Inverno 1944. Le montagne sputano freddo e fuoco. Quello dei bombardamenti nazisti e fascisti contro le popolazioni civili. La guerra è perduta, ma la ritirata deve essere una scia di sangue. Wanda è minuta e sembra ancora una bambina. La Storia le ha chiesto di scegliere, ma lei non lo sa, fa quello che le sembra un dovere, in mezzo a tanto orrore. Si imbottisce di armi e volantini e attraversa le montagne scontrose della linea Gotica. “I fascisti erano anche stupidi, io nascondevo i fucili dentro la legna, solo che facevo il percorso inverso, portavo la legna tagliata dal paese ai boschi, e loro non sospettavano nulla.”
Adesso la signora Wanda ha 89 anni, è la partigiana- bidella che al museo della Resistenza di Fosdinovo racconta ai ragazzi delle scuole la sua vita. Insiste sulla non banalità della libertà e della scuola. “Ci insegnavano soltanto ad essere fascisti e a marciare, quella non era scuola, non ci spiegavano il significato delle parole. Adesso voi siete liberi, liberi di imparare, ma non è sempre stato così, questo voi lo dovete sapere.”
Il suo è un racconto efficace, spiega a quella platea di nativi digitali, in shock anafilattico per dover tenere spenti i cellulari per un paio d'ore, il sapore della sua prima fetta di carne, quella volta che la gattina si presentò a casa con quel trofeo, preso chissà dove. “Ne portò a casa cinque, noi gliele sfilammo di bocca e le mangiammo, ma una la lasciammo anche per lei.”
All'uscita del museo abbiamo firmato il registro. Quello è un luogo dimenticato, non ci passa quasi più nessuno. Lo hanno aperto solo per noi, in una giornata di pioggia e freddo che rievocava l'inverno del '44. Le firme precedenti appartenevano ad altre scuole. Ci siamo sentiti un po' partigiani anche noi insegnanti, seppure nei nostri comodi e caldi scarponcini da trekking. Se le nuove generazioni non hanno consapevolezza della loro libertà, quanto sono davvero libere? Come si può veramente apprezzare una giornata di scuola, se non abbiamo mai marciato nei sabati fascisti?
No, la libertà, da sola, non è sufficiente, per nulla. Mi perdoni la signora Wanda dalle dita ricurve, se ho la tendenza un po' melodrammatica all'eroismo, ma anch'io devo fare la Liberazione come lei. Da ora in poi, tutte le mattine, entrerò in classe e, cercando le parole più indelebili ed evocative, spiegherò ai miei ragazzi il significato di libertà, per non correre il rischio che chi ne ha così tanta non sappia più cosa farsene.
Ancora un dubbio, quasi uno scrupolo, per chi è un operatore della scuola pubblica, la scuola di tutti, in tempi di par condicio e larghe intese: siamo di parte, ovvero ideologicamente connotati, se invece del fascismo scegliamo, ogni giorno, la Costituzione?