Siamo partiti dall'alto. In cima a Passo Croce, a 1.160 metri sulle Alpi Apuane. Montagne belle e tristi, diceva Massimo prima di accompagnarci in mezzo ai castagneti delle valli e alla fertilità delle torbe. Montagne dove l'economia dell'estrazione del marmo prima e del carbonato di calcio poi, l'identità e la storia delle miniere, gli interessi, la proprietà stanno lentamente mangiando le vette e le valli, inquinando le acque e l'ecosistema. Eppure ce ne sarebbe di bellezza da vendere. Eppure ce ne sarebbe di economia da fare.
I ragazzi hanno guardato il panorama lontano. Mari e monti come nei luoghi più belli. La Corsica, la Gorgona, la Capraia, l'Elba, l'Argentario. Alle spalle il monte Pania, il Corchia. Tutto azzurro mare. La primavera intorno. Le guide. I docenti con lo zaino. Le scarpe da trekking ben allacciate. I bastoni per camminare.
“Prof. ma che bella sarebbe la scuola così?!”
“E' bella hai ragione. La scuola così è bella”
Nei mesi di aprile e maggio decine di migliaia di alunni e studenti di tutte le scuole italiane, dalle primarie alle superiori, partono dalle proprie città alla volta di destinazioni nazionali di ogni tipo. Dalle città d'arte alle trincee cariche di storia, dai capoluoghi ai minuscoli paesi delle campagne, dai parchi naturali alle località di mare. Ogni anno migliaia di occhi scoprono con stupore ciò che non avrebbero mai pensato: viviamo in un paese bellissimo. Lo scoprono piano piano, con lentezza. Gita dopo gita. Anno dopo anno. Insegnante dopo insegnante. La bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij ne L'idiota. E la scuola, a dispetto di tutto e di tutti, è l'istituzione che ancora ci crede. Contro qualsiasi logica professionale, maestre e professoresse decidono di lavorare a tempo pieno, 24 ore su 24, accollandosi responsabilità enormi verso i minori che portano con loro, senza salario accessorio, timbrano biglietti, salgono e scendono dai pullman, visitano, spiegano, non dormono la notte e sperano. Guardano il nostro patrimonio culturale con gli occhi nuovi e belli dei ragazzi. Sperano che qualcuno di loro salvi le immagini della bellezza nell'hardware del proprio cervello e le ripeschi più avanti, quando nel corso della vita dovrà compiere le scelte importanti: il lavoro, la casa, i figli, il tempo libero, l'essere cittadino. La scuola alla fine è così. Una finestra aperta sui sogni della gente. L'ufficio nazionale della promozione artistica delle nostre ricchezze.
In Piazza dei Cavalieri, sulla scalinata dell'ingresso della Scuola Normale di Pisa, al ritorno dalle Apuane, ci siamo seduti tutti e abbiamo scattato una foto. Gli insegnanti si sono mascherati da alunni. Per un secondo adolescenti reppettari del nuovo secolo. Occhiali da sole e capello con visiera. C'era il sole si stava bene. I ragazzi ridevano e anche noi eravamo contenti.
Oggi bisogna sperare.
La bellezza salverà il mondo.
In bocca a lupo.
Marco Marmeggi