"Il pranzo della domenica"
Questa settimana vi proponiamo tre ricette di liquori della tradizione di S.Piero, il Liquore d’arancio, il Nocino e il Poncino che fanno parte della raccolta di Roselba Danesi “Come si mangiava”. Le ricette provengono dal “Quaderno della nonna di Fausto”, il linguaggio è quello dell’epoca.
Liquore d’arancio
1,5 kg di Spirito di vino
2,5 kg. di zucchero
2 litri d’acqua
30 gr. di Corteccia d’arancio
10 gr. di Cortecia di mandarino
3 gr. di Cannella regina
3 gr. di Macis
Si mettono queste sostanze in fusione nello spirito per 10 giorni, dopo si passano per un pannolino e vi si unisce uno sciroppo fatto con 2 litri acqua e 2 Kg. e mezzo di zucchero e si fa bollire per mezz’ora.
Poi si mettono 4 cucchiaiate di zucchero in una casseruola piccola, si fa tostare finche abbia preso un bel colore dorato, si unisce allo spirito e allo sciroppo aromatizzato e quando è raffreddato si mette in bottiglia ben turata.
Nocino
30 noci fresche
2 litri di Spirito
2 kg. di zucchero
10 gr, di cannella
5 gr. di garofani
5 gr. di macis
Qualche pezzetto di scorza d’arancia.
Si prendono 30 noci fresche (nei primi di giugno), si tagliano a fettine e si mettono in infusione con due litro di spirito di vino; si pone il tutto in bottiglione ben chiuso che si tiene esposto al sole per 40 giorni agitandolo di quando in quando, e ritirandolo ogni sera.
Dopo questo tempo si passa lo spirito per un pannolino fitto e vi si aggiunge uno sciroppo fatto con due caraffe d’ acqua e due chili zucchero lasciato bollire per mezz’ora. Si versa nuovamente tutto questo liquido insieme nella bottiglia cogli altri ingredienti e vi si lascia per altri otto giorni.
Si torna a filtrare , e si mette in bottiglia ben turata.
Liquore Poncino
Si prende una chiara d’uovo e mezzo bicchier d’acqua e si batte a neve. Poi vi si aggiunge mezzo litro d’acqua, 4 etti e mezzo zucchero bianco e si lascia bollire per 20 minuti.
Indi si leva dal fuoco si fa passare per un panno e vi si unisce mezzo litro di buon rhum e una buccia d’arancio tagliata sottilmente perché non prenda l’amaro. Dopo due o tre ore si leva la buccia e si imbottiglia.
Valter Giuliani http://www.elbataste.com/