Come stare nel mondo? Che rapporto avere tra noi e la realtà che ci circonda, tra noi e gli altri?
Sono domande che in una forma o nell’altra prima o poi ci poniamo tutti, in ogni cultura e in ogni tempo, a cui non sappiamo mai dare una sola e unica risposta, perché come il cambiare del tempo e del mare, le stesse risposte cambiano costantemente dentro di noi.
Sono questi i temi che hanno fatto di Tiziano Terzani uno degli scrittori più letti e amati di questi anni. E più passa il tempo, più i suoi libri si diffondono a macchia d’olio, senza mostrare i segni del tempo.
A dieci anni dalla sua scomparsa Tiziano Terzani ci sorprende ancora con una novità, grazie al lavoro di Alen Loreti, che aveva già seguito i due volumi dei Meridiani Mondadori, e alla cura che la famiglia ha dedicato ai materiali lasciati a posto e in ordine dallo scrittore fiorentino nei file del suo computer e in decine di scatole di cartone. E’ dei giorni scorsi la pubblicazione, per Longanesi, di una selezione dei suoi diari, con il titolo Un’idea di destino. Diari di una vita straordinaria.
“Il mio spirito è quello di un caleidoscopio”
Si parte da poche note del 1981, sulla disillusione che gli creò quella Cina che l’aveva fatto sognare dal 1968, e si arriva alla metà del 2003, quando Terzani abbandona i diari per dedicarsi esclusivamente alla scrittura del suo ultimo libro, Un altro giro di giostra. Il discorso scritto per il matrimonio della figlia Saskia, a gennaio 2004, fa quasi da appendice e contiene come una chiusura pacificata del cerchio della vita e il passaggio di testimone alle generazioni successive che Terzani ha sempre sentito come un dovere morale, umano e professionale.
Il Tiziano privato che emerge da queste pagine è una persona di cui si possono cogliere, nella ricchezza del pensiero e della lingua, tutti i dubbi, i tormenti, le oscillazioni che l’hanno attraversano nell’arco di tanti anni. Se c’è un’immagine che può darne un’idea è quella che usa in una lettera ad Angela del 1998: “Il mio spirito è quello di un caleidoscopio: di tutti i colori, e si muovono, e il nero diventa rosso, e il giallo verde, e il blu si muta in nero e così via. Comincio con i colori dell'oro: il simbolo, adesso, della libertà, della leggerezza. Ora ho preso il caleidoscopio in mano e l'ho messo sui colori più belli. Il mio tavolo è vuoto e comincio con un foglio bianco.”
Si segue, passo passo, il percorso di Terzani dal giornalista impegnato in prima linea per raccontare senza veli l’amata Cina, con la grande sofferenza per la sua espulsione come “indesiderato”, all’uomo che vede il cancro come “una buona occasione” per ripensare al senso della vita umana e della pace, dentro e fuori di noi e per raccontare agli altri l’ultima parte del cammino.
Un aspirapolvere che gira il mondo raccogliendo storie
Appaiono chiari però, nel lungo viaggio, alcuni aspetti e scelte permanenti: “Non sono un intellettuale – dice di ritorno dalla Cina - sono solo un aspirapolvere: giro per il mondo raccogliendo storie. Sempre più isolato. Nessuno vuole davvero ascoltare.”
I passaggi attraverso le diverse “fasi” già note della sua vita e della sua scrittura appaiono ancora più chiari. Ed emergono aspetti meno conosciuti. La depressione si affaccia per la prima volta in una breve nota: “Ho sonno, sono continuamente depresso dalla non piacevolezza della vita”. E’ il maggio dell’85, quando si è trasferito con la famiglia da Pechino a Tokyo, come corrispondente del quotidiano tedesco Der Spiegel (i giornali italiani non ritenevano necessario un corrispondente dall’Asia.) Sono i primi segni di una condizione con cui avrà a che fare per anni e di cui non ci saranno tracce nella sua scrittura, fino alla sua testimonianza diretta una quindicina di anni dopo. Il mondo va in una direzione che non gli piace e lui, che ne vede da vicino la locomotiva giapponese, vive con empatia ciò che vede, come alla Fiera di Yokohama: “Sento soffrire una bellissima Madonna di legno col bambino. Che ci fa qui tra baracconi, pupazzi, un enorme lunapark con poliziotti, ragazze in strane uniformi di piratesse, travestimenti da periodo Mejii?”
I suoi appunti personali sono essenziali, a volte fulminanti come aforismi: “La misura della tragedia del Giappone: un paese pieno di soldi che non sa cosa farsene. Nessuna fantasia in quel che viene messo assieme con tanta cura e precisione.”
Il diario come cassaforte della memoria
Il suo stare nel mondo si fa via via più difficile. “Il succo è questo: sono innamorato del passato e affascinato dal futuro, ma il presente mi annoia”. L’esperienza di girare l’Asia senza prendere aerei e la scrittura di Un indovino mi disse, a metà degli anni ’90, lo fanno sentire sempre meno “giornalista” e in contrasto con le tendenze della sua professione. A Delhi, dove si è trasferito, scrive: “Mi pare di capire come dopo una vita passata a inseguire la storia di un giorno, con la prospettiva di un’altra corsa diversa domani, per un’altra storia, uno sviluppi una deformazione professionale che impedisce la riflessione, l’approfondimento e come l’essere stato giornalista ti dà un senso di protagonismo che vela ogni altra considerazione.”
Il suo interesse per l’Asia e la sapienza dell’Oriente si combinano sempre con il suo senso critico e l’autonomia della ricerca. Diffida della ricerca dei guru e mette in guardia dall’affidarsi fideisticamente a qualcuno: “Tutte cose che so, che mi interessano, mi incuriosiscono, che in qualche modo cambiano anche la mia vita, ma non tanto da metterla in mano a qualcun altro.” E anche nei diari traspare la preoccupazione per il futuro delle nuove generazioni: “L’educazione che diamo ai nostri giovani –tante cose e nessuna saggezza – è come dare uno specchio ai ciechi!”
Di tanto in tanto si prende, per poi disattenderlo, l’impegno di “TENERE FEDELMENTE, CON SISTEMA, UN DIARIO, come una cassaforte di cose che altrimenti la corrente della vita si porta.” E in quella cassaforte osserva e porta in superficie tutte le proprie difficoltà e i conflitti interiori. Si scopre così, ad esempio, quanta fatica e lavoro di artigiano della parola si nasconda dietro la scrittura tanto scorrevole e creativa dei suoi libri. Dopo mesi di lavoro a Un altro giro di giostra, in cui non riesce a schiodarsi dalle prime dieci pagine, annota, tra il frustrato e l’autoironico: “Di bello non c’è che il titolo. Pubblicherò solo quello.”
La storia di un grande amore e l’inno al matrimonio
Ma soprattutto, come un’onda che pian piano prende sempre più potenza e spazio, c’è il dissidio interiore tra la ricerca della solitudine e l’amore per la moglie, tra presenze e distanze. Passa in pochi mesi da “la famiglia tira fuori il peggio di me” a “Sono qui solo perché penso che, non da qualche parte del mondo, ma lì in quella casa, a tenere acceso il fuoco di tutti ci sei tu.” Nel rifugio che si è scelto sull’Himalaya scrive: “Non capisco perché debbo stare lontano da un posto meraviglioso che è mio per venire a cercare qui la pace, perché debbo stare lontano da mia moglie per venire qui in una maniera che mi affatica sempre di più dove per sopravvivere debbo bruciare tante energie.” L’amore per Angela, come una continua riscoperta, pervade le pagine via via che scorrono, fino a esprimersi nelle parole di un poeta bengalese: “La libertà è quella dell’amore, legati da un legame che non lega”
Lo scorrere del tempo è anche quello del suo pensiero, che va gradualmente verso una pacificazione con se stesso e con gli altri, a partire da chi gli è più vicino, la moglie e i figli Folco e Saskia. E quando Saskia si sposa Tiziano trae come le conclusioni, ad uso suo e di chi lo ascolta, in un vero e proprio inno al senso del matrimonio. “Il matrimonio non è una questione di due ego di cui ciascuno fa i fatti suoi: bensì di due anime che hanno riconosciuto la loro identità In un mondo così instabile occorre che le sue componenti fondamentali siano salde.”
Angela, che ha atteso anni per dare la giusta forma a questa pubblicazione, gli fa eco così nella sua intensa prefazione: “Mi pare bello oggi poter ascoltare quest’altra sua voce, quella adirata, dubbiosa, sofferente, che faceva da contrappunto alla voce forte e convinta con cui si presentava al mondo. E’ come scoprire le radici affondate nella terra buia di un albero che svetta nel cielo.”
Tiziano Terzani Un’idea di destino. Diario di una vita straordinaria. Prefazione di Angela Terzani Staude. A cura di Alen Loreti, Longanesi, pp. 488, euro 19,90
Il sito Incontri di Rainews24 contiene, oltre a una ricca pagina su Tiziano Terzani, con interviste originali, una pagina dedicata ad Angela Terzani Staude e una a Folco Terzani
Luciano Minerva http://www.elbadipaul.it/