrà da obiettare che il calcio porta soldi, e chiuderlo non si può. Che strano, anche lavorare in fabbrica porta soldi ma fabbriche non ce ne sono più, non ci hanno pensato un attimo a chiuderle e portarle via, non sono stati visti elicotteri a sorvegliare le fabbriche per evitare che i proprietari portassero via i macchinari di notte, gli stadi non si sono riempiti di tifosi del lavoro, c’è addirittura chi si lamenta che l’introito portato dal totocalcio negli ultimi tempi è diminuito.
Tutto questo è ributtante, oltraggioso nei confronti (scusate se rincaro la dose, ma sono veramente schifata) di chi si vede togliere 5 euro dalla pensione in nome della spending review, da chi aspetta gli arretrati dello stipendio da mesi e di chi come noi elbani non ha la certezza di sopravvivere ad una caduta per strada perché il nostro ospedale è a pezzi.
Basterebbe poco in fondo, basterebbe sospendere le partite al minimo accenno di “incidenti”, ma se non abbiamo le pa..e per prendere queste decisioni, allora il calcio è proprio nel pallone!........e l’Italia anche!
Maristella Giulianetti